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Da Siracusa Maria Gabriella Leonardi

L’interesse del bambino adottabile prima di tutto, italiano o straniero che sia perché i minori di qualunque nazionalità  meritano la stessa tutela. Per creare un momento di confronto fra operatori del settore, delineare un bilancio e indicare proposte e suggerimenti il ministero delle Pari Opportunità  ha organizzato un convegno ieri a Siracusa. Molto è stato fatto, ma il lavoro è ancora tanto. In questo senso anche vigilare affinché delle iniziative lodevoli non diventino ambigue.
È il rischio che corrono, ad esempio, certi soggiorni climatici dei bambini bielorussi, i bambini di Chernobyl per intenderci. In certi casi, questa accoglienza rischia di diventare una prassi a latere dell’adozione internazionale e può produrre situazioni poi difficili da gestire. A denunciarlo è il presidente dell’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia, Pasquale Andria, che lancia una proposta: stilare un albo delle associazioni che gestiscono questi soggiorni. Oppure accogliere in strutture impersonali e non in famiglia i bambini che giungono in Italia, spesso vittime di abbandono.
Melita Cavallo, presidente della Commissione per le adozioni internazionali, spiega: "L’Italia è il Paese che offre il maggior numero di famiglie accoglienti. Sono circa 25mila l’anno i bambini ospitati; l’ambasciatore bielorusso ha ringraziato per questo le famiglie che permettono ai bambini di sopravvivere o di vivere meglio. Tuttavia, non si sa quante siano le associazioni che portano questi bambini in Italia. Così come nulla si sa delle famiglie ospitanti. Alcune di queste, dopo aver praticato l’accoglienza, chiedono l’adozione e quindi si servono dell’accoglienza come strategia di messa alla prova del bambino. Per questo ho ottenuto con la mia omologa bielorussa, nei protocolli d’intesa, che il bambino adottabile in patria non venga mandati ai soggiorni e che la coppia che accoglie un bambino dichiari di non avere una procedura di adozione in corso".
La questione dei soggiorni climatici è stata solo una delle tante affrontate durante il convegno visto che le adozioni internazionali hanno registrato un imprevisto boom, tendenza che in futuro non potrà  che aumentare data la diminuzione del numero dei bambini italiani adottabili. In questo contesto il ministro Prestigiacomo ha spiegato l’impegno del governo nel delineare una procedura sicura, trasparente e lineare che soppianti il tradizionale sistema "fai da te", oltre che un’opera di moralizzazione volta tra l’altro anche a contenere i costi delle adozioni. Inoltre il ministro si è personalmente impegnata affinché in sede di preparazione della legge finanziaria dell’anno 2004 vengano aggiunte alle attuali detrazioni fiscali ulteriori forme di sostegno economico per i genitori meno abbienti. Sul fronte interno, occorrerà  rafforzare la collaborazione tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti nella procedura di adozione, mentre sul fronte estero bisognerà  sottoscrivere nuovi accordi bilaterali coi Paesi da cui provengono bambini da adottare. Fermo restando che l’adozione internazionale è uno strumento di riserva da applicare solo se il bambino non ha famiglia e non può essere adottato nel Paese di origine.
Fra gli strumenti di cooperazione allo sviluppo, un posto di primo piano spetta all’adozione a distanza: sono oltre un milione i bambini interessati e tre milioni e mezzo gli italiani che solo nel 2002 hanno adottato a distanza. Per questo è opportuna una disciplina del settore: "L’adozione a distanza risponde ai principi della Convenzione dell’Aia per sostenere il bambino nel Paese d’origine – spiega il ministro – però è diventato un fenomeno estremamente diffuso. E molte famiglie, che sono state truffate, ci hanno chiesto di stabilire delle regole. Tuttavia, un meccanismo così spontaneo se lo regolamentiamo con una legge lo soffochiamo. Sarebbe più indicata un’autocertificazione in base a criteri prestabiliti".

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