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Nel 1980 l’ENEL ha stipulato un contratto per l’invio, il trattamento e la riconsegna all’Italia di 105 tonnellate di combustibili per centrali atomiche. L’altro contraente è la BNFL (British Nuclear Fuel), società governativa che da oltre 30 anni riceve e trasforma materiali contaminati italiani, giapponesi, australiani, nella centrale atomica di Sellafield (vedi nel sitowww.progettohumus.it/Specials/NonCherno.html).

Le scorie radioattive inviate in Gran Bretagna provengono principalmente dagli impianti di Saluggia e Trino (Vercelli). A Saluggia (una delle zone in Italia con la più alta incidenza di tumori fra la popolazione), nel reattore spento della FIAT AVIO ed in un centro di ricerca dell’ENEA, si trovano 1.550 metri cubi di scorie radioattive; a Trino, nella centrale disattivata, 1.020 metri cubi.

Dal 1980 ad oggi le scorie inviate ammontano a oltre 50 tonnellate di combustibile atomico.

I costi per 54 tonnellate di sostanze altamente radioattive (dati della SOGIN, la società statale che gestisce le scorie) sono 15 milioni di euro per i trasporti più 1 milione e 224 mila euro per ogni tonnellata di rifiuti nucleari dai quali estrarre plutonio (buono per le bombe atomiche) ed uranio impoverito per i micidiali proiettili. (Ricordiamo che il DU – uranio impoverito – debitamente trattato è più efficace e meno costoso del tungsteno monocristallino. Quando il proiettile entra in una corazzatura polverizza l’uranio che esplode in frammenti incandescenti che, uscendo dalla parte perforata ed a contatto dell’aria, aumentano l’effetto distruttivo. A livello sanitario i problemi avvengono quando il DU entra nell’organismo o sotto forma di pulviscolo, o sotto forma di schegge. L’uranio ingerito, inalato o presente nei frammenti di proiettile incorporati, può essere solubilizzato dall’organismo e depositarsi nei vari organi, soprattutto a livello renale, causando patologie da immunodepressione, cancri ossei, leucemie, anemie, ecc..L’uranio lasciato sul campo di battaglia viene lentamente trasportato dal vento e respirato, ed il fall out può contaminare le falde acquifere od entrare nella catena alimentare.)

Da Sellafield i residui senza valore bellico/militare, radioattivi per -soli- 30 anni, torneranno in Italia per essere ricollocati (Sardegna?!).

Il prezzo lo paghiamo noi: 5 centesimi di euro per ogni kilowatt della bolletta ENEL di ciascun cittadino. Cinque centesimi per le armi nucleari, accanto alle quali lavorano e si ammalano di cancro e leucemia i nostri soldati in missione -di pace- nella ex Jugoslavia, Iraq, Afghanistan e Somalia: sono i paesi dove i proiettili anticarro sono stati adoperati e dove i loro residui (uranio impoverito), spesso invisibili, giacciono sul terreno, nelle case, nei campi di grano e verdure (nel 1994 in Bosnia sono stati sparati 10.000 proiettili radioattivi). Si teme siano stati usati anche a Quirra, in Sardegna, dove, tra la popolazione attorno al poligono, si sono registrati 14 casi di tumori sospetti. (Fonti: Marco Mostallino, l’Unione Sarda, 29 maggio 2003; sito uranioimpoverito.it)

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