A Mariangela
Allorché
le gemelle
si amano
di mero amore,
il loro cuore nostalgico
lacrima
per la lontananza.
Ma
il nostro pianto
è iniziato
sin dall’infanzia
poiché
il nostro animo
ha sofferto,
assai presto,
per il distacco
che l’amaro destino
ci volle separare.
Noi,
da piccine,
siamo vissute
in preda
alla nostalgia,
e tuttora,
il nostro sangue gemellare
scorre con rimpianto
delle parole infantili
che non ci siamo
mai confidate
Ai cosiddetti normodotati
Tutto è vita,
per noi disabili.
È vita:
comunicare
col mondo intero;
udire la voce
della pioggia
che batte sul terreno;
vedere la luminosità
e la spaziosità
del firmamento
che ci apre il volto
ad una innata speranza;
comprendere ed immaginare
l’acuto verso degli augelli.
Noi siamo felici
delle piccole
e grandi cose,
perché ogni giorno
che sfugge,
a noi non nulla sfugge
e lo viviamo
con nuove esperienze,
con prove sempre più nuove.
Tutto per noi
è vita.
È tutto un canto
d’amicizia.
Sono tutte grida
di fresche gaiezze.
Addio droga;
ora vorrei cantare,
desidererei esprimere
a tutti
che sono guarita,
che non sono più
prigioniera di te,
droga;
vorrei far comprendere
ad ognuno
che ho sentito
l’universo d’argento
vicino.
Desidero, ora,
esclamare pazza
per la massima gioia
che sono forte e serena,
che non più vivo
negli incubi notturni,
creati da te, droga,
falsa compagna.
Canterei,
sempre canterei;
ma questo canto
di salvezza
non l’ho scelto
per me.
Io dedico
a coloro
che non sanno
che la vita,
nonostante tutto,
è ricca di promesse
e di splendenti orizzonti.
Ai disabili.
Nella vita
occorre possedere
molto coraggio
per poter
tentare, provare,
riprovare e trovare
le arme spirituali
d’abbattere
gli intoppi
del nostro morbo.
Bisogna sentire
la vita pulsare
nelle nostre vene
ed essere pronti
ad ogni lotta
che, come si sa,
la strada del destino
non risparmia
a nessuno,
scoprendo
il segreto giusto
per renderla
meno ripida.
Cerchiamo
di vincere,
con docilità,
i pregiudizi
che opprimono
il nostro intelletto,
appesantendo
il battito
del nostro cuore.
Bisogna tentare,
sempre tentare;
mai considerarsi
degli sconfitti,
dei disgraziati.