Occorre un grado di coraggio per assistere ad una produzione di Dario D’Ambrosi-e un tocco di pazzia. Per lo meno, questo è quanto potrebbe sembrare in superficie, poiché le sue opere sono recitate per lo più in Italiano. Ma intrepidi frequentatori di teatro che esplorano "Le Disavventure di Peter Pan contro Capitan Maledetto" troveranno l’esperienza fortemente appagante e perversamente divertente.
Nella esibizione, l’artista della recitazione italiana vi convince perché è molto irriverente; si piega all’indietro per assicurarsi che quello che produce sia pienamente compreso dai pubblici di lingua inglese.
L’argomento è di sfida anche nel senso letterale. Qualunque sia l’artificio che l’artista abbia scelto per trarre ispirazione dalle opere (Sam Beckett, il Riccardo III di Shakespeare), le opere stesse non tralasciano mai il nocciolo di ciò che le riguarda: la situazione delle persone reali con disabilità mentali.
Quindi, se considerate che D’Ambrosi ha fatto una ricognizione su questo terreno in Italia dal 1979 e che le sue opere sono state presentate al La MaMa per 18 anni, ora è abbastanza giusto dire che il suo interesse nel vivere, lavorare e collaborare con i disabili mentali vada al di là dell’insanità . Il suo teatro è una forma di realismo sociale che è anche un’idea fissa. Con insolita apertura e franchezza, la sua estetica teatrale abbraccia apertamente l’estremità delle loro forme, emozioni e idee ed è, perciò, chiamata teatro patologico.
La più recente presentazione di D’Ambrosi , "Le Disavventure di Peter Pan contro Capitan Maledetto", è fermamente in armonia con le sue annuali ossessioni teatrali al La MaMa. Da notare che è la sua opera più corta, coraggiosa e che osa di più. Alcuni dei membri del cast sono proprio disabili mentali italiani. Dieci dell’insieme degli attori del cast sono membri di un centro di volontariato italiano di Roma chiamato "The White Horse" (Il Cavallo Bianco) che, dice il programma, è costituito da e per giovani con e senza disabilità mentali.
Prima che il personaggio di Arlene Croce possa rivendicare l’"arte della vittima", D’Ambrosi sovverte il sensazionalismo o l’inverosimile, sviluppando un’opera ironica: nessun personaggio è più perverso o insano di D’Ambrosi stesso nel ruolo di Capitan Maledetto. Quant’è insano? Quanto perverso? Quando D’Ambrosi entra all’inizio sul palcoscenico, tiranneggiando i bambini innocenti (interpretati dai disabili mentali italiani) dalla vetta della sua impalcatura, un pirata si rivolge a lui come "Capitan Pedophilia".
In realtà ,mentre "Le Disavventure di Peter Pan contro Capitan Maledetto" potrebbe sembrare tuttavia come un’altra stanca versione del famoso classico di J.M. Barrie( Mabou Mines non ha da poco recitato in "Peter e Wendy" allo Yale Rep?), D’Ambrosi dà al mito un impulso in più di scarica elettrica e lo porta alla vita sovversiva. Capitan Maledetto terrorizza i bambini in ogni modo. Palpa le loro gambe aperte e nude. Gode per la forma delle loro natiche. Li filma ossessivamente con la sua cinepresa, perfino quando non stanno facendo niente di particolarmente interessante. In effetti, D’Ambrosi con una videocamera portatile può essere solo uno dei simboli più specifici della cultura della molestia e dell’abuso del bambino. Indossando un cappotto nero con una banda sul braccio simile a una svastica nazista, Capitan Maledetto rappresenta il fascismo dell’età adulta. Leccando un lecca-lecca e giocando coi giocattoli, è dipinto con spirito sinistro e amara ironia; egli personifica come la società moderna erotizza l’innocenza vuota attraverso i media, come i bambini siano sia oggetti feticci che vittime innocenti di un esame incredibile e implacabile da parte della struttura industriale-consumistica-capitalista.
Nella versione di D’Ambrosi, che è formata da una mistura un po’ pazza di pantomima e commedia dell’arte, Peter Pan vola camminando sui trampoli. Nel momento di più grande terrore, egli salva la giornata spruzzando polvere magica su Campanellino che poi metastatizza nel coccodrillo ticchettante. Sebbene Peter Pan sia un archetipo di infantilismo, è più che una perfetta nemesi di Capitan Maledetto. In un giro-di-trama echeggiante tematicamente "Il mio regno per un cavallo"(1996) in cui Riccardo III è un feto schizofrenico intrappolato in un dialogo interno con la sua odiata madre, il Capitan Maledetto di D’Ambrosi regredisce finalmente alla sua stessa infanzia. Egli succhia sul suo uncino nello stesso modo in cui un bambino succhia un pollice. Qui il suggerimento è quello di uno sviluppo arrestato. Può darsi che si sia abusato di lui da bambino. Certamente egli si è rivelato di essere incapace ad amare.
Abbastanza intelligente da sapere che il mito di Peter Pan è un terreno ben sfruttato, D’Ambrosi non sostiene la sua versione teatrale per più di un’ora. E il risultato è che, nonostante l’argomento terrificante della molestia verso il bambino, egli riesce realmente a gettarsi in un incantevole valzer. Dopo la regressione freudiana di Capitan Maledetto in un interiore fanciullo senza cuore, D’Ambrosi dà felice e vivace importanza. Dando uno sguardo indietro, la mia parte razionale non è del tutto sicura se la fine euforica dia senso logico. Ma come arte recitativa che serve agli scopi degli attori con disabilità mentali, è certamente la loro speciale prerogativa a terminare in un tono alto.
Mentre tratta, con aria di sfida e astutamente, di un argomento controverso, "Le Disavventure di Peter Pan contro Capitan Maledetto" rappresenta un set sbalorditivo, pauroso, suggestivo, scuro di Never-Neverland dello scenografo Jun Maeda e un chiassoso gruppo musicale (percussioni di Genji Ito, piano di Kenneth Laufer, violino di Yuliya Ziskec). Confrontato alle passate rappresentazioni al La MaMa , "Le Disavventure" è più vivace, vivo e vigorosamente non sfruttato. Assai paradossalmente, ù anche e completamente la più affascinante delle esplorazioni allegoriche dell’ irrazionale di D’Ambrosi. Saresti uno sciocco a perderla Gener)
Ci sono ragazzi persi , nella Terra dell’Isola che Non c’è. La Terra dell’Isola che Non c’è, non di Peter e Wendy, ma di un istituto psichiatrico.
"Mia madre mi amò più di quanto non fecero le vostre", dice uno di questi ragazzi. "Venne più di una volta per cercare di riportarmi, ma fu Papà che non volle riportarmi a casa. Come vorrei che Cinderella fosse mia madre".
"Tutto ciò che ricordo di mia madre", dice un secondo ragazzo, "è che spesso diceva a Papà : -Oh, come vorrei avere un libretto degli assegni tutto per me-. Non so cosa sia un libretto degli assegni", dice il ragazzo, "ma vorrei darne uno a mia madre. In realtà vorrei darle una carta bancaria".
"Chissà ", dice un terzo ragazzo, "se nella storia vera, la strega dette mai a Cinderella delle pillole".
"O forse cercò di farle un elettroshock?", dice un altro ancora. "La strega di Cinderella è come Capitan Pedofilo".
Entra Capitan Pedofilo, con un uncino al posto della mano destra. L’uncino tiene un esposimetro per cinepresa.
Capitan Pedofilo, quello che gira filmini porno sui bambini, noto anche come Capitan Maledetto ("Ragazzo Cattivo"), sta per girare uno dei suoi ennesimi films, creando circostanze considerevolmente peggiori, per quei ragazzi che ne devono essere protagonisti, di qualsiasi cosa minacciata a vuoto dal caro, vecchio Capitan Uncino nel classico di James M. Barrie.
Ma alla fine, proprio come Uncino, Pedofilo il pirata deve affrontare un Peter Pan vendicativo – un Pedofilo sopra la sua bambola del film, un Peter Pan sui trampoli.
"Per me", diceva Dario D’Ambrosi nel suo Inglese perfettamente acquisito, "è un passo incredibile. Un anno fa questi ragazzi, i dieci che ho portato con me da Roma per il La MaMa, non sapevano parlare. Adesso parlano. Lui lo intende letteralmente.
A Roma, lo scorso Dicembre, quando D’Ambrosi presentò la sua "prima" delle "Disavventure di Peter Pan contro Capitan Maledetto" al Teatro Valle, "avevamo 25 bambini malati dai 18 ai 35 anni" nel cast.
"In Italia è un grandissimo momento, in televisione e su tutto, perché ora in Italia c’è questo grandissimo problema della pedofilia. Non so perché. Forse a causa di Internet o qualcosa del genere".
Le "Disavventure di Peter Pan", che è stato messo in scena Domenica, 18 Ottobre, al La MaMàs Annex, 66 E. 4th St., è, secondo un calcolo di D’Ambrosi, il 16° spettacolo che egli ha rappresentato al La MaMa a partire dal primo "Tutti non ci sono" ("Everybody’s Not Here"),19 anni fa.
Sono anche 19 anni, o un po’ di più, che l’eroe di calcio professionistico di un tempo, Dario D’Ambrosi, sopravvissuto in un’aspra, difficile adolescenza in una classe operaia a Napoli, sta lavorando con giovani (e meno giovani) malati mentali.
Ciò che fece scattare in lui fu il voler scoprire cosa fosse la paranoia e la schizofrenia delle strade di alcuni suoi compagni.
Per questo fine, il duro ventenne giocatore di calcio si era messo per alcuni mesi ad osservare e imparare nella clinica psichiatrica di Santa Maria della Pietà a Roma. Contemporaneamente aveva trovato la sua propria compagnia teatrale, il Gruppo Teatrale Dario D’Ambrosi,( da allora ribattezzato Teatro Patologico). Più tardi, a New York, D’Ambrosi passò ulteriori ore di studio nelle corsie dell’ospedale psichiatrico di Bellevue.
Il matrimonio del teatro con la patologia ha come nota dominante il suo risultato sbalorditivo da allora e, non meno, ne "Un regno per il mio cavallo"("My Kingdom for a Horse") del 1996, in cui D’Ambrosi, da solo, diventò uno schizofrenico Riccardo III nel feto, delirando dal grembo di sua madre.
E sè, D’Ambrosi ha detto ora, c’è in realtà più patologia in comune tra le "Disavventure di Peter Pan" di oggi e la vecchia bomba ultra-controversa di Pier Paolo Pasolini del 1975, "Salò, o i 120 Giorni di Sodoma", con i propri adolescenti degradati e resi schiavi, che scrivono intorno al pavimento con obbedienza pornografica dinanzi ai loro padroni Fascisti.
"Oh yeah", ha detto D’Ambrosi. "Avete ragione assolutamente, avete proprio toccato qualcosa. Il legame è molto forte. Ci sono molte relazioni tra quel film e questo spettacolo".
Il Peter Pan dell’opera al La MaMa era Gianluigi Capone, Campanellino è Stefano Amati, Wendy era "un uomo molto vecchio, ecco, non molto anziano, con i suoi 40 anni" di nome Elio Cesari, altri ruoli-chiave furono interpretati da Paolo Porto, Paolo Sansone e Antonella Zucca, mentre tra i molti attori aiutanti – pirati e simili – c’erano cinque custodi ospedalieri che hanno accompagnato i 10 pazienti da Roma.
Naturalmente, c’è musica nello spettacolo- ed è di John La Barbera – lo scrittore/regista D’Ambrosi è stato riconosciuto da un timido perdonami per la scrollata di spalle, no Nana, l’amata cagna da pastore/infermiera.
E il Capitan Uncino, o Capitan Pedofilo o Capitan Maledetto?
Sorridendo ampiamente, grosso, abbronzato, dalla faccia ovale, pelato-come-un-uovo Dario D’Ambrosi indicò il proprio petto.
"Aspettate finchè vedrete", disse, "quando questo Pedofilo, questo Capitan Uncino svita l’uncino dalla sua mano, così esso mostra -come si dice?- quella cosa di un biberon, sì, il capezzolo. E succhia il latte da esso". E dice: "Sono arrabbiato contro il mondo perché non ho mai ricevuto latte da mia madre".
No, dice D’Ambrosi, egli stesso non lesse o seppe di "Peter Pan" da bambino. "La mia infanzia è stata brutta,violenta. Ma adesso ho due figlie – Michela, di 8, e Maria Grazia di 6 anni, la loro mamma che è sua moglie, scenografa, Loredana D’Ambrosi – e così ora posso amare, con loro, le cose incredibili che ho perso nella mia infanzia".
E questo è come, alla fine, si mise in pari con "Peter Pan" nella versione Disney del 1953. "Fu magia. Veramente magia".
L’asso di calcio di tanto tempo fa – offesa, il ragazzo che mette la palla dentro – gioca ancora di tanto in tanto. "In nessuna squadra, sapete, solo con gli amici".
Dopo una pausa: "Per me, il calcio è veramente qualcosa nel mio cuore. Col teatro ho fatto qualcosa di cui valeva la pena nella mia vita. Il mio destino è il teatro. Ma il mio cuore è nel calcio".
Peter Pan, il ragazzo che non si fece mai adulto, il ragazzo senza un’ombra, lo avrebbe capito.
(Tallmer)
LE DISAVVENTURE DI PETER PAN contro CAPITAN MALEDETTO, scritto e diretto da Dario D’Ambrosi, fu presentato presso il La MaMa E.T.C. nel suo Annex Theater, 66 E. 4th St., il 18 Ottobre