La partita, infatti, ha visto la partecipazione di famosi e disponibilissimi campioni dello sport del passato che invece di dare spettacolo della propria abilità fine a se stessa hanno disputato una partita fianco a fianco ai disabili. Nel corso della partita piano piano che il timore reverenziale diminuiva e l’intesa tra giocatori aumentava il confine tra normalità e anormalità si è magicamente dissolto per fare spazio ad una comune strettissima fratellanza attraverso lo sport. L’iniziativa può senza tema di smentire definirsi storica perché per la prima volta si è superata la prima e più facile fase della sensibilizzazione per fare spazio a quella ben più ardua e difficoltosa della normalizzazione.
Vera e propria normalità tra persone tutte perfettamente uguali di fronte alla competizione che anzichè esasperare le diversità le fa scomparire, e proprio per questo motivo si è voluto tenere l’avvenimento il più lontano possibile dai riflettori e far apparire la competizione come la più naturale possibile. Ci piace infatti immaginare che quella svolta lunedì scorso è altro non sia che una normale partita tra amici che si ritrovano insieme per divertirsi un po’ e che potrebbe tenersi in qualsiasi polveroso campetto di periferia. Molto lontani o meglio completamente assenti da tutta l’iniziativa sono state qualsiasi forma di pietismo e compassione che purtroppo tristemente si accompagnano a molte improvvisate manifestazioni di questo genere.
Il merito di questa isola felice per i disabili non può che essere attribuito all?associazione "Il Cavallo Bianco" che da molti anni oramai si prodiga in maniera attiva e concreta per una effettiva integrazione tra persone con e senza disabilità psichiche e psichiatriche, nella reciprocità e nel rispetto delle diverse di ognuno, ben sapendo che ciò che si dona è infinitamente meno di quanto si riceve in cambio.
Molti altri avvenimenti sono in progetto tra cui anche quello di far disputare al Cavallo Bianco una partita con la squadra dell’Inter, il presidente Moratti, durante la presentazione dell’avvenimento presso il teatro dell’Angelo, ha voluto portare personalmente un affettuoso e graditissimo saluto. Nella speranza che questo splendido Cavallo Bianco della solidarietà e del servizio per gli altri voli sempre più in alto fino a compiere una totale normalizzazione tra le diversità non possiamo che augurarci che tutti quanti e non solo questa lodevole società comprenda la verità di quella frase di Gandhi che dice: "dormivo e sognavo che la vita non era che gioia, mi svegliai e vidi che la vita non era che servizio, servii e compresi che nel servizio era la gioia".