Colloqui col PadreL’OBIEZIONE ALLE SPESE MILITARI

Caro padre, il nostro parroco, che è un convinto pacifista, dieci anni fa, al momento di effettuare la denuncia dei redditi, fece una sorta di obiezione di coscienza, detraendo il tre per mille dalla somma che doveva versare. E che è quanto lo Stato destina agli armamenti. Dopo un po’ di tempo, lo Stato rispose pignorandogli i beni. E poiché lui di suo non possedeva nulla, gli ha sequestrato dei libri che si trovavano nella casa parrocchiale. Il fatto, allora, suscitò scalpore: se ne interessò sia la stampa locale che quella nazionale. Ma presto tutto finì nel dimenticatoio, mentre la burocrazia seguitava il suo "subdolo" corso.

Ora, dieci anni dopo, l’Erario vanta un credito di 25 euro nei confronti del nostro don Gianni. E, dato che egli risulta proprietario di una vecchia Fiat Uno, gli hanno posto sotto sequestro l’autovettura, che giace nel bel mezzo della piazza, circondata da cartelli che spiegano il perché sta lì. E ora don Gianni se ne va in giro solo in bicicletta.

A differenza di dieci anni fa, però, non c’è stata alcuna solidarietà , nè da parte degli altri preti e neppure dalla Curia. Anche noi parrocchiani, scioccamente, ci siamo limitati solo a sorridere, come quando ci si trova di fronte a una trovata eccentrica: siamo abituati alle prese di posizione controcorrente del nostro parroco, sempre però in piena sintonia col Vangelo.

Gli abbiamo suggerito ogni tipo di scappatoia: pagare noi, ad esempio, questo balzello; oppure comprare una nuova autovettura, intestandola all’anziana madre. Ma lui non ha voluto accettare nessuna soluzione. Vuole affermare il suo sacrosanto diritto al pacifismo. E, in più, desidera suscitare un dibattito e un movimento d’opinione fra quanti si dichiarano cristiani.

Pensi che sui mass media, l’intera vicenda, compresa la lettera di solidarietà  di noi parrocchiani, ha trovato come unico riscontro un trafiletto di poche righe su , organo ufficiale della diocesi di Terni-Narni e Amelia.

Se lo Stato ha trovato con un’apposita legge la soluzione giuridica all’annoso problema dell’obiezione di coscienza contro il servizio militare, convertendolo in servizio civile, perché non trova analoga soluzione a quest’altro tipo di obiezione? Eppure, di servizio civile i parroci ne svolgono abbastanza, sopperendo spesso e volentieri alle carenze assistenziali e umanitarie degli organi statali! Fino a quando durerà  questa persecuzione, che lede la libertà  di pensiero e di fede religiosa di un’intera comunità ?

D.A.

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