ma davvero fascinosa , assemblate con una cura nella selezione e nel montaggio ed una sensibilità nello scegliere i “tagli e le inquadrature” più artistiche e rappresentative, che fanno davvero “un qualcosa” di differente dal solito “genere” di questo racconto “post-sessantottino femminista”, altrimenti già visto in rappresentazioni altrettanto dignitose ma senza dubbio dalle differenti peculiarità.
Intrecciando “storie e sensazioni” di tre diari dell’epoca, muovendosi tra liberazione sessuale, divorzio, aborto ed i vari differenti livelli culturali del nostro paese nei vari periodi presi in esame, non trascurando l’arma “feroce ma leggiadra” dell’ironia e costruendo in questo modo una dimensione estetica piuttosto simile ad un “eterogeneo mosaico”, tornano sotto i riflettori conquiste e battaglie e nuovi recenti tentativi di “disfare la storia”, pur senza calcare la mano e senza indicare precisamente “chi, come e quando” ma riaccendendo e stimolando la riflessione, sottolineando con spunti felici e confronti molto “intuitivi”.
Con grande maestria, cura e dedizione nel proporre il suo “lavoro”, la Marrazzi ci porta in giro tra case e fabbriche, luoghi comuni e falsi miti, ansie, delusioni, sofferenze e sentimenti altamente descrittivi di e sottolineando senza “forzare” quanto ancora la partita sia aperta… (per fare il “punto della situazione” bisogna aspettare che finiscano i titoli di coda e vengano riassunti “date ed avvenimenti” dal 1966 ad oggi…)
Si rivendicano con orgoglio le battaglie, senza censura vengono proposte “riflessioni vaginali e clitoridee”, si aprono finestre sulla intima femminilità e sulle “paure e le doppiezze” della cosiddetta parità dei sessi.
Un film bello ed interessante, forse “non necessario” ma che potrebbe divenirlo…