Ogni sera
contemplo
il ritratto
della nonna paterna:
di colei che tanto mi amò.
Le parlo come se, ancora, vivesse.
Inizio:
" Nonna, se tu morta non fossi,
la vita, per me, sarebbe più lieta.
Ma perché sei morta?
Non eri vecchia;
anzi, eri ancora, forte
e serena.
Ricordi, che, ora,
a casa da Firenze,
avrei potuto venirti
a trovare, a Lobbi?
Ma non ho fatto in tempo,
il Cielo t’ha chiamata
presto assai.
Ti ricordo con profonda nostalgia,
piccola e grande nonna.
Rammenti allorchè
in grembo mi tenevi
ed avvicinavi
la mia testolina bruna
al tuo cuore?
Rimembro
quanto per me e con me
hai sofferto
e quand’era infinita
la tua pazienza.
Ricordo, pure,
i momenti delle mie bizze
che il tuo viso sereno
si rattristava.
Or, che bambina,
non son più,
frammenti di rimorso
avverto dentro di me."
Ecco,
che il mio volto
si riga di silenziose lacrime,
e tra il tacito pianto,
mi par di vedere
le rosee labbra
dell’amata nonnina
muoversi leggermente
e piamente,
come per dirmi
tante, tante cose.
Spalanco la mano:
voglio toccare quelle labbra;
ma non sento altro
che il freddo del vetro.
Mi alzo
e con voce commossa
riprendo a discorrere:
" Nonna, aiutatami sempre,
aiutami ancora maggiormente
dal Luogo dove il sole
è intramontabile
e dove il dolore
è inesistente.
Fa che maturi guidata
dalla stessa tua Fede
che t’aiuto
ad affrontare ogni difficoltà .
Ciao, nonna,
ora ti lascio riposare
accanto al buon nonno
che io, purtroppo,
non ho conosciuto."