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LONDRA – Niente sussidi agli immigrati dai nuovi paesi Ue, "se non riusciranno a mantenersi da soli saranno cacciati dal paese".

Ieri mattina Tony Blair ha annunciato la linea del suo governo in vista dell’ ondata di immigrati che, con l’allagamento dell’unione, arriverà  nel Regno Unito: i nuovi cittadini europei dovranno pesare il meno possibile sulle casse del Welfare.
"Noi diremo – ha promesso il premier ai microfoni della BBC – che la gente non può fare richiesta di sussidio quindi che possono venire solo se hanno un lavoro da fare".

Le esternazioni di Downing street hanno anticipato di qualche ora l’intervento alla Camera dei Comuni del ministro degli Interni David Blunkett, che è entrato nel dettaglio delle misure che il governo intende adottare.

I lavoratori dei nuovi 10 paesi membri non avranno bisogno di permessi di soggiorno, "che darebbero vita – ha detto Blunkett – ad un mercato nero, in cui i nuovi immigrati non pagherebbero nè le tasse, nè i contributi". Dovranno però registrarsi ad uno speciale programma per l’impiego, in modo che si sappia che tipo di lavoro svolgono e dove sono impiegati.

Nei primi due anni di permanenza nel Regno Unito i nuovi arrivati non potranno chiedere sussidi, e "se il programma di registrazione dovesse indicare uno squilibrio nel mercato del lavoro, – ha sottolineato il ministro – imporremmo di nuovo le restrizioni".

Le contromisure del governo sono la risposta a chi aveva criticato l’eccessiva apertura verso i nuovi cittadini europei.
Solo Dublino e Londra hanno annunciato che non ci saranno restrizioni per l’accesso al mondo del lavoro, mentre gli altri stati membri si avvarranno di un "periodo di transizione" (massimo di 7 anni) caratterizzato ancora da quote e permessi di soggiorno.

Secondo Blunkett quest’apertura non può che giovare alla Gran Bretagna, che ha decisamente bisogno di manodopera, "ma il nostro approccio – ha osservato il ministro – non deve lasciarci scoperti".

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