Considerato l’erede intellettuale di Marshall McLuhan, Derrick De Kerckove è tra i principali studiosi delle connessioni tra nuove tecnologie e mente umana. è direttore del McLuhan Program all’Università di Toronto e docente di culture digitali e della comunicazione all’Università di Napoli Federico II.
«In realtà è cambiato il livello di accelerazione e sono cambiati i ritmi. E così il modo di segmentare il tempo e le attività umane. La musica in questo svolge una funzione di armonizzazione sociale molto importante. è la musica che crea il ritmo adeguato ai mutamenti tecnologici e alle trasformazioni urbane e sociali che ne conseguono».
«Non solo una percezione, direi anche una "sofferenza" diversa del tempo, dovuta all’accelerazione quasi parrossistica dei ritmi urbani. Cito, a riguardo il lavoro di Philip Glass, tra i padri del minimalismo, che con la sua musica svolge da circa quarant’anni una fondamentale riflessione sul ritmo. La storia della musica, dal rock fino al rave, passando per l’hip hop, è fatta di ritmi che servono a risintonizzarsi di volta in volta con la costante accelerazione tecnologica e sociale della città».
«Il ritmo del rock o del jazz è muscolare; quello dell’elettronica è cognitivo. Produce una pulsazione molto più veloce che agisce direttamente sul sistema nervoso».
«La musica agisce nell’intervallo fra il corpo e il mondo per armonizzare i contatti. A Napoli, che è una città con spiccato senso del ritmo questo si nota già nel traffico cittadino. Il traffico si organizza da sé. Ma c’è il ritmo del calcolatore, quello prodotto dall’informazione permanente degli Sms, le suonerie dei cellulari. Tutti ritmi che ci obbligano a gestire con sempre maggiore rapidità gli intervalli temporali, ma anche spaziali, tra noi e il mondo esterno».
«Questo è un chiaro segno dell?integrazione avvenuta. Un’armonizzazione che mi fa pensare all’ostrica. L’ostrica, come il musicista, armonizza il dolore creando una perla attorno alla ferita. Anche la musica è una risposta al dolore, una madreperla sonora, fluttuante e impalpabile».
«Dopo l’analogica, siamo nella seconda era dell’elettricità: l’era digitale. La prima dava la luce, il calore, il trasporto dei segni. La seconda è mentale e organica. Ma limitata. Il processore calcola una serie di zero e di uno analizzati linearmente. Il Quantum, viceversa tiene conto delle contraddizioni, consente risposte simultanee a problemi complessi».
«Si, ma non parlo di religione, né di mistica, ma di una tecnologia in grado di processare la complessità del mondo generando un’auto-organizzazione dei contenuti».
«L’archetipo è la caduta del Muro di Berlino. Mi piace pensare che come le mura di Gerico, il Muro sia esploso a causa dell’onda d’urto provocata, non dalle trombe di Giosuè, ma dall’energia elettrica e culturale generata dal rock e dai rave-parties. Quell’evento è il principio della nuova era e la fine della logica bipolare. Presto cadranno altri muri e il mondo dovrà trovare altre soluzioni, nuovi ritmi, per armonizzarsi».