LE NOSTRE RECENSIONI CINEMATOGRAFICHEConsigli e dissuasioni psicologichesui film da vedere e da non vedereal cinema – 21-

Per amare e capire “davvero” la grandezza di Tim Burton, per gustarne appieno ogni dettaglio, eccesso o sfumatura, c’è davvero bisogno di lasciar da parte ogni pregiudizio o “ordine di gusto pregresso”, quindi tuffarsi senza remore e dondolarsi tra onde sinistre, “fluttuanti, morbide ed avvolgenti”.

, “anima malata”… barbiere/assassino: per il ricordo dei dorati capelli di sua moglie Lucy, per dolore e per vendetta ma anche per “disgusto” del genere umano; è il solito Johnny Depp, per il regista un attore di riferimento valido per tutte le stagioni, ancora una volta in grado di trasferire “bravura e carismatica presenza” al suo personaggio.

Tratto da un Musical scritto da Stephen Sondheim nel 1979 (non sottovalutate affatto l’impatto del suo lavoro, “archi e duetti di voce incantevoli”, che rimane assolutamente “portante” anche in questa pellicola), “Sweeney Todd” è un racconto dagli echi “Shakespeariani” (“Tito Andronico” o “Romeo e Giulietta”) tutto virato in viola e nero, visionario, passionale, pirotecnico, macabro e divertente.
La violenza si libera ad intervalli regolari, mano a mano sempre più forsennati, per regalare “lampi gotici”, sfolgoranti momenti di colore “a senso unico”, ma anche immersioni in abissi neri, cupi meandri dell’anima, sprofondandoci in un istante tra dolori e cattivi pensieri.
Avvincenti sfide “demodè” a barba e capelli, sogni e incubi “splatter”, pasticci dolci e saporiti dal “retrogusto cannibale, uomini che divorano altri uomini, “in ogni senso”… (“La razza umana comprende solo due tipi di essere umano: l’uomo che si accontenta del suo posto e l’uomo con il suo piede sul viso dell’altro”).

Con il “filo rosso” del sangue Burton ci “ricama” la vendetta ma anche l’amore, alle volte lascia che ne zampillino smodate quantità, ma è soprattutto per divertimento o per farne un “vettore del dolore”….e con “quegli altri giochini”, come la sedia di Benjamin Barker o , poi, si balocca compiaciuto; “trasforma e trasfigura” esseri umani e attori, trapassa anime e corpi a seconda dell’istante”… e “seduti” in questa ottica tutto diventa “gusto anziché disgusto”.

Vanno al ritmo cadenzato della musica le scene, non può fare a meno di un solo “strumento” questa eccellente orchestra, “rapisce e coinvolge tutto e tutti o grida impazzita dal dolore”, a fasi alternate.

L’uno all’altro si “cantano” i protagonisti agognate promesse e dolci disperazioni, occhi fissi, truci e tristi dominano la scena, eppure in quel finale, lago di sangue “vivo” dove poggiano “il barbiere ed il suo perduto amore”, scintillano, più delle lame di rasoio gocciolanti,

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