DA BAMBINAACROSTICO DELL’ALBA – NELLA MIA SOLITUDINE

Da bambina,
ancora inconsapevole
della mia spasticità fisica,
sognavo che da grande
avrei fatto
“la dottoressa dei bambini poveri.”
Speravo di raggiungere,
veramente,
questa meta.
Sarei partita per Calcutta,
l’angolo del mondo più disadorno,
e mi sarei dedicata
completamente,
come laica,
al servizio dei bisognosi
e degli ultimi.
Purtroppo,
il mio destino decise diversamente.
Seppur nella mia ricchezza,
io sono una di loro.

Terminata è l’oscurità
notturna
e si scioglie,
lentamente,
nel sereno salire
dell’alba,
rosato è il suo riflesso
sul mare
ancora
avvolto dalla bruma.

Vedo, laggiù,
un albero
che si specchia
sulla superficie
dell’oceano
d’una scogliera
a picco.

Su una palma distorta
un piccolo gufo
è intento
ad ascoltare
la dolce eco
delle onde marine.

In queste ore
di tenue calore
un filo di brezza
sfiora il mio viso
ed io immagino
di essere attonita
su questa distesa sabbiosa
ed ammiro
l’infinito orizzonte.

Una rondine
passa e sfreccia
per il firmamento
il suo agile batter d’ali…
…ed è già giorno!

Alla nonna Angela

Una voce,
dal nulla della notte,
grida il mio nome:
“Silvana!!!”
Sulle onde della fantasia
un cuore batte
alla mia porta,
ha freddo. Forse…?
Ma non per il gelo
che tutto invade…
E’ la mia solitudine.
È la nostalgia di te, nonna,
del tuo grande amore per me,
del tuo solare sorriso
che si fa sentire
ancora vivo!

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