Si è tenuta oggi , presso la a Roma, la conferenza stampa di presentazione della promossa dalla e dalla che ci costeranno circa.
I due portavoce della campagna della e della hanno presentato gli obiettivi e le iniziative della campagna, e illustrato i contenuti del programma di riarmo e delle decisioni del parlamento e del governo italiano.
, che ha aperto la conferenza, ha spiegato che, con una velocità inusuale e sconvolgente, il senato prima e la camera dei deputati poi, hanno dato l’ il via libera al governo per l’acquisto di che impegneranno il nostro paese fino al 2026 con una spesa di .
La conferma che questo progetto, che vede il governo americano come ente promotore, è un salto nel buio è arrivata dal del che è il corrispettivo della nostra Corte dei Conti. Il GAO è fortemente scettico sul progetto, criticando principalmente le pressioni esercitate dal dipartimento della difesa (Dod) e dalle imprese appaltatrici affinché la fase di sviluppo dell’aviogetto venga portata a conclusione prima che le più importanti tecnologie divengano mature, iniziando così i test costruttivi dell’aereo prima che i progetti divengano definitivi e iniziando la fase di produzione prima che i test in volo dimostrino che l’aereo sia realmente pronto, con il forte rischio di scoprire eventuali difetti a posteriori, quando correggerli sarà estremamente complicato e costoso. A conferma di ciò la decisione di anticipare l’acquisizione del 15% del totale dei velivoli, cioè 360 aerei, testando solo il 17% delle capacità dell’F-35 in volo, per lasciare tutto il resto alle simulazioni di laboratorio.
Un’ulteriore ; nel report viene infatti sottolineato come, si sia passati da una stima iniziale di.
Perplessità arrivano anche dalla Corte dei Conti olandese, che nel criticare il forte incremento dei costi del progetto afferma che, da un lato, è impossibile calcolare il costo reale di un singolo aereo e dall’altro, visto l’elevato costo della partecipazione delle aziende olandesi al programma di sviluppo del JSF, sarebbe tuttavia più economico l’acquisto diretto.
Secondo il nella struttura industriale si creeranno circa 600 posti di lavoro (nella fase di picco), più una spinta occupazionale nelle aziende locali e nazionali quantificata in circa 10.000 posti di lavoro. Una cifra esagerata, se si pensa che in Italia l’industria a produzione militare nel 2008 ha dato occupazione a 26.395 persone. è più realistica l’ipotesi delle parti sociali che parlano di 200 occupati più altri 800 nell’indotto. In questo settore, bisogna tener presente che alti sono i profitti dell’industria militare, anche perché garantiti dai governi, ma basse sono le ricadute occupazionali in base ai soldi investiti. In Europa nel settore industriale militare tra il 1993 ed il 2003 sono stati cancellati 750.000 posti passando da 1.522.000 occupati a 772.000. .
Ragion per cui arrivare a parlare poi del JSF come di una occasione anticrisi ci sembra esagerato. .
La possibilità di ripensarci ancora c’è – conclude Paolicelli. La Norvegia, il 30 marzo 2009 ha sospeso fino al 2012 la sua partecipazione al programma del JSF. Noi chiediamo al Governo italiano di non procedere con la firma di un contratto che equivale ad un assegno in bianco.
, interviene nel dibattito sottolineando l’inutilità di una spesa così ingente per degli aerei militari da combattimento e mettendo in evidenza che 15 miliardi di euro è molto più di quanto il governo abbia stanziato fin ora per far fronte alla crisi economica o delle risorse impegnate per la ricostruzione in Abruzzo. Con 15 miliardi di euro – conclude Marcon – si possono fare molte altre cose in alternativa. Ad esempio si possono costruire , costruire , dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa dei lavoratori dipendenti, allargare la a tutte le piccole imprese.
La campagna chiede al governo di fare una scelta di pace e di solidarietà bloccando la prosecuzione del programma e destinando le risorse alla società, all’ambiente, al lavoro, alla solidarietà internazionale.
Per tutte queste ragioni la Rete Italiana Disarmo (www.disarmo.org) e la campagna Sbilanciamoci! (www.sbilanciamoci.org) hanno deciso di lanciare una campagna di pressione verso il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi affinché converta questa inutile spesa in finanziamenti per la ricostruzione delle zone terremotate, per le fonti energetiche rinnovabili, per la ricerca e per affrontare la crisi economica.