NELLA GIUNGLA DEL TRAFFICO UN’INVASIONE DI CONTRASSEGNI

Una Bmw grigio metalizzato che sembra appena uscita dalla concessionaria ferma in centro. Si apre lo sportello e dalla vettura scende una signora ben vestita, con in mano un cellulare e una valigetta 24 ore. è evidente che ha fretta. Chiude velocemente la portiera e scappa via. Una scena come tante altre, facile da osservare in una normale giornata di lavoro, e non ci sarebbe nulla di strano neanche questa volta, se non fosse che l’auto è ferma in uno dei rettangoli arancioni che indicano un’area riservata al parcheggio per le persone disabili e che sul cruscotto, ben in evidenza, ci sia il contrassegno rilasciato dal Comune e che dà  la possibilità  di sostare un po’ dappertutto, senza rischiare di prendere una multa salata. Ma della persona disabile, titolare del permesso, nemmeno l’ombra.

È probabile che la signora stesse andando a prendere a casa un parente o un collega con disabilità  motorie o con una delle patologie per le quali è previsto il rilascio del tagliando, ma il dubbio di un abuso del contrassegno resta e, anzi, si rafforza se ci si sofferma solo pochi minuti in una strada delle maggiori città  italiane e si contano le vetture dotate del piccolo pezzo di carta "passpartout".

Solo a Roma ad aver ottenuto il tagliando, stando a quanto ha riportato un quotidiano nazionale, sono state 23.026 persone, mentre le multe elevate dai vigili urbani a chi, senza il contrassegno, ha occupato un’area riservata, nei primi sei mesi del 2003, sono state 11.754. Relativamente pochi, al contrario, i sequestri: il permesso, risultato falso o irregolare, è stato revocato "solo" a 94 persone.

Ma questi numeri non sembrano dare una panoramica precisa della "giungla" dei parcheggi e del traffico cittadino nella quale le persone disabili, che hanno davvero necessità  di un permesso speciale, sono costretti a muoversi.

"C’è troppa confusione e troppa genericità  nelle norme e nella loro applicazione – commenta Claudio Puppo, presidente dell’Anglat (Associazione per il trasporto delle persone disabili) -. C’è bisogno di un intervento radicale, che stronchi gli abusi o, almeno, li riduca".

L’articolo 381 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 16 dicembre 1992 e l’articolo 118 del codice della strada sono abbastanza generici per quanto riguarda i soggetti che hanno diritto a ottenere il permesso. In origine, probabilmente, questa autorizzazione era stata pensata per persone con difficoltà  motorie tali da non poter raggiungere facilmente le abitazioni, i luoghi di lavoro o di cura. Poi, tale concessione è stata estesa anche alle persone cardiopatiche o in dialisi. Diciamo che, attualmente, la valutazione della necessità  o meno di usufruire del tagliando è lasciata all’interpretazione del medico che rilascia il certificato.

Si, ma questo non evita che ci sia un uso improprio smodato. Guardando le statistiche, almeno il 60% dei contrassegni viene utilizzato da familiari o amici delle persone disabili in ogni momento della giornata, senza che questo implichi un servizio per chi ne ha bisogno. Per non parlare, poi, di quanto è accaduto a Napoli un anno fa, quando i vigili sequestrarono più di 400 tagliandi falsi, o anche a Genova e Venezia, dove in più di un’occasione sono stati individuati contrassegni contraffatti. Così, da una legge creata per facilitare la mobilità  di persone in difficoltà , si è passati a vere e proprie truffe, che danneggiano per primi proprio i cittadini disabili. Quanti di loro, ogni giorno, trovano lo spazio riservato occupato e sono costretti a rinunciare al parcheggio o a dover aspettare ore prima di scendere dall’auto?

A quanto sembra no, anche perché neanche i vigili urbani sanno perfettamente come e quando applicare le sanzioni più severe e, dunque, il più delle volte si limitano ad applicare la contravvenzione base, vale a dire 32 euro di multa.

Innanzi tutto sarebbe necessario formulare norme più precise, che stabiliscano non solo i parametri necessari per ottenere il permesso, ma anche una maggiore severità  delle sanzioni per chi viola le regole. Poi ci vuole più controllo: potenziare il numero dei vigili che pattugliano le vie e verifiche a tappeto. Per fare questo, però, servono più risorse, una formazione mirata e una conoscenza precisa delle leggi.
Prendere coscienza che un nostro comportamento sbagliato può danneggiare gli altri è un buon punto di partenza per iniziare a migliorare.

(3 ottobre 2003)

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