Bonfatti (Progetto Humus): ”Non sono d’accordo sull’azione di questi genitori”

MILANO – "Non sono d’accordo sull’azione di questi genitori”. è il commento di Massimo Bonfatti, presidente di Progetto Humus, progetto di cooperazione internazionale a favore delle popolazioni bielorusse colpite dall’incidente nucleare di Cernobyl . “I bimbi provenienti da orfanotrofi dovrebbero essere ospitati in strutture e non in famiglie, per evitare che si creino aspettative troppo forti”. “È un fatto dove si sta speculando molto -prosegue Bonfatti-. Non sono assolutamente d’accordo sull’azione di questi genitori, che non solo stanno producendo danni ai bambini che verranno in Italia, ma anche a questa bambina che prima o poi tornerà laggiù. Dovevano denunciare il caso e battersi per adottare la bambina rispettando le leggi, dando l’idea alla piccola stessa che esistono percorsi di legalità. Inoltre, attorno a questo caso è stata creata una confusione massmediatica: la famiglia non è affidataria ma accogliente, questa bambina infatti è arrivata all’interno di un programma di risanamento, non perché ha fatto un percorso affidatario”.

“Questo episodio -sostiene Bonfatti- rileva inoltre due grossi problemi, posti da molte associazioni: i bimbi provenienti dagli orfanotrofi non vanno dati a famiglie ma inseriti in strutture anche qui in Italia, perché poi non si creino aspettative troppo forti nel loro Paese. Anche se vengono da una situazione di internato prima di essere consegnati a famiglie, in ogni caso è opportuno non dare il via ad iter di adozione, perché si creano aspettative molto grosse che possono portare ad episodi di violenza presso gli internati. Nelle famiglie italiane questi bambini vengono di certo riempiti di premure, ma anche di molte cose, come bambole e telefonini, che diventano motivo di invidia e di conflitto con gli altri bambini. Non so dove Maria abbia subito la violenza e se l’istituto che la ospita sia un orfanotrofio sociale -dice Bonfatti-: non vorrei che questo caso fosse strumentalizzato per fare una campagna contro quella che viene definita l’ultima dittatura europea. Le associazioni sono tutte contrarie e dalla nostra esperienza di volontariato abbiamo visto che soprattutto la scuola dell’obbligo e gli internati sono le strutture meglio tenute”.

“Penso che episodi di questo genere ci possano essere anche in Italia e che si stia cercando di cavalcare questo caso -aggiunge Bonfatti-. Passato l’effetto immediato, tra un mese e mezzo non si parlerà più di questa bambina, che potrà tornare in Bielorussa. Ieri ho parlato con la commissione congiunta di psicologi e medici bielorussi che si occuperanno del suo benessere fino a quando potrà essere adottata, magari anche dalla famiglia di Cogoleto. Ma vanno rispettate le regole tra Stati, altrimenti vengono a mancare le garanzie, anche legali, per la bambina. Il Comitato delle famiglie adottanti sorto in Italia stava riuscendo ad aprire i canali delle adozioni con la Bielorussia, purtroppo interrotto da questo episodio. Speriamo che riprenda”. Progetto Humus è un intervento di cooperazione internazionale in campo sociale e agricolo a favore delle popolazioni della Bielorussia colpite dall’incidente nucleare di Cernobyl e di costruzione di linee guida esportabili ad altre realtà internazionali devastate da contaminazioni, disastri ambientali, situazioni socioeconomiche riguardanti soprattutto il campo dell"alimentazione. Per informazioni: www.progettohumus.it (ar)

Fonte: www.redattoresociale.it

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