LE NOSTRE RECENSIONI CINEMATOGRAFICHEConsigli e dissuasioni psicologichesui film da vedere e da non vedereal cinema – 16 –

Non c’è sorpresa per noi che (scusate, ma “” abituati a chiamarlo così…) lo seguiamo da parecchio e dal teatro, nell’assistere a questa “intelligente e ben assemblata” panoramica a tutto campo sul mondo della precarietà; principalmente i riflettori sono puntati sull’Atesia, certo, ma come bonariamente (e disperatamente…) tenta di farci capire Celestini, la “cosa” rischia quantomeno di allargarsi (statistiche alla mano si è già allargata, e non di poco…)

Si, lo so… la “storia” di è nota (a grandi linee…) alla maggioranza degli italiani, ciò non toglie che vedersela “spiattellata” in “formato compatto” sia piuttosto educativo quanto imbarazzante…. e nondimeno disgustoso.
La pellicola è quasi interamente costruita sul montaggio delle dichiarazioni rilasciate, con , per lo più ex lavoratori ed appartenenti al “rivoluzionario collettivo” (ultimamente addirittura raggiunti da avvisi di garanzia, a conferma, se ce ne fosse stato bisogno, che al peggio non v’è mai fine…)
L’atteggiamento tranquillo ed estremamente pacioso di Ascanio “filtra” (forse anche troppo…) tutto il disagio, il dolore ed il degrado sociale che percorre in lungo ed in largo questa vicenda come tutte quelle similari di ogni luogo e latitudine.

In questi nuovi il licenziamento si chiama “non rinnovo”, lo sciopero è “un break” ed il precariato è sinonimo agro di “flessibilità”…Clienti “Kopper, Silver e Gold”, sono messi in fila nella speculare “scala sociale di assistenti ed assistiti della telefonia”.

(o si resta tutti “in lotta all’unisono e fino alla fine” oppure i punti deboli offerti al “nemico” diventano, alla lunga, letali talloni di Achille…), ma questo da appunto speranza e disperazione, coraggio e rassegnazione allo stesso tempo.
Lo scollamento tra la politica è la realtà sociale (“chi è di sinistra al massimo la realtà non la capisce ugualmente ma tenta di interpretarla…”) è riportato in maniera esemplare in l’erosione dei diritti è con dolore e veemenza.
Il valore artistico di è dello spessore elevato che può concedere una “ricerca con finalità di informazione” fatta con passione e dedizione,
Apre è chiude il lungo treno di volti, storie e ragazzi un monologo sulla goccia che piano piano allaga il pavimento, poi si allarga a dismisura, diventa “mare”…. Nell’oceano c’era anche , metafora abusatissima ma mai “luciferina” come stavolta.
Il mio “personalissimo” e ben più caustico finale invece, che nulla ha a che vedere con quanto detto fino ad ora, prevederebbe, goccia dopo goccia, tra rabbia mista ad impotenza, .

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