In questi giorni, forse per via dei forti eventi che ci assediano, mi è tornato alla mente un sogno che mi raccontava Camillo, il barbone che ha dormito nella mia automobile per cinque anni.
"Sogno ogni notte che la gente s’abbracciano e si mangiano, si mangiano e si abbracciano".
Camillo, mentre raccontava, scuoteva il capo con fare incredulo e ripeteva.
"S’abbracciano e si mangiano".
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Alle soglie della seconda guerra mondiale, in tutti i Paesi del mondo sfilavano cortei contro la guerra. La Germania e la Russia avevano siglato un ferreo patto di non aggressione. Dopo soli sei anni l’Europa era rasa al suolo e si contavano settantadue milioni di morti, di cui dodici milioni erano
Bambini.
Credo che sarebbe tempo di trovare forme nuove di manifestare che non si basino necessariamente sulla quantità, ma che realizzino di fatto il senso di ciò che si desidera testimoniare.
Faccio un esempio. Invece della solita gita a Roma, destinata inesorabilmente ad essere strumentalizzata dalle varie componenti politiche, si potrebbero organizzare in ogni città, in ogni borgo, in ogni paese, delle lunghe tavolate sui marciapiedi, e far sì che la gente esca dalle case e si incontri, ognuno portando il cibo che avrebbe mangiato a casa per consumarlo insieme a tutti gli altri e discutere se sia meglio la pace o la guerra, se ancora ce ne fosse bisogno, o ancor meglio su un nuovo modo di organizzare la società, la scuola, il lavoro.
Oppure simulare qualcosa che somiglia a ciò che si è costretti a fare durante la guerra. Spegnere le luci in ogni casa e manifestare rimanendo al lume di candela, per una sera senza televisione.