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12/07/2012
Questo chiedono gli italiani, giovani e anziani. Il lavoro è vita, le bombe la distruggono. Eppure, mentre si continua a tagliare sulla vita della persone, per le armi la spending review non ha inciso come auspicato. Qualche sforbiciata, a onor del vero, comincia ad esserci. Sul taglio del personale (che per ora dovrebbe essere non inferiore al 10%) non ci sono ancora numeri certi ma soprattutto non è ancora certo chi pagherà i costi dell’operazione visto che il personale dovrebbe essere messo a riposo con il 95% dello stipendio, in deroga alla stessa riforma delle pensioni del ministro Fornero. A parte il trattamento speciale riservato ai militari, il conto sarà pagato con i fondi del bilancio della Difesa oppure questi oneri verranno scaricati sulle altre amministrazioni dello stato aumentando di fatto la spesa militare?
Parliamo del disegno di legge delega di riforma dello strumento militare (denominato Ddl
Il disegno del Ministro è avvolto da numeri e da parole che si prestano a più di una lettura: revisione in senso riduttivo, stabilità programmatica, flessibilità di bilancio, invarianza della spesa. E con uno strumento militare ipertrofico, costosissimo, modellato sui "livelli di ambizione" di qualche generale e di un complesso industriale che sembra dettare le linee politiche ai politici. Uno strumento vicino più ai campi di battaglia che alla Costituzione.
Negli ultimi giorni, numerose organizzazioni della società civile e un numero ancora più grande di cittadini hanno deciso di rompere il silenzio che circonda l’iniziativa del ministro Di Paola sollecitando il Parlamento a "pensarci bene". Ne danno conferma i resoconti della riunione della Commissione Difesa del 4 luglio che riportano le proteste "bipartisan" del senatore Valerio Carrara (Coesione Nazionale) e del senatore Mauro Del Vecchio (Pd) raccolte dalla presidente Roberta Pinotti (Pd) secondo i quali l’invio delle mail contrarie al Ddl Di Paola "configurerebbe un’indebita pressione sulla Commissione ed i suoi componenti, che dovrebbero, al contrario, vedersi riconosciuta la possibilità di esaminare un provvedimento così delicato liberi da qualsiasi condizionamento". No comment.
Di segno diametralmente opposto è stata invece l’iniziativa dei gruppi parlamentari del Partito democratico delle Commissioni Difesa di Camera e Senato, coordinati dal , che il 10 luglio scorso hanno voluto rispondere direttamente alle obiezioni sollevate dalla Tavola della pace illustrando una lunga serie di emendamenti al Ddl Di Paola che sono stati depositati nella serata dell’11 luglio. Il Pd ha inoltre deciso di avanzare altre proposte che se accolte costringeranno finalmente il ministero della difesa a presentare il suo vero bilancio comprendendo i fondi disloccati negli altri ministeri e a sottoporre a verifica parlamentare tutti i programmi di ammodernamento e rinnovamento dei sistemi d’arma, delle opere, dei mezzi e dei beni direttamente destinati alla difesa nazionale.
Tutte proposte estremamente positive che ora devono passare al vaglio della Commissione Difesa, per passare poi alle altre commissioni interessate e all’aula. Sullo sfondo resta il problema non completamente risolto dell’eccesso di delega che il Ddl attribuisce al ministro della Difesa, in assenza di un disegno strategico di ridefinizione del modello di difesa compatibile con le possibilità economiche del Paese e coerente con una nuova idea di sicurezza e una nuova visione del ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo.
ha deciso di organizzare come momento conclusivo della seconda fase di mobilitazione. Negli ultimi mesi l’attenzione sul tema delle spese militari e del particolare spreco costituito dai cacciabombardieri Joint Strike Fighter è cresciuta moltissimo anche grazie anche a Famiglia Cristiana e a tutte le informazioni puntuali diffuse dalle associazioni e dai movimenti che hanno sostenuto la campagna "Taglia le ali alle armi".
Oltre 75.000 cittadini e associazioni hanno firmato la petizione al governo e più di 50 Regioni, Province e Comuni hanno approvato un documento contro l’acquisto degli F35.
Opporsi a queste armi e al Ddl Di Paola non è affare da pacifisti ma da gente responsabile. Dobbiamo ridurre il debito pubblico e anche la Difesa deve finalmente dare un contributo significativo. Dobbiamo fare i conti con un mondo che sta rapidamente cambiando, riconoscere le nostre responsabilità e decidere con quali strumenti e risorse intervenire. Dobbiamo rimettere in piedi una politica di pace, cooperazione e integrazione che è insieme estera e interna, italiana ed europea.
, Coordinatore nazionale della Tavola della pace