Quanto paga il comune di Padova per ospitare in un albergo i clandestini? Il Giornale offre ai suoi lettori questo titolo che apre tutta la prima pagina. La notizia della nuova tragedia degli immigrati nel canale di Sicilia sta in basso col seguito a pagina 13. Ma che razza di lettori ha il Giornale? Almeno per un giorno il quotidiano più vicino a Berlusconi poteva provare a immaginare che i suoi lettori fossero essere umani capaci di interessarsi più alla morte atroce di uomini, donne e bambini che alla spesetta di un Comune per dare un letto a 52 clandestini. La cosiddetta tv pubblica non ha avuto scrupolo nemmeno dei morti a mettere in risalto che in mezzo ai clandestini potevano essersi infilati i kamikaze di Al Qaeda. Una bufala, un servizio alla disinformazione di Stato: figuriamoci se Al Qaeda e le sue filiali fanno viaggiare i kamikaze su carrette a perdere che non reggono il mare per più di tre giorni e li espongono al rischio di morire annegati o di fame! I kamikaze hanno sempre avuto a disposizione denaro e mezzi per spostarsi comodamente da un Paese all’altro.
Quella bufala serviva solo a far credere ai telespettatori che la robaccia detta dal ministro delle riforme aveva ragion d’essere in un fondato allarme sul terrorismo. Macché! Calderoli ha parlato come è capace, con le sue sensibilità, con l’aria di uno che non fa fatica a usare parole rozze, perché nel suo partito, tra i suoi elettori, la rozzezza è considerata una virtù, un talento. I leghisti hanno sempre detto che gli immigrati sono un problema che si risolve sparando e a sparare deve essere la polizia. Non si può parlare neppure di una sottocultura. Nel loro Dna c’è il razzismo allo stato primordiale: quello delle tribù che consideravano gli stranieri istintivamente come potenziali predoni e di conseguenza nemici. Prima dell’era omerica. «Chi cerca di entrare nel nostro Paese deve essere respinto al mittente con le buone o con le cattive». Neppure un mucchio di morti lo ha fatto esitare. Anzi se l’è presa anche con Pisanu che ha messo degli «inetti a guardia dei nostri mari».
Dalle coste di Gibilterra al canale di Otranto, il Mediterraneo ne ha ingoiati migliaia in pochi anni. Le cifre ufficiali che indicano seicento morti dal 1997 nascondono la verità, quantificano solo la punta dell’iceberg. Nei 1998 nella contabilità degli Stati europei che dava un numero di trecento morti, non erano compresi mille immigrati annegati nei soli primi sei mesi di quell’anno, mentre cercavano di raggiungere le coste spagnole, nella massima parte magrebini. Dopo la denuncia dell’associazione degli immigrati marocchini in Spagna, la guardia civile ammise che erano stati ripescati 270 cadaveri di nordafricani, ma le autorità dell’Andalusia, dove erano stati più frequenti gli sbarchi, dettero una cifra maggiore: circa cinquecento.
Le scene che vediamo in tv, che domenica ci hanno fatto orrore per l’ennesima volta, le sgangherate carrette del mare stracariche di immigrati in balia delle onde, affamati, assiderati, costretti a bersi le urine, scheletriti come quelli di Auschwitz, non dicono tutta la misura della tragedia che si consuma davanti alla porta chiusa dell’Europa. La storia non si ripresenta mai con i vecchi volti e i vecchi nomi, ma nei nuovi orrori si riscopre il male assoluto che abbiamo già conosciuto e vissuto.
L’Europa li bolla come clandestini, umanità negata, respinta, espulsa, condannata a morire per fame, per aids oppure nell’inferno di qualche guerra combattuta in Africa o Asia con le armi vendute dagli occidentali, con consiglieri militari occidentali, per gli interessi di multinazionali occidentali. La carretta arrivata domenica a Siracusa, dopo una traversata in cui sono morti di fame, sete e freddo almeno 28 immigrati, aveva imbarcato in Libia un centinaio di africani provenienti dalla Liberia, dove infuria da 14 anni la guerra civile, dalla Sierra Leone, dove ci sono conflitti da dieci anni, e dalla Costa d’Avorio, dove sono ammassati 800 profughi e mezzo milione di sfollati.
Nell’Europa nazista si usava la stella gialla per marchiare un essere umano e negargli il diritto alla vita. Nell’Europa di oggi si marchia come "clandestina" una madre che arriva con un braccio un bambino, che ha avuto la sfortuna di nascere in un Paese dove malattie, fame e guerre riducono la speranza di vita. Perché a quel bambino è negata una speranza di vita pari a quella dei bambini italiani, tedeschi, francesi? Perché la polizia di Pisanu rispedisce indietro quel bambino? Di che cosa lo si incolpa? Di non essere nato in Alto Adige o in Danimarca? La clandestinità presuppone la scelta di vivere nell’ombra, ma gli immigrati vogliono al contrario vivere in piena luce nei nostri Paesi, rispettare le nostre leggi, avere un permesso di soggiorno, un lavoro, una casa, una scuola per i loro bambini. è l’Europa che vuole diventare una fabbrica di clandestini. Pisanu se l’è cavata prendendosela con l’Europa e non ha tutti i torti perché i governi europei si sollecitano uno con l’altro a fare buona guardia.
Ma l’Italia dà l’esempio peggiore: ha la legge più repressiva, non ha una legislazione sul diritto d’asilo in grado di dare le stesse garanzie previste dalle altre normative europee, lancia allarmi contro un’invasione inesistente, mentre, in realtà, da noi arrivano meno immigrati che in tutti gli altri Paesi dell’Unione.