NEW YORK – Attraverso una serie di provvedimenti sull’immigrazione, l’Italia sta preparando un nuovo modello di integrazione, diverso da quelli tentati in Francia – con l’assimilazione – e in Gran Bretagna – con il dialogo tra le autorità e le comunità -, che non hanno dato risultati soddisfacenti.
Lo ha spiegato ieri a New York, intervenendo al "Dialogo ad alto livello su migrazioni e sviluppo", Paolo Ferrero, il ministro della Solidarietà Sociale.
Ferrero ha anche sottolineato l’importanza della "due giorni", che si è conclusa ieri, sull’immigrazione, dove per la prima volta la questione "non è stata trattata come un problema minore, nazionale e di ordine pubblico, ma come un grande tema della nostra epoca".
In un incontro con i giornalisti italiani, Ferrero ha spiegato che il modello italiano ricorda forse un po’ quello olandese, con la volontà di "abbassare i muri", riconoscendo agli immigrati "i diritti civili, le loro appartenenze culturali" , ma tentando nel contempo di "evitare le costruzione di comunità chiuse", che non di rado vengono purtroppo da loro ritenute "necessarie per difendersi". Rispetto all’Olanda, l’Italia presenta una serie di forze, secondo il ministro: la presenza delle Chiese, soprattutto quella cattolica particolarmente molto attiva, e quella dei sindacati, che almeno nel nord dell’Italia "rappresentano uno dei maggiori fattori di integrazione".
Tra i provvedimenti che il governo italiano sta preparando, Ferrero ha citato in particolare quello che modificherà le modalità di ingresso, per arginare l’attuale flusso di immigrazione clandestina e fare in modo che "i primi incontri degli immigrati con la realtà italiana sia con la società civile e non con la malavita", come oggigiorno spesso succede. è allo studio, per esempio, la possibilità di fornire permessi di lavoro temporanei (con uno sponsor che garantisce e solo se la persona è in grado di sostenere le spese) oltre a quella di organizzare corsi di formazione nei paesi di provenienza degli emigrati, come per esempio l’Egitto.
Tra i problemi da risolvere in Italia Ferrero ha citato quello della pubblica istruzione per i figli degli immigrati clandestini, e la possibilità di accedere al sistema sanitario, molto difficile in particolare per le donne immigrate che spesso non parlano una sola parola di italiano. Il ministro ha poi ricordato che il governo ha recentemente varato un ddl sulla cittadinanza italiana, proponendo che si possa acquisire dopo cinque seguendo "un percorso e superando un esame con cerimonia", un po’ come succede negli Stati Uniti.
"Dobbiamo chiedere loro di condividere con noi punti fondamentali come la democrazia e la libertà dell’individuo", ha precisato Ferrero. Il ministro, infine, non ha voluto troppo sbilanciarsi sui numeri giudicando che il momento è prematuro, ma ha riconosciuto che "l’elemento quota non penso sia eliminabile" nella politica dell’immigrazione. Attualmente gli illegali sarebbero 700mila circa in Italia, ai quali occorre aggiungere circa 300mila persone entrate legalmente tra il 2001 – quando ci fu una grossa sanatoria – e il 2006. Almeno a prima vista, quindi, i bisogni potrebbero essere stimati in circa 200mila persone l’anno, ma si tratta di una cifra tutta da verificare.
(16 settembre 2006)
Fonte: www.stranierinitalia.com