Ogni sera
di primavera,
sollevo il capo
verso la torre
del campanile
della mia splendida
cittadella.
Odo
il battere dell’orologio
e delle campane
che suonano a sera.
Ed io, con la mente
ai miei cari,
penso e ripenso
al giorno
che, lentamente, muore.
Contemplo smarrita,
ogni creatura
che, tacitamente,
s’appressa
al sonno notturno.
Sento ancora
il ritocco dell’ora
sul campanile
battere colpi
più forti,
come per rincuorarmi
e per ricordarmi
di tornare,
anch’io,
al mio tiepido
nido materno.