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ROMA – Concedere la cittadinanza ai figli degli stranieri che nascono in Italia e a quelli che vi giungono nei primi anni di vita. Ridurre da dieci a sei anni il periodo di presenza regolare in Italia necessario agli adulti per chiedere la naturalizzazione.

Questi i perni su cui ruota una proposta di legge che vuole modificare il testo sulla cittadinanza approvato nel 1992. Presentata in Parlamento dall’Udc su sollecitazione della comunità  di Sant’Egidio, la proposta ha già  incassato l’appoggio di Udeur e Margherita e sarà  probabilmente discussa parallelamente a quella sul diritto di voto.

Secondo la legge attuale i bambini nati nel nostro Paese da genitori stranieri non ottengono la cittadinanza italiana automaticamente, a meno che non siano figli di ignoti o di apolidi, oppure di cittadini di un paese la cui legge non prevede che i genitori trasmettano la propria cittadinanza al figlio.
Una volta compiuti 18 anni, possono chiedere la cittadinanza, ma devono farlo entro dodici mesi e devono comunque dimostrare la residenza legale in Italia, senza interruzioni, dalla nascita.

"Accade così – spiegano gli estensori della proposta di legge – che anche chi è nato in Italia e vi ha continuativamente vissuto fino a diventare maggiorenne, non possa ottenere la cittadinanza solo perché la madre, che aveva al momento del parto un regolare permesso di soggiorno, non aveva a quel momento eletto la residenza nel Comune".

La proposta in discussione in Parlamento prevede invece la concessione della cittadinanza a "chi è nato nel territorio della Repubblica se il genitore è regolarmente presente in Italia da almeno due anni e titolare del permesso di soggiorno" per motivi di lavoro o per motivi familiari.

"Non chiediamo la luna – spiega il portavoce della comunità  di Sant’Egidio Mario Marazziti – ma un’ ovvietà , tenuto conto che la legge italiana è a riguardo fra le più restrittive in Europa. Fra l’altro, questi sono bambini che nei paesi di origine dei loro genitori sarebbero trattati da stranieri. Chiediamo quindi che dal diritto di sangue si arrivi al diritto di suolo, proprio come avviene in Usa, in Australia e in Canada".

Attualmente l’acquisto della cittadinanza è ancora più difficile per i minori nati all’estero che hanno raggiunto i genitori immigrati in Italia. Come i loro genitori, potranno infatti chiedere la cittadinanza solo dopo dieci anni di residenza in Italia.

"In pratica -spiegano ancora alla Comunità  di sant’Egidio – tutto il periodo, prolungato e significativo, di crescita e formazione in Italia non ha alcun valore, senza tener conto del fatto che questo periodo è determinante nella costruzione dell’identità  della persona e nella maturazione del senso di appartenenza all’Italia".

La proposta di legge prevede invece la cittadinanza italiana per il "minore figlio di genitore straniero se fornisce prova della presenza continuativa in Italia da almeno sei anni e della partecipazione ad un ciclo scolastico o di formazione professionale oppure dello svolgimento di regolare attività  lavorativa, unitamente alla conoscenza adeguata della lingua e della cultura italiana".

Per quanto riguarda gli adulti, si propone infine di concedere la cittadinanza a chi è regolarmente Italia "in forma continuativa e abituale" da almeno sei anni, a patto che abbia un reddito non inferiore all’assegno sociale e che dimostri di conoscere la nostra lingua e la nostra cultura.

(4 febbraio 2003)

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