Javier Bardem (Anthon Chigur) è un serial killer dalla “statura cinematograficamente sempiterna”; semina cadaveri con uno strano “aggeggio” per uccidere le vacche e con un taglio di capelli da “paggetto” (intuizione straordinaria!…) che ne accentua l’aspetto sinistro e spietato. Per recuperare i suoi soldi e rispettare “la sua morale” passerebbe sopra qualunque cosa. E lo fa….
Josh Brolin (Lee-wylin) funge da rappresentante di tutta la “nostra” cupidigia, si ritrova a dover far fronte a qualcosa di ineluttabile quanto “testardamente cercato” e con capolinea prestabilito: vomita “coraggio, sventatezza e cinismo” ma perde l’ultimo giro di “roulette”.
Tommy Lee Jones (lo sceriffo Bell), è l’ultimo baluardo di un paese (mondo?…) allo sbando, dove i valori non albergano più e quindi per questo sconsigliabile a e che infatti non fa più nemmeno al caso suo; ultimo giro di valzer il suo… si appresta ad uscire di scena non senza l’ennesimo laconico “commento a margine”.
Eccoli i protagonisti di questo , “Non è un paese per vecchi”, dei geniali fratelli Cohen, che , ruota tutto attorno ad una valigetta piena di denaro (due milioni di dollari) e la battaglia senza limiti che si scatena per recuperarla (“succede sempre per la droga e per il soldi”), una partita a “più mani” dove per poco tempo si “presenta a giocare” anche “Carson Welles/Woody Harrelson”.
Con , il “regista bicefalo” trae dalle pagine del libro una sorta di “metaforica rappresentazione della , evidenziando con compiaciuto divertimento più il lato “nefasto e spettacolare” ma non disdegnando “acuti lampi di morale” per ristabilire equilibrio (“quando non si dice più grazie e prego la fine è vicina”)
lungo tutta la storia (“certe cose succedono, non posso farle tornare indietro” – “Non puoi fermare tutto quello che sta arrivando, non dipende tutto da te: questa è semplice vanità”); quando le nebbie si diradano ed il “plot” giunge in chiusura, emerge centrale e protagonista la figura dello Sceriffo Bell (e prima di lui quella di suo padre) quale spartiacque tra il passato, il presente e “l’ipotesi del futuro”.
Scenari desertici ed affascinanti (…quanto apocalittici…), tracce di sangue che conducono a banconote; l’acqua è una redenzione temporanea e fatale che segna vita e destino, assassini che devono latte, bambini generosi prima ma che si accapigliano poi per pochi dollari.
I Coen sanno far cinema anche con una “carta di caramella”, disseminano sapientemente la pellicola di frasi “ironiche quanto potenti” (“Scavare fosse in giardino per seppellire morti passa inosservato, non uomini che corrono nudi solo con un collare indosso”), forse peccano lievemente ricalcando loro stessi e nel “laccare” il tutto con “troppa perfezione”, ma ce ne fossero di film come questo non avremmo modo di piangere nessuna crisi del cinema.