Là,
dove la sapienza dei dotti
è inarrivabile,
prevale la saggezza di cuore
dei più piccoli.
Il cielo
quand’è oscuro
e privo d’ogni luminosità
è come il cuore indifferente
della gente normodotata.
Quasi mai le vermiglie fragole
sono maturate
nelle mie primavere.
Vagamente hanno olezzato
di fieno e di miele
le mie estati.
Raramente tenui
e chiari sono stati
i miei autunni.
Nei miei lunghi inverni
non ho mai costruito
un pupazzo di neve…
…Eppure, dentro di me,
è ugualmente sorto il sole,
seppur con la tetraparesi addosso!
È autunno inoltrato,
ormai.
E la quaglia non stride più,
tra i biondi campi di grano,
perché le spighe non sono più dorate
e non c’è più neppure il più piccolo chicco.
Sono dorate, però, le stelle di fine novembre
che desiderano preannunciarci
l’atmosfera della festività
della nascita del Bambino Divino.
Man mano
che avanza la notte
ed il lume lunare s’intensa,
mi godo, solitaria,
l’immaginazione presente
d’uno spazio infinito di luce,
trastullandomi pure,
di sogni, di poesia
e d’intima tenerezza.
Immagino di essere
in uno spazio di luce,
e niuno mi può afferrare.
Avanza la sera.
Il cielo imbruna,
il gelo aumenta,
la nebbia sale
piano, piano, piano;
ma in ogni cuore
splendono e risplendono,
ineffabilmente,
scintille d’una luce intramontabile.