La mia non vuole essere una recensione "tecnica" sulle qualità del film, sui suoi aspetti tecnici e cinematografici, principalmente è il descrivere il consenso che mi suscitano sforzi qualitativi e operativi di questo genere che, in senso umanamente cristiano, nell’accezione del volere bene al prossimo e dell’aiuto alle persone meno fortunate, sono un valido esempio di come la buona volontà , l’affetto e l’intelligenza possano essere un solido contributo all’emancipazione dell’individuo, ancor più valido se questi individui hanno storie tristi e difficili alle spalle, potendo in questo modo trovare una felicità di riscatto, aiutati da persone devote ad accompagnarli a un vivere migliore, un proprio essere individui non di secondo ordine, come spesso la società li condannerebbe ad essere.
Sto parlando della Cooperativa romana (principalmente bielorussa a dire il vero) Matrioska, frutto dell’intraprendenza e visione di alcuni operatori sociali da anni impegnati ad affrancare dal destino di degenti di un orfanotrofio-internato di Begoml, in Bielorussia, bambini più sfortunati, ormai adulti. Direi adulti a pieno merito dopo che, alcuni di loro, mostrano, come nel film, di esprimersi con creatività , fantasia e comicità senza nulla invidiare a chi questo mestiere lo fa di professione.
In altre parole, alcuni di loro ora vivono a Roma, parlando bene la nostra lingua, e hanno un lavoro, nella cooperativa appunto, ove il target di produzione è nella realizzazione di film, come "Attraverso lo specchio" a carattere umanistico-culturale direi notevole, fino ad essere media-partner ovunque possa essere richiesta, per un evento ad esempio, la ripresa audio-video e il servizio fotografico.
Venendo al film, il regista, Giovanni Sansone, ci permette un viaggio fantastico, nella vita reale ed onirica allo stesso tempo, con le avventure di questi sette ragazzi, ma non mancano panorami relativi all’attività correlata del gruppo con una casa-famiglia operante a Begoml stessa.
Ci sono varie scenografie, tra il gioco e la vita vera, che non mancano di ricordarci che la guerra non è quello che vogliamo, altre che puntano al gioco del trasformismo per superare le barriere dei pregiudizi dell’apparenza, spaccati del lavoro "vero" dei ragazzi alle prese con la ristrutturazione della loro sede a Roma, oppure quando li vediamo spavaldamente intervistare negozianti del quartiere Appio-latino, dai toni divertenti e simpatici.
Ma non va dimenticato pure il contrasto tra le storie di questi ragazzi, cresciuti come reclusi ed esclusi da una società che ha altro da fare per sè, o anche la sfortuna del subire un incendio lo scorso inverno che ha distrutto una delle case di residenza dei ragazzi oggi, contrasto appunto con la gioia del partecipare al matrimonio di due dei loro, documentato sagacemente nel film, un evento commovente che, insieme all’inevitabile gioia dei due, vive della gioia dell’intera comunità che festeggia con vicinanza e affetto il lieto evento di due di loro.
Per tutti quelli che sono delusi dall’individualismo ed egoismo della nostra "cultura", per chi crede che qualcosa c’è sempre da fare per migliorarci e migliorare, quanto meno il film accende le speranze, lasciando un sentimento di gioia nello spettatore che può vedere "i sogni" realizzarsi nella vita di questi ragazzi.