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All’improvviso stamattina, svegliandomi, mi sono reso conto che siamo praticamente arrivati alla fine dell’anno. L’anno. Sembrava un anno di grandi prospettive: pur con tutte le disillusioni ormai radicate in ciascuno di noi, molti di noi si sono immersi nell’. Un logo e uno slogan, che, periodicamente, vengono sventolati in cima al programma di improbabili manifestazioni e convegni. A me, personalmente, questo non lascia nulla. Volutamente ho evitato la maggior parte delle occasioni di celebrazione di una ricorrenza inutile. Ormai da tanto tempo, ci lasciamo così facilmente condurre e coinvolgere nei contenitori preconfezionati, che ci propinano le varie Amministrazioni Pubbliche?..da non accorgerci quasi più della realtà  che ci circonda, delle persone in carne ed ossa con i propri problemi e le proprie gioie, della moltitudine delle diversità  che popola questo strano pianeta.

Il. Era anche l’anno in cui ricorreva il , quella legge famosa per aver aperto le porte dei manicomi e aver cominciato a parlare, per la prima volta in Italia, di "diversità " anzichè di "matti da legare", di "portatori di cultura" anzichè di "portatori di handicap". Che ne è stato di quell’? Perchè è durato solo qualche giorno e non un Anno intero? E che ne è stata dell’ipotesi di una nuova di impegno civile per arrivare alla chiusura dei sei manicomi criminali italiani esistenti, bolge infernali dove ancora oggi vengono confinate persone "indesiderate"? Se qualcosa è avvenuto o sta avvenendo, come mai non se ne sa niente? Dove è finita la proposta di legge di modifica della (che alcuni parlamentari di partiti di maggioranza di governo avevano presentato ad inizio legislatura), che era stata duramente contestata da molte (ma non tutte) associazioni? Avverto un vuoto di informazione intorno a questioni fondamentali, che riguardano la gente comune. Non so nulla o quasi di tante storie, proposte, progetti, percorsi che sono giunti alla ribalta un bel giorno su un quotidiano o nei titoli di un telegiornale, per poi essere fagocitati, amalgamati e confusi tra tante notizie inutili, ma che fanno audience.

Il . Era anche l’. Secondo me, avremmo dovuto "boicottare" l’ e "" con tutte quelle ong, associazioni, gruppi e singoli, che ogni giorno si impegnano per proporre un modello di sviluppo un po’ più a misura di ciascuna persona umana, comprese le persone con bisogni speciali.

Molti di noi che da anni lavorano e "lottano" nel "mondo della disabilità " hanno spesso dimenticato la realtà  vera e concreta. Mi accorgo spesso che, passare ore e ore delle proprie giornate, tra le quattro mura di un ufficio o in riunioni di lavoro presso tutte le amministrazioni pubbliche e private concepibili da mente umana, dedicando intelligenza, cuore e passione a tutte le persone con disabilità  del mondo?..spesso serve a poco o, piuttosto, ad alimentare il nostro naturale egocentrismo e i nostri deliri di onnipotenza. Sempre più spesso, mi trovo a parlare le persone con bisogni speciali, persone con diversa abilità . Ho anche imparato ad usare i termini corretti e ormai non utilizzo più parole come "handicappato", "mongoloide" o "scemo". Sempre più spesso, sono sicuro di ciò che è necessario per la crescita, l’autonomia e l’integrazione sociale e lavorativa delle persone svantaggiate: faccio interminabili riunioni, scrivo progetti a iosa, coordino importanti azioni europee di , scambio e dissemino risultati e prodotti.

Qualche volta, tornando a casa a tarda sera, dopo aver migliorato il mondo della disabilità , grazie al mio contributo di intelligenza, cuore e passione, mi imbatto per strada in qualche vecchio amico, con cui avevo cominciato anni fa il percorso. Io ora sono in alto, un buon dirigente. Lui, invece, purtroppo "handicappato mentale", si arrangia a lavorare in una cooperativa sociale di manutenzione del verde, che pretende tanto e che è sempre in crisi economica. Io sono una persona responsabile e che non si tira indietro rispetto a nuovi impegni. Lui, se si sveglia male la mattina, gira il cuscino e si rimette a dormire, spesso senza avvisare la propria cooperativa, che non andrà  a lavorare. Io sono il "mio" datore di lavoro. Lui dovrebbe essere il "suo" datore di lavoro, essendo socio lavoratore di una cooperativa sociale, ma in effetti non è adeguatamente responsabile e spesso si assenta dal lavoro, non avvertendo la gravità  della sua assenza. Per me, si prospettano grosse prospettive di carriera?..poi, se ci passano altri progetti presentati all’amministrazione pubblica, anche degli incentivi economici. Per lui, si prospetta per ora una riduzione di orario di lavoro?..poi, se continua ad assentarsi dal lavoro ogni volta che la domenica la sua squadra del cuore perde, forse sarà  meglio un periodo di aspettativa. Io sono un imprenditore sociale, uno che crede nella cooperazione sociale e si fa in quattro per creare nuovi posti di lavoro per persone svantaggiate. Anche lui è un imprenditore sociale, ma non ha continuità  di rendimento e poca responsabilità  verso gli altri soci della cooperativa.

Don Luigi Ciotti, il mitico fondatore del "Gruppo Abele" di Torino ha sempre affermato che il riferimento fondamentale dell’intervento sociale è "". La è elemento di confronto, di scambio, di verifica e di contraddizione. è sulla strada che possiamo riconoscere la nostra più profonda umanità , quella sepolta ogni giorno in interminabili procedure di qualità , in sistemi di pianificazione aziendale e in controlli di gestione amministrativo-contabile. La ci insegna a non avere paura dei dubbi, a rimettere in discussione ogni giorno le nostre presunte Verità  e le nostre cattedrali della Certezza Assoluta, ad incontrare la nostra peculiare e specifica diversità  nello scambio reciproco con la peculiare e specifica diversità  degli altri.
Oggi, c’è bisogno di confrontarsi con l, non quella esotica di popoli lontani o di immigrati disperati (non solo con quella!), ma con quella che è caratteristica comune ed inimitabile di ogni persona.

Ogni persona vive ed assimila la realtà  secondo le proprie personali modalità , che sono frutto della propria personale storia sociale, culturale, politica, religiosa, fisica e psichica.
Ogni persona percepisce parti della realtà  che altri non percepiscono.
La realtà . Come un oggetto in mezzo ad una stanza.
Noi. Tanti artisti intorno all’oggetto, chi con la tavolozza dei colori, chi con la macchina fotografica, chi con l’argilla.
Ognuno degli artisti rappresenterà  l’oggetto secondo la propria personale tecnica.
Ognuno dei risultati sarà  diverso, nella peculiarità  del dipinto, della fotografia e della scultura. Ciascuna tecnica avrà  messo in rilievo aspetti che un’altra tecnica non ha percepito.
Ogni opera è quindi complementare all’altra e, prese tutte insieme, potranno aiutarci a comprendere l’essenza profonda dell’oggetto al centro della stanza, della realtà .

La diversità  diviene quindi necessario presupposto all’approfondimento e alla riflessione sulla realtà .
Le singole persone, con le proprie sensibilità , affinate da patologie mentali, handicap fisici, esperienze culturali, militanze politiche o cammini di fede, percepiscono solo alcune parti della realtà , con angolazioni e tagli diversi.
Le angolazioni sono le posizioni assunte dai vari artisti in cerchio intorno all’oggetto da rappresentare.
I tagli sono le tecniche diverse che ogni artista adopera.

La verità  è irraggiungibile dal singolo individuo.
Nasce allora la necessità  di porsi in una sorta di , un luogo ideale in cui porre su un tavolo comune le proprie presunte verità , al solo scopo di confrontarle con le presunte verità  degli altri.
Si può scoprire a questo punto l’importanza di perdere le proprie sicurezze ed i propri integralismi, per immergersi nella comunicazione globale con l’altro.
L’incontro e lo scambio, nella reciprocità  e nella diversità  di ognuno, sono probabilmente presupposto ad un mondo a misura di ogni persona umana.

La manifestazione , che si svolgerà  a Roma dal 15 al 30 novembre 2003, vuole lanciare un ponte alla gente comune, per lasciarsi più spesso e più facilmente coinvolgere nella propria specifica diversità . Sono essenzialmente giornate in cui qualunque persona può giocare, cantare, ballare e gridare, senza pregiudizi e discriminazione da parte degli altri.
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