LE NOSTRE RECENSIONI CINEMATOGRAFICHEConsigli e dissuasioni psicologichesui film da vedere e da non vedereal cinema – 14-

Tutti noi camminiamo “verso qualcosa” e le strade per arrivare possono esser le più disparate, scontate o”speciali”; questa che Sean Penn si prende la briga di descriverci con grande afflato è semplicemente la storia di incontro, magari uno dei più belli ed interessanti, ma .
Chris McCandless, da poco laureatosi con ottimi voti, decide di lasciare tutto alle spalle: società, famiglia, abitudini, imposizioni e, senza avvertire nessuno, ma anzi badando bene di non lasciar tracce, si avventura in una ricerca interiore e della natura recondita e selvaggia.
L’inquadratura iniziale dei suoi occhi in primo piano dopo pochi minuti, mentre vede sfilare un branco di animali in corsa, “ci” scopre subito, comunque vada, quanto la strada intrapresa sia quella giusta.
La “base amica” del suo viaggio così come la sua tomba, paradossalmente, sarà un vecchio autobus (il “Magic Bus”), “sarcofago” di lamiera abbandonato nella foresta e che alberi e fiumi hanno finito per adottare ed annettere al loro mondo.

I contrasti familiari al cospetto “dell’immenso” si trasformano in afoni ricordi sbiaditi, sembrano abissi profondi e distanti; Los Angeles un incubo “rapido” e pazzesco: “l’addio definitivo” e la spinta decisiva verso la “maturità” (….).
È un viaggio iniziatico, una “passione” compressa in due anni, , un percorso dove lasciare che vengano “sverniciati” i nostri istinti dai colori opachi e stantii, disobbligandosi da ogni impegno costituito e ricercando invece non solo le persone ma soprattutto il cuore pulsante della vita, del pianeta…il mistero dell’universo.
Chris, o (…SuperVagabondo !…), come amò ribattezzarsi, ; la capacità di cogliere l’attimo, di e spesso di saper colpire nel punto giusto.
Alcuni incontri della sua vita, descritti in questo film, ci rendono consapevoli della sua voglia di continuare ad incontrare “anche” i suoi simili, come nel caso del vecchio militare in pensione “Ron France”, col quale condivide e “scambia” giorni, momenti: una piccola salita difficile da scalare, come la vita, ma che certo con un pochino di fatica si può salire “eccome”, ed una “visione mistica e d’insieme” tanto vaga ed ingenua quanto illuminante…. addirittura rischia di divenire “incarnazione” del cruccio impellente di un lascito ereditario di questo anziano signore, che comincia a percorrere il viale del tramonto e ad ipotizzare la sua dipartita.
Alcune domande non troveranno risposte ed anzi sembrano essere un giro in tondo, un serpente che si morde la coda (“La felicità è reale solo quando è condivisa?…”), la “fine” angusta di questo ragazzo parrebbe rappresentare un anonimo epitaffio, un sigillo sopra un fallimento rispetto ad un obiettivo mancato.
Ma davvero invece : se vogliamo profondamente “rivelarci a noi stessi” e ritrovare simbiosi con “le cose e l’essenza del mondo” non dobbiamo solamente (rinunciando a “fuggire” in una casa come in una montagna), di (…documenti, moduli….2000 euro per “cavalcare” un fiume oppure un decennio di attesa…) ma , così come tentano di comunicarci il sorriso “definitivo” di questo pioniere dell’anima e Sean Penn con un film robusto, avvincente, significativo ed a tratti immaginifico.

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