Com’è possibile realizzare se stessi e il proprio mondo all’interno di una cultura figurativa diversa?
Questa è la domanda fondamentale che permette di leggere l’arte di Chagall per tutto il lungo cammino pittorico che egli compie attraverso l’arte del Novecento.
Nel 1911 egli arriva infatti a Parigi proveniendo dal ristretto mondo russo-ebraico di Vitebsk.
Va ad abitare alla Ruche, diventa amico di Apollinaire, di Cendrars, di Delaunay, conosce il mondo delle avanguardie ed entra in contatto con il Cubismo.
Successivamente rientrando in Russia sfiorerà il Suprematismo e l’Astrattismo e infine, una volta a Parigi, parteciperà dell’atmosfera del Surrealismo da cui poi si staccherà definitivamente.
Nelle sue opere rimarrà però sempre un’ambivalenza fondamentale tra l’esigenza di rappresentare il proprio mondo originario russo ed ebraico e la necessità di dipingere in modo moderno.
Cercheremo di dimostrare in questa mostra come proprio il tentativo di risolvere questa ambiguità rimanendo sempre nell’ambito tradizionale del "fare pittura" eppure con il massimo dell’apertura al mondo esterno costituisca il segno originalissimo di Chagall e il suo contributo linguistico e formale all’arte del Novecento.
Di fronte alle questioni dibattute dai movimenti d’avanguardia e volte a neutralizzare il concetto di significato, verosimiglianza e soggettività nell’opera d’arte, egli reagisce inventando un discorso pittorico autonomo costruito di immagini allegoriche, al cui interno lo spazio compositivo si amplia in una sorta di realismo onirico, di cui il colore diventa una delle componenti fondamentali.
Al dibattito modernista sul "significato" dell’opera d’arte Chagall reagisce dunque con una sorta di "superillustrazione" del testo che non teme di frammentare l’immagine in una miriade di piccole scene annesse che riportano alle antiche icone russe da una parte, ma dall’altra prefigurano addirittura le tecniche del fotomontaggio e della pop-art.
Come dice Breton, Chagall riesce ad attuare quella "rivoluzione dei piani dello spazio preparata da Rimbaud" e, nello stesso tempo servendosi liberamente della metafora, libera l’oggetto dal peso della gravità e della suddivisione in regni specifici.
Il grande successo di pubblico ottenuto da Chagall nel secondo dopoguerra, il fascino esercitato dai suoi quadri mediterranei e dalle serie famose delle illustrazioni per le favole di La Fontaine, per Dafni e Cloe e per la Bibbia, hanno di fatto indotto la critica colta a trascurare questo aspetto dell?opera successiva di Chagall, offuscandone in parte la statura pittorica.
Obiettivo di questa mostra è quello di rendere evidente il filo pittorico che unisce i diversi aspetti dell’attività di Chagall per tutta la sua vita, dai celeberrimi dipinti degli anni Venti fino alle opere più importanti degli anni successivi, esplicitando in particolare il continuo rapporto che l’artista stabilisce tra l’evolversi della sua arte e la vita.
In mostra sono esposti alcuni dei capolavori degli anni russi, e in particolare vengono presentati in Italia per la prima volta accostati i grandi dipinti della Galleria Tetryakov di Mosca e del Museo di Stato Russo di San Pietroburgo.
Viene poi presentato un nutrito gruppo di alcune delle più importanti opere degli anni francesi. A partire dalle grandi celeberrime tele "surrealiste", come il Sogno di una notte d’estate o L’occhio verde, fino a capolavori quasi sconosciuti come il Nudo sopra Vitebsk o la Sposa dalla doppia faccia.
E ancora, sono esposte in sequenza molte delle poderose composizioni a cavallo dell’esilio negli Stati Uniti, in cui Chagall fa rivivere un mondo di sogni e di pulsioni, ma anche di pogrom e di guerre. Vicende di cui egli si sente tanto partecipe da raffigurarsi spesso al centro dell’immagine sotto forma di autoritratto.
E infine, degli ultimi anni dell’artista, vengono seguite le sperimentazioni creative che vanno dai quasi sconosciuti collages alle ceramiche, dai grandi disegni in bianco e nero alle tele raffiguranti i suoi ultimi circhi.
Le opere raccolte nella sezione di apertura della mostra sono la testimonianza del primo giovanile approccio di Chagall alla pittura.
Nato in un villaggio nei dintorni di Vitebsk da una modesta famiglia di commercianti ebrei, e destinato a una carriera di contabile o commesso, convince la madre ad aiutarlo a entrare nell’atelier di Jehuda Penn, il più noto pittore della città.
L’infanzia trascorsa a Vitebsk e l’educazione nella stretta osservanza delle tradizioni comunitarie e religiose ebraiche segneranno per sempre la sua opera, di cui le opere qui esposte rappresentano le radici iconografiche: le vecchie case di legno, le viuzze strette, i personaggi del villaggio e della famiglia, gli animali, e il tema ricorrente dell’autoritratto, qui presente con una rarissima serie dal 1907 al 1919.
Trasferitosi nel 1907 da Vitebsk a Pietroburgo, Chagall studia alla scuola diretta da Leon Bakst – il grande pittore e scenografo appena rientrato da Parigi insieme al celebre ballerino Nijinskj -, ma soprattutto incontra le opere dell’avanguardia europea nella mostra allestita con le proprie collezioni da Schukin e Morozov.
Il nudo rosso e le altre opere della sezione testimoniano da un lato l’interesse di Chagall per le sperimentazioni dell’avanguardia, dall’altro l’assoluta originalità della sua vena artistica.
Con l’aiuto di un mecenate, nel 1910 riesce a trasferirsi a Parigi, dove vive alla Ruche, insieme a Léger, Modigliani, Soutine, e frequenta i poeti Cendrars, Jacob, e poi Apollinaire e Breton.
"Ho portato dalla Russia i miei oggetti, e Parigi vi ha versato sopra la luce", dirà più tardi.
La guerra incombe, e nel 1914 Chagall decide di rientrare in Russia, dove ha gli affetti più cari e dove ha lasciato Bella, la ragazza che ama, che sposa e che sarà la sua musa fino alla prematura scomparsa.
Questa sezione ospita alcuni dei più grandi capolavori dell’artista, segnati dall’amore per Bella, dalla nascita della figlia Ida, dalla partecipazione allo straordinario rinnovamento della Russia rivoluzionaria, pur nella sottolineatura della propria identità di pittore.
I capolavori di questi anni cercano di articolare con grande poesia un mondo ancora tradizionale con un linguaggio che risente dell’influsso delle avanguardie.
Di questo periodo sono presenti in mostra alcuni episodi significativi. Opere fortemente influenzate dal Cubismo, come L’apparizione del 1917-1918, o straordinarie immagini poetiche come quelle dei due fidanzati raffigurati nei capolavori di Mosca e San Pietroburgo: Al di sopra della città e La passeggiata. O ancora quadri quasi espressionisti come L’ebreo in rosso.
Nella sua città, Vitebsk, Chagall è incaricato di dirigere la nuova scuola d’arte sorta dopo la rivoluzione, ma entra in contrasto con Kasimir Malevich, l’altro grande protagonista dell’arte russa di quegli anni, con cui divide l’incarico, e nonostante un ruolo di primo piano nell’amministrazione culturale del governo, è costretto a lasciare l’incarico.
Inizia in questi anni a scrivere Ma Vie, la sua autobiografia, e nel 1922, invitato a Berlino per una mostra, decide di lasciare la Russia, e l’anno successivo si trasferisce definitivamente a Parigi.
Il ritorno in Francia segna una vera e propria rottura stilistica nel modo di dipingere di Chagall. Il contatto con la cultura francese affascina il giovane pittore che ne coglie la piacevolezza e il gusto delle immagini di origine post-impressionista, ma anche l’aspetto cosmopolita, di un dibattito innovatore, che lo induce a ricercare un linguaggio nuovo da lui non ancora sperimentato.
La sezione si apre con un grande ritratto di Bella, di impianto classico, e ospita alcuni straordinari dipinti che testimoniano una nuova serenità, un diverso rapporto con la natura e la campagna.
Invitato da Paul Eluard ad aderire al Surrealismo, rifiuta, anche se alcune opere presenti in questa sezione ne testimoniano l’attenzione. Si osservi in particolare Il guanto nero. D’altronde, molti anni dopo, Breton, il fondatore del movimento surrealista, scriverà del valore "assolutamente magico" della sua opera "in cui gli stupendi colori fondamentali portano in sé e trasfigurano il tormento moderno".
Nella seconda metà degli anni Trenta, una nuova drammatica inquietudine accompagna l’artista, mentre il regime nazista fa staccare le sue opere dai musei tedeschi e lo spettro della guerra e dello sterminio incombono sull’Europa. Di questa angoscia sono testimoni alcune opere di questa sezione, in parte dipinte in Francia, in parte già a New York, dove Chagall fugge in esilio, approdandovi il 23 giugno 1941, lo stesso giorno dell’attacco della Germania alla Russia.
Ancora di questi anni la serie delle crocifissioni, i testi poetici e i dipinti dedicati ai martiri e infine il celeberrimo Trittico, drammatici messaggi sull’orrore della guerra e dello sterminio.
Nel settembre del 1944 muore l’amatissima moglie Bella, e per il dolore Chagall non lavorerà per un anno.
Alla fine della guerra, dopo una grande retrospettiva al Museum of Modern Art di New York, nel 1946, decide di tornare in Europa e di stabilirsi di nuovo in Francia, prima a Parigi e poi nel sud, dove compra una proprietà a Saint-Paul-de-Vence. Frequenta Picasso e Matisse, il grande gallerista Aimé Maeght, e soprattutto conosce Valentina Brodskj, Vava, che in breve sposa. Uno dei primi ritratti di Vava è esposto in questa sezione, e apre una nuova grande stagione creativa.
Già vicino ai settant’anni, Chagall non rinuncia a sperimentare tecniche come la ceramica o il vetro, grandi incarichi pubblici come la cupola dell’Opera a Parigi o i collages, fino a oggi praticamente sconosciuti, perché sempre conservati dall’artista e mai esposti, dei quali la mostra ospita una serie straordinaria.
Fino agli anni della vecchiaia Chagall resta attivo con vivacità e grande forza creativa, come testimoniano dipinti di questa ultima sezione.
Sarà il primo artista della storia ad avere una mostra personale al Louvre ancora in vita, senza mai dimenticare però le immagini, i personaggi, i tetti, gli animali che popolarono la sua infanzia russa, elementi di un lessico assolutamente personale, ricomposti a raccontare un secolo di rivoluzioni nella società, nell’arte, nelle coscienze, come testimonia ad esempio Il figliol prodigo, realizzato ormai sulla soglia dei novant’anni.