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Un incontro franco e amichevole, e un’insospettata unità  di vedute: è quanto ha unito, ieri sera e stamane, Vasco Rossi e don Luigi Ciotti. Il rocker modenese e il sacerdote antidroga hanno incontrato i giornalisti stamattina all’interno di Fabbrica, il luogo scelto da Vasco per presentare, oggi a Torino, il suo ultimo album "Buoni e cattivi". "Non conoscevo Vasco se non per la passione dei ragazzi", ha detto don Ciotti, "l’ho conosciuto ieri, ad una cena bellissima, qui al Gruppo Abele, e ho capito che abbiamo cose in comune. Pensiamo tutti e due che bisogna incontrare le persone piuttosto che affrontare i problemi, con senso di umiltà  e di dubbio".

Inevitabile che tra i due, a tavola e anche dopo, si parlasse di tossicodipendenza: "C’era imbarazzo quando ci siamo guardati negli occhi", ha ammesso Ciotti "ma è stato lui a volermi incontrare dopo una mia intervista in televisione. Mi sa che anche lui pensa che le parole d’ordine sono libertà  e giustizia, libertà  nel senso che le persone vanno liberate dalle loro catene, come la droga, e giustizia nel senso che non si può continuare a pensare che per vincere la droga bisogna punire chi la usa. Ma siamo pazzi", sbotta, "ma lo sapete che il mercato della droga è l’unico a non avere subito flessioni in questi trent’anni? Ma dov’è la volontà  di contrastare davvero gli spacciatori di droga e la mafia? Cosa fanno i governi? Leggi per dire che è giusto punire chi si droga?".

Quanto al legame con il cantante, ha aggiunto: "Vasco si è riconosciuto nel nostro metodo, per il quale si incontrano le persone piuttosto che affrontare i problemi, si accompagna piuttosto che portare, anche se costa di più, si cercano le relazioni umane piuttosto che soluzioni tecniche e farmaci, non si abbandona mai chi fa più fatica a vivere di noi".

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