Caro padre, durante una trasmissione televisiva sulla pillola abortiva, ho ascoltato con infinita pena le tesi esposte da un monsignore, che voleva convincere a mettere al mondo un figlio, a tutti i costi, anche chi non lo desidera. E usava, il monsignore, i soliti argomenti che non reggono alla prova dei fatti: la sacralità della vita, l’unione delle prime due cellule che sono una persona, l’egoismo di alcuni genitori, e così via. Dimenticando di proposito, come sempre, la cosa più importante: la dignità della vita. Non tutto ciò che è vita merita di vivere. Non per perfidia umana, ma per i terribili errori che la natura commette.
La domanda che mi sorge spontanea è: «Se al momento del concepimento, Dio, infinito e onnipotente, abbandona a sé stesso il progetto di vita e lascia che questo progetto generi un’entità che a stento può essere definita persona, perché l’uomo dovrebbe costringere tale entità a una vita indegna di essere vissuta?».
Vicino alla mia città c’è una struttura ospedaliera, chiusa al pubblico, che accoglie gli handicappati gravi. è accessibile solo in limitatissimi casi: uno di questi è la formazione di insegnanti abilitati a trattare con studenti handicappati. Sulla porta del reparto, l’infermiere accompagnatore, novello Caronte, avverte rudemente: «Chi non ha stomaco, è bene che stia fuori».
Ciò che si vede lì dentro ti segna per tutta la vita. E fa sì che ci si interroghi sul motivo per cui Dio abbia voluto abbandonare l’uomo in modo così orribile.
Ci vuole veramente stomaco per reggere la visione di esseri che, solo con un profondo ragionamento, possono essere definiti "umani". C’è chi, liscio come un tronco passato in segheria, ha la testa, niente arti superiori e le gambe deformi che gli consentono di muoversi solo a balzelloni. L’infermiere spiega che cammina così per mantenere l’equilibrio. C’è chi non ha gli arti inferiori; chi, con la testa animalesca, emette suoni inarticolati e chi non ha la ragione. Sguardi privi di coscienza persi nel nulla, in attesa solo di una morte liberatoria.
La visita in una di queste strutture farebbe bene a quel monsignore e a chi, senza misericordia, pretende di obbligare questi esseri a una vita indegna di essere vissuta.
Giovanni D. – Sassari
D.A.
FAMIGLIA CRISTIANA, n. 45 del 6/11/2005 – Rubrica "Colloqui col padre"