Piccolo “vademecum” in immagini e “dati in ordine sparso” di una storia di “malgoverno e malaffare”, spacciata per emergenza ma che sta quasi per “festeggiare” il ventennale.
Rifiuti-Campania: un accoppiamento oramai quasi “naturale” per chi si sia lasciato travolgere dall’overdose di “sedicente informazione” andata “in onda” un paio di mesi fa.
indaga, nel “racconto”, anche nei parecchi anni precedenti, ed è stato anche girato prima che a Pianura “il caso” divenisse di dominio pubblico e scoppiasse la conseguente agitazione popolare, che a ben vedere, alla luce anche di questa pellicola, trova ampie giustificazioni nel protrarsi infinito di questo “stillicidio” di criminalità e malcostume.
Indignazione e rivolta le uniche armi a disposizione del cittadino stremato e vilipeso, di triste, incredula, sperduta ed abbandonata, , per non far torto al “nocciolo” della questione e senza alcun intento risolutore all’orizzonte.
È una carrellata che lascia senza fiato quella che attraversa lo schermo per poco più di un’ora ed una manciata di minuti; chi fosse del tutto a digiuno (ovvero chi avesse perso ad esempio le precedenti puntate di “Gomorra” di Saviano o magari di “Grillo” sulla rete…o del “Manifesto” nell’ultimo decennio…) su quel che è, ancora adesso allo stato attuale, il più grande impasto di “affari e connivenza” (ma anche “accordo e partecipazione”…) tra “stato ed eco-criminalità”, rischia di rimanere scioccato e, per un effetto naturale quanto paradossale, di che la realtà possa arrivare a tanto.
Scenari apocalittici, desolanti, rifiuti ovunque, ad ogni “lato” delle strade o dei corsi d’acqua, dentro le boscaglie; fabbriche che avvelenano la terra con i loro “scarichi abusivi”, o a volerli menare per il sedere , la natura ferita che poi rientrerà nelle nostre case sotto forma di “cibo tossico” dal dolce “normale” aspetto, pecore che finiscono di “consumarsi” rantolando tra diossina e degrado (come la nostra umanità?…), mutazioni genetiche, pini secolari secchi come legna da ardere.
Altrettanto “secolari” finiranno per divenire le cosiddette eco-balle di “Taverna del Re”, vicino Giugliano, che di ecologico hanno pressoché nulla ma di agghiacciante cominciano ad assumere l’aspetto mastodontico e piramidale, una nuova rappresentazione di civiltà da consegnare ai posteri che forse rimpiangeranno gli Egizi ed i loro monumenti imperituri.
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Lo sfruttamento di questa situazione, in larga misura creata ad arte, è scientifico, indegno, capillare, teso al massimo del profitto e non lascia nulla da immaginare né da inventare: per pochi Euro anche i campi nomadi accolgono quintali di rifiuti da “bruciare” su di un “letto di copertoni” (letto di combustione…) e l’aria “nera” da respirare assieme a donne e bambini diventa un secondario aspetto sul quale non ci si sofferma certo a riflettere in tali condizioni di disperazione, ennesimo capitolo della guerra tra poveri.
Percorrono il territorio mezzi che anziché i rifiuti raccattano “carcasse di bufale e capre ed altri animali morti”, le istituzioni pagano anche 15.000 euro al giorno per affittare piccoli appezzamenti di terra dove stoccare i rifiuti e certe cifre non hanno bisogno di riscontro per renderci edotti della truffa perpetrata ai nostri danni, cittadini di uno Stato allo sbando.
Da lontano il vento porta le voci sbiadite e fioche di Chernobyl o di Seveso, copre tutto , travolta da accuse e processi, ma ancora attiva sul territorio in nome del “soccorso e dell’emergenza” mentre .
Laddove non si riesce a coprire rifiuti tossici con un “telo e quattro sassi ai lati” per impedire che il vento infesti l’aria e faccia volar via tutto, risulta complicato comprendere come si potrà venir via da questo “mare sordido e vischioso”.
Eppure, più della Madonna che fa capolino nel finale di questo “docu-film”, questa sembra esser “robusta e corposa” materia per uomini veri e coraggiosi, che non vogliano passar la mano per quanto concerne i loro diritti ed aspettative di vita (e dei figli che verranno…), che vogliano dimostrare con “orgoglio, impegno, sudore ed anche estremi sacrifici” l’amore per la giustizia e per la terra natia (o che sono chiamati a rappresentare), e pronti al passaggio inevitabile lungo le “forche caudine” dello scontro finale, dove sarà necessario combattere, versando sangue e dolore, la camorra ed i suoi complici, che certo non staranno a guardare sfilarsi da sotto il naso una gallina dalle uova d’oro di queste proporzioni.