RIFIUTATI I RAGAZZINI DI CERNOBIL Hanna, Tatsiana e Vitali, 18 anni: a loro niente visto per l’Italia.

ROMA – Tatsiana e Hanna sono due ragazzine bielorusse dallo sguardo dolce e spaurito, che vivono ancora sulla loro pelle le conseguenze del disastro atomico di Cernobil. Vivono internate in un istituto del loro Paese, che è assieme la loro casa e la loro prigione. Vengono in Italia da quasi nove anni per brevi periodi, ospiti di associazioni di volontariato, di famiglie che cercano di dar loro una parvenza di vita normale. Arrivano tristi e denutrite, se ne vanno un po’ più in carne e sorridenti. I loro amici italiani sono diventati i loro zii, i loro fratelli. Assieme a loro c’è anche Vitali, una trottola di ragazzino patito per il calcio. Tifa per la Roma e chiede soltanto una nuova rete per giocare da portiere al suo sport preferito. I tre stavano per partire, come ogni anno, in questi giorni. Ma l’ambasciata italiana ha negato loro il visto. Perchè Tatsiana, Hanna e Vitali hanno avuto la sfortuna di compiere diciott’anni proprio in questi mesi. E i funzionari del consolato si sono irrigiditi.

"Ci sono sempre stati problemi, magari dovuti a difficoltà , a ritardi – dice Stefania Rossi, insegnante romana, membro dell’Associazione Volontari "Il Cavallo Bianco" – ma mai come quest’anno. Un centinaio di bambini, tutti minori, aspettano in questo momento in aeroporto e ancora non sanno se potranno partire da Minsk oppure no". La Farnesina le ha spiegato che il rilascio del visto è a discrezione dell?ambasciata, che non è tenuta a fornire spiegazioni. Ma lei a quei ragazzini si è affezionata. Non sono certo pericolosi clandestini. "Tatsiana – la "mamma" del gruppo – dice – fa da traduttrice a tutti ed è carinissima". Ora non trova pace, non riesce ancora a credere che il suo passaporto le sia stato restituito, sprovvisto del timbro tanto desiderato.

"L’associazione – dice la signora Rossi, che attende per ora soltanto l’arrivo di Ruslan, un minore che dovrebbe alla fine riuscire a partire – ha un accordo con l’Istituto per oligofrenici di Begoml, che accoglie bambini con disturbi di ogni genere. Dopo i diciott’anni, i più gravi rischiano di rimanere internati in ospedali psichiatrici per tutta la vita. Almeno, da noi riuscivano a stare meglio, a migliorare la loro condizione, con specifici programmi educativi e terapeutici".

I bambini di Begoml, compresi i tre ormai maggiorenni, sono stati coinvolti anche in un progetto teatrale, hanno fatto un "Pinocchio" andato in scena l’anno scorso al teatro Valle. Ma alla prossima rappresentazione non potranno essere presenti. Alla Farnesina spiegano che le richieste di visti "umanitari" si sono concentrate tutte in questo periodo, e che, "pur utilizzando tutte le risorse disponibili", per l’effettivo rilascio serviranno ancora alcuni giorni di attesa. Peccato che l’associazione avesse pronta già  da mesi tutta la documentazione. Il problema per i maggiorenni è ben più grave e triste. "Purtroppo – dicono al ministero – casi come il loro esulano da questi progetti umanitari e devono essere trattati singolarmente". Hanna, Tatsiana e Vitali, infatti, hanno dovuto chiedere un visto turistico come qualsiasi altro adulto bielorusso. Poco importa che il loro caso sia speciale e che in Italia siano ormai di casa. La signora Rossi ha speso parecchie centinaia di euro in assicurazioni, biglietti aerei, fidejussioni, ha spedito tutti i documenti necessari. L’ambasciata ha valutato e ha deciso di rifutare. La porta per l’Italia è aperta solo alle carrette del mare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *