Senza titolo

Il cinema indipendente dev’essere indipendente a 360 gradi. Non si può produrre un film autonomamente in semiclandestinità e poi volerlo far entrare nei circuiti.
È necessario trovare forme nuove anche di distribuzione.
È significativo a questo proposito che, tra i dieci lungometraggi da me realizzati, il film che mi ha dato più soddisfazione in senso distributivo, e conseguentemente in senso economico è proprio un film che ho girato in video vent’anni fa, che s’intitola "D’amore si vive".
Anche "D’amore si vive" come tutti o quasi i miei lungometraggi non è entrato nelle sale, ma a differenza degli altri ha avuto una diffusione strepitosa.
Voglio proprio cogliere questa occasione per ribadire che nessuno che ami il cinema si deve trovare nella situazione di porre il denaro o i costi a fondamento della sua opera.
Sono infatti la passione e la dedizione a determinare la legittimità di un film.
Ricordo con quanta poeticità ho iniziato le riprese di "D’amore si vive", i cui pochi costi venivano via via coperti dai fruttivendoli del mercato di Parma che vendevano l’uva a 500 lire di piu’ al chilo con il cartello "questa è l’uva in vendita a prezzo maggiorato per produrre il film sull’amore" e i parmigiani, tra un sorriso e l’altro, hanno reso possibile che il film venisse alla luce.

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"Il futuro del cinema è nelle mani di qualche ragazzo solitario che produrrà i suoi film di tasca propria senza cadere nelle pastoie dell’industria."

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In questa affermazione del grande regista francese è racchiuso il senso della mia esperienza di produttore dei miei film rispetto alla quale debbo tuttavia subito formulare una ferma autocritica.
Sono felice di aver prodotto i miei film, ma probabilmente il mio errore è consistito fin qui nel rimanere, sia pur minimamente, nella logica della produzione industriale.
Il tentativo di realizzare dei film che poi potessero o addirittura dovessero competere con i prodotti industriali nelle normali sale del circuito cinematografico, ha col tempo indebolito le mie forze.
Tuttavia, ora che ne sono cosciente, cercherò di perfezionare anche questo aspetto.
Auguro dunque a tutti coloro che si apprestano a realizzare un film in una condizione di indipendenza, di scoprire che i fondamenti di questa meravigliosa avventura poggiano su loro stessi, sui loro amici e sul desiderio di libertà che vibra in ogni essere umano.

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Roma nel mese di agosto raggiunge caratteristiche di autentica soavità. Poche le macchine in circolazione. I romani sono quasi tutti sparsi nelle periferie dell’impero e le bellezze insostituibili della città emergono come per incanto.
E perfino i tramonti sono particolarmente delicati e il ponentino, vento fresco della sera, ti trattiene affacciato alla finestra e offre una compagnia invisibile, ma molto presente.

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Ho rivisto Paisà di Roberto Rossellini. Le sensazioni di realtà che questo film comunica sono talmente potenti che, finito il film, uscendo dalla sala la realtà stessa sembra finta. Non esagero. Riferisco direttamente la sensazione che ho provato e che io stesso non mi aspettavo.
Avevo già visto altre volte il film, ma stranamente, questa sera, per la prima volta ho avvertito l?essenzialità del capolavoro.
La capacità cioè di un autore di sparire letteralmente lasciando lo spettatore da solo al centro del film.
È una sensazione rara che ha un analogo nei sogni, quando al risveglio ciò che ci circonda si rivela più fragile del forte realismo emotivo che le immagini sognate ci hanno procurato.
Peccato che milioni di persone non possano accedere ai capolavori del passato. Sembra quasi che il presente li rinneghi, forse per poter tollerare la propria mediocrità.

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