Alla nonna Angela
Una notte d’inverno
mi riapparve
nel sogno
un volto vetusto,
giacente da anni
nel buio.
Era sì un sogno,
eppure i miei occhi
vedevano
l’inobliabile viso
parlare con l’amorevole tono
dei giorni
in cui era ancora vivente,
come se mai fosse
stato dal mio fianco distaccato.
Così parlatomi:
" Silvanina mia cara,
sono la nonna Angelina.
So che ogni giorno
mi pensi, mi ami
mi vedi e mi piangi.
So che il tuo handicap fisico
ti pesa sempre di più;
porta pazienza,
ancora non poco,
con il tuo morbo
e con la gente
che è cattiva,
indifferente, bigotta,
e che è buona
solo mentre dorme.
Io ti sono vicina,
e soffro con te
e per te.
Un giorno
le tue sofferenze
verranno premiate,
e tu avrai
tutto ciò
che sulla terra
non hai avuto."
La nonna si tacque,
il suo dolce viso spumò.
Svanì anche il sogno.
Io mi destai
ed avvertì
che una forza maggiore
subentrava
dentro di me.