Senza titolo

Pericolo, energia, temerarietà. Coraggio, audacia, ribellione, movimento aggressivo, insonnia febbrile, salto mortale. «La magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità». C’è tutto: l’energia di un rave, l’estrema temerarietà di uno skater, l’audacia della sperimentazione, l’insonnia febbrile dell’elettronica e il salto mortale: fisico e virtuale. Le parole d?ordine di Marinetti, scritte nel "Manifesto futurista" del 1909, sono le stesse della rivoluzione creativa che attraversa il 2004 puntando all’intera ricostruzione dell’universo. Il mondo venera come nuova bellezza la velocità. Non più quella della "Città che sale" di Boccioni, delle "Compenetrazioni iridescenti" di Balla o dei "Dinamismi" di Prampolini e Depero. La nuova idea di velocità non conosce distinzione fra materiale e immateriale, fra potenza muscolare e frenesia di calcolo dei processori, fra spazio e tempo. «Oggi», si legge in "Musicman Machine" testo fondativo dell’estetica nell’era digitale, frutto degli studi di Annalisa Bi di e Lello Savonardo dell’Università di poli, «la dimensione del tempo è profondamente modificata dall’uso delle nuove tecnologie. Passato, presente e futuro possono coesistere e integrarsi. La disgregazione di queste categorie conduce l’individuo a confrontarsi con una dimensione che appare privata dei confini e limiti a cui le precedenti forme di comunicazione ci avevano abituato». Oltre il tempo e senza limiti. Un’accelerazione violenta ha dissolto le barriere fra discipline, generi e linguaggi. Musica, arte, cinema, sport di strada sono un unico territorio d’azione. Golan Levin ad esempio: performer americano ora di fama mondiale. è musicista, ingegnere, compositore e artista visivo capace di produrre da solo i software dei suoi eventi multisensoriali dove il suono si trasforma in immagine. Golan canta in piedi insieme a Joan La Barbara e, sullo schermo, ogni fonema emesso dalle loro bocche si traduce in grafismi che crescono come piante invasive sui mega schermi alle loro spalle. Arriverà in ottobre al Roma-Europa-SonarSound. Attesissimo perché vero guru della nuova scena. Simile e diversa, ecco Vesna Victoria, artista visiva, anche lei capace di manipolare un software come fosse un pennello e di mettere in scena instantanee performance dove il pubblico ha l’illusione di toccare complesse geometrie che fluttuano in uno spazio buio o dove i nostri corpi, catturati da una tele-camera, vengono trasformati in ombre che si accavallano grigie e dilatate su uno schermo. è "Balkan Ghost" in scena alla mostra "Mediterraneo" al Macro di Roma fino a settembre.
Golan e Vesna sono viva testimonianza di una ricerca che è lente d’ingrandimento di tutte le modifiche percettive che hanno invaso il nostro quotidiano. «Il messaggio di un medium è nel mutamento di proporzioni di ritmo o di schemi mentali che introduce nei rapporti umani», diceva l’intramontabile Marshall McLuhan. "Kick&Lick", lo definisce oggi in gergo street style Paulo Von Vacano, una sorta di antropologo del presente, fondatore della Drago Arts-Communication casa editrice e discografica interamente centrata sulle culture emergenti. Kick&Lick è il modo più veloce per esprimere il rinnovamento percettivo a cui siamo sottoposti. è l’"hic et nunc" del digitale. Letteralmente sorpresa e piacere, ma anche eccitazione e velocità. Tutto ciò che attraversa tanto il Web che il corpo. Un corpo che la velocità deforma e trasforma, portandolo oltre i limiti delle leggi di gravità e dei principi della fisica. è la religione degli skaters, acrobati metropolitani e adrenalici, legati alle stesse parole d’ordine di Boccioni e Marinetti: velocità, individualismo, appartenenza al branco, ricerca estetica, edificazione di un mondo alternativo. Di tutto questo ora un film celebra le origini. è "Dogtown and Z Boys" (vincitore del Sundance Festival 2001, sugli schermi italiani a settembre). Girato da un ex skater professionista Stacey Peralta, con voce narrante di Sean Penn e una colonna sonora in puro stile Settanta, il film raccoglie testimonianze e interviste dei sopravvissuti del primo pionieristico gruppo di eroi con tavoletta a rotelle. Oggi gli skaters sono cambiati, non più solo spericolati guerrieri metropolitani, ma artisti, fotografi, performer e persino designer e testimonial di nuovi brand giovanili.
«È nato l’S-Style», lo battezza Von Vacano, «"S" come Speed ma anche come Street, Sound, Surf, Skate, Sms, Scratch. Un movimento avanguardistico che nasce nella strada e che usa i sistemi di comunicazioni per cambiare il sistema partendo dalla periferia». Una planetaria tribù che con la benedizione di Aaron Rose, loro mercante e mentore, si è raccolta recentemente in una mostra che ha attraversato vari centri espositivi della California. Titolo "Beautiful Losers" (come il romanzo di Leonard Cohen): belli, perdenti, ma soprattutto estremi, in tutto. Estremo o meglio eXtremo come scrive l’antropologo Massimo Canevacci («X come contrario, X come eccessivo, X come alieno, X come proibito») autore di "Culture eXtreme – Mutazioni giovanili tra i corpi della metropoli" (edizioni MeItemi). Corpi mutanti che l’accelerazione ha dilatato e trasformato in organismi «pieni di percettori e recettori. Un corpo nuovo che sancisce la fine del dualismo fra organico e inorganico, tra natura e cultura. L’aspetto liberatorio del cyborg genera forme enormi di espressività uccidendo una volta per tutte il mito terrificante di Frankenstein». «Il suono elettronico è un corpo inorganico che attraversa e trasforma il corpo fisico», racconta Maurizio Martusciello compositore e performer, «un corpo ibrido moltiplicato per 50 mila come nel concerto della techno-star Mills, dove le frequenze generate dal computer e le onde accelerate delle nuove sonorità provocavano mutazioni non emotive, ma organiche. Una sorta di estasi sciamanica collettiva che ha chiuso il Sonar di Barcellona». O ancora: «Una musica che è eXtrema ricerca di attraversamenti sonici e che lavora su sensazioni ritmiche, iterazioni spaziali, contorni dinamici, ombre cromatiche. Velocità e movimento», secondo le parole di Massimo Canevacci.
«La lentezza fa di te, un bersaglio», dicono gli skaters, protagonisti di una guerra che fa della velocità la migliore arma di sopravvivenza. E come nel futurismo il sottofondo di guerra riecheggia ovunque; "Rumors of War" è il titolo di una performance di Martusciello presentata all’ "Offf" di Valencia uno dei dieci festival più veloci del mondo. "Rumors", come rumore ma anche come diceria, è la trasformazione in panorama sonoro (Soundscape) di veri rumori campionati dai filmati della guerra in. Iraq: esplosioni, colpi di mitraglia, elicotteri, cingoli di carri armati, grida umane. Tutto frullato in un processore e trasformato in architettura sonica. Guerra metropolitana è invece quella consacrata in tanti teen movies: dal film di culto di Eminem "Eight miles" a "Street Dance Fighters" (nelle sale italiane dal 16 luglio) dove ipercinetici e disarticolati breakers trasformano i loro corpi in spettacolari macchine ritmiche. Vere e umane "Forme uniche nella continuità dello spazio", le definirebbe Boccioni.
Siamo al rinascimento digitale del futurismo, fotografato persino dalla Nike che da marchio sportivo si trasforma in moderno mecenate per sponsorizzare una ricerca dove 15 sperimentatori del web design hanno con le loro visioni contribuito a ridefinire il nuovo slogan Nike: non a caso "The Art of Speed". Progetto multimediale itinerante che indaga su «tutto ciò che la velocità significa oggi per l’umana esperienza».
A esplorare i nuovi terreni della creatività veloce arriva anche "Hot", fanzine patinata che dedica il prossimo numero di agosto interamente alla velocità nelle più disparate forme di espressione artistica.
Un consistente numero di pagine è riservato al "remix" e al "turntablism", i due pilastri dell’arte del dj. Pittori del suono che usano i dischi come pura materia da cui far scaturire un nuovo linguaggio, mescolando brani, ritmi, creando tessiture parallele attraverso lo scratch, smontando e rimontando classici della dance, ma anche Vivaldi.
Il classico, come voleva Marinetti, adesso è davvero morto. Il remix ne ha completamente annientato la sua intoccabile integrità. La velocità lo ha dissolto in mille pezzi che si possono ritagliare e usare all’interno di una totale libertà creativa. E la formula vincente è il loop, il ritorno, la ripetizione: uno stesso brano ripetuto e riscritto ogni volta in forme diverse. Tutto scorre, tutto transita l’importante è far parte del flusso. Siamo tutti tornati a una primordiale società fatta di "Hunters and Gatherers" (cacciatori e raccoglitori), come aveva previsto di nuovo Mc Luhan. In un mondo dove si è già prodotto di tutto e di troppo, non c’è più niente da inventare e l’ultima frontiera creativa è scombinare le carte in tavola. L’importante è farlo in fretta, ad altissima velocità, per attraversare in un lampo mondo reale e mondo virtuale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *