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ROMA
"No cari figlioli, mamma e papà  non vi portano alla crociata in difesa del crocefisso in classe perché è `una forma di protesta contro persone o provvedimenti’". Scava, scava ci sarebbe pure del buono nel marcio della proposta avanzata dai numi tutelari del familismo in Casa delle libertà . Segnatamente, la presidente della commissione parlamentare per l’infanzia, Maria Burani Procaccini, che insieme al capogruppo azzurro Elio Vito e al coordinatore nazionale dei giovani Simone Baldelli ieri ha illustrato una farneticante proposta di legge per sanzionare – con ammenda da 500 a due milioni di euro – la presenza di minori di 11 anni (a maggiora ragione se accompagnati) ad adunanze di protesta, e per tale natura dunque sediziose. Il testo, di un solo articolo, parla da sè: "Alle riunioni in luogo pubblico è vietata la partecipazione non occasionale di minori degli anni 11 – si legge – è considerata non occasionale anche quella partecipazione che, o per il numero di minori degli anni 11 coinvolto, o comunque per l’utilizzo degli stessi, sia da considerare strumentale ad uno degli scopi della riunione". L’idea, in fondo, non sarebbe del tutto balzana, se per una volta rappresentasse uno straccio di contrappeso proibizionista per i genitori rispetto ai figli: se ad esempio stabilisse il divieto imporre funzioni religiose o altri riti archeologici (magari rendendoli leciti per i minori solo se non accompagnati da maggiorenni, cioè consapevolmente praticati). Va da sè, invece, che "il divieto non si applica alle manifestazioni religiose, a quelle sportivo-ricreative e a quelle a carattere esclusivamente educativo-culturali, e in genere a tutte le manifestazioni che non siano una forma di protesta contro persone o provvedimenti, ma tendano all’affermazione di valori accettati universalmente, quali il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà  fondamentali". Il che, per intendersi, non protegge nessun minore dalle farneticazioni della famiglia e – di conseguenza – della società  e dei suoi valori "accettati universalmente", cioè quelli abitualmente resi tali a mezzo di guerre o repressioni. Nè protegge dalle penose ribalte, in saio o tutù, imposte dalle vanità  o dalle convinzioni delle patrie famiglie.

Al contrario, la firmataria Burani Procaccini ritiene che la filosofia del provvedimento non sia "il divieto ma la tutela dei minori". Ai quali, in altre parole, sarebbe vietato far la bizza perché il governo vuole impedir loro di restare a scuola il pomeriggio con gli amichetti (perché è dalla protesta sul tempo pieno tartassato da lady Moratti che prende le mosse l’iniziativa), come in effetti può far comodo anche alle famiglie. Aggiunge il capogruppo Vito, promettendo il sostegno di tutta la pattuglia parlamentare azzurra: "Vogliamo scongiurare il pericolo di strumentalizzazione di minori, su temi che questi ultimi non possono conoscere a fondo".

Il problema è che le repliche delle opposizioni, e dalla stessa destra, scavalcano a più pari la libertà  dei minori per limitarsi a quelle dei genitori: stessa ratio del proibizionismo forzista. Finchè si tratta di contrastare il proibizionismo, infatti, l’esercizio è scolastico: "Non amo le censure – dice Alessandra Mussolini – mentre mi sembra che la casa delle libertà  stia andando in questa direzione, stia diventando la casa delle proibizioni". Insomma, fa eco la Ds Livia Turci, la proposta è "un chiaro esempio di come la paura e la faziosità  politica possano far perdere il ben dell’intelletto".

Venendo invece ai minori, osserva la Ds Anna Serafini: "Le proposte del centrodestra sono in palese contrasto con la convenzione Onu sui diritti del fanciullo che recita: il fanciullo ha diritto alla libertà  d’espressione". Ben detto. Dunque, ha ragione la verde Luana Zanella nell’osservare come "l’ansia protettiva nei confronti dei bimbi è tale che all’onorevole Burani piace vestire i panni di una super mamma ansiosa e soffocante". Peccato che poi anche lei scivoli nell’osservazione fatale: "Durante le pubbliche manifestazioni c’è già  chi si preoccupa egregiamente dei ragazzi, cioè i loro genitori". E, invece, forse è proprio di quello che i minori saprebbero egregiamente fare a meno. Almeno ogni tanto.

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