"Abbiamo dimostrato che l’impossibile diventa possibile. Dieci, quindici, vent’anni fa era impensabile che un manicomio potesse essere distrutto. Magari i manicomi torneranno a essere chiusi e più chiusi di prima, io non lo so, ma ad ogni modo noi abbiamo dimostrato che si può assistere la persona folle in un altro modo: ora si sa cosa si può fare". Una affermazione profetica quella di Franco Basaglia. A venticinque anni dalla legge 180 (votata in parlamento il 13 maggio 1978) infatti il diritto di cittadinanza delle persone con problemi psichici è rimesso in discussione dagli affari privati del centrodestra.
Oggi in Commissione Affari sociali della Camera si torna a parlare della proposta di legge Burani Procaccini. Precisamente della nuova proposta di riforma della 180 che la deputata azzurra Maria Burani Procaccini si affanna a sostenere. Nell’ultima versione, in nome della pericolosità sociale dei portatori di disturbi psichici, rispolvera reparti divisi (e ben chiusi) per patologie: un girone in particolare è dedicato anche ai depressi (cinquemilioni i soggetti pericolosi, che sostiene Burani Procaccini, scorrazzano liberi per l’Italia). Un disegno criminale che nei fatti rianima i principi di segregazione della "legge speciale" del 1904, fondamento di orrori ben noti. La cui condanna ha messo in moto psichiatri, familiari, pazienti, sindacati, operatori, tutti i partiti d’opposizione e qualche dissidente di maggioranza. Ad ogni mossa del centrodestra parte il tam tam trasversale che lancia l’allerta. L’allarme di ieri è arrivato da Pordenone, dalla storica cooperativa Itaca. "Credo che più che riformare o cambiare la 180, sia necessario applicarla" avverte Ardea Moretti, responsabile psichiatria della cooperativa (www. itaca. coopsoc. it) che segue con preoccupazione l’iter legislativo della Burani Procaccini, che proprio in queste ultime settimane sembra aver trovato una particolare accelerazione, sull’onda del tema della depressione scatenato dalla morte di Pantani e dalla diffusione incontrollata di statistiche sui depressi.
Una proposta, osserva Moretti, che in realtà è una vera e propria "legge quadro", e quindi, come la Basaglia, "è una legge che ha un significato politico, di indirizzo, e verrebbe da dire indirizzo che riflette lo stato, al momento storico, del paese. Chi ha vissuto tutti e due i momenti storici, oggi prova un attimo di smarrimento o sgomento: dalla ricchezza dei contenuti degli anni ’70, alla chiusura, alla privatizzazione, alla etichettatura esasperata del 2000". Il centrodestra ce la sta mettendo tutta per riaprire i manicomi e segregare i malati psichici, la deputata di Forza Italia è infatti dal 2001 che presenta disegni di legge riveduti e corretti.
E l’attacco alla Basaglia del centrodestra è a tutto campo dal nazionale al locale: tanto che nel Lazio il governatore di An Francesco Storace, non contento di avere assegnato "ingenti" finanziamenti alle cliniche private, dopo aver risparmiato sul pubblico (mancano 250 posti letto nei servizi di diagnosi e cura), ha appena messo a dirigere l’area psichiatrica della regione Tonino Cantelmi, consulente appunto della Burani Procaccini.