Sedici bambini bielorussi sono arrivati a Roma il 26 maggio con un volo proveniente da Minsk. Ad accoglierli i volontari dell’associazione "Il Cavallo Bianco", nata nel 1988 con l’obiettivo di costituire un laboratorio permanente delle diversità sul territorio. "Il fine di tutte le nostre attività – spiega Davide Pierangelini, uno dei volontari dell’associazione – è che le diversità fisiche, psichiche, culturali e religiose divengano un’occasione di scambio reciproco e crescita comune". è stato quasi naturale, quindi, una volta conosciuta la realtà dei piccoli disabili dell’Internato di Begoml, iniziare a prendersi cura di loro.
I bimbi che resteranno nella Capitale fino al 27 giugno infatti non sono solo orfani: ognuno di loro ha un diverso tipo di disabilità psichica, aggravata da anni di esposizione all’ambiente insano della zona Chernobyl, dove nel 1986 esplose uno dei reattori della centrale nucleare.
Da allora molti dei piccoli bielorussi sono ospitati periodicamente in Italia – e non solo – per alcuni mesi di terapia riabilitativa fatta di sole, aria pulita, frutta e verdura prive di scorte radioattive. è iniziata così anche l’esperienza de "Il Cavallo Bianco". Circa otto anni fa, alcuni volontari ospitarono nelle loro case dei bambini affetti da ritardo mentale provenienti dall’orfanotrofio di Begoml, un piccolo villaggio a 100 km. da Minsk. Un’ospitalità che si ripete periodicamente, fino al punto da spingere alcuni dei volontari – nel frattempo divenuti il gruppo "Il Cavallo bianco" dell’omonima associazione – ad andare a conoscere direttamente la realtà dell’istituto bielorusso.
Visitano la classe differenziata dell’internato, che oggi ospita 160 ragazzi oligofrenici dai 6 ai 17 anni. Sono 16 bambini e ragazzi affetti dalle patologie più gravi, che nessuna famiglia da sola è in grado di ospitare. Inizia così un rapporto "privilegiato" con questo gruppo, arrivato per la prima volta in Italia lo scorso anno, accolto dai volontari nella parrocchia di San Stanislao. Obiettivo: far vivere a questi giovani un po’ di normalità . Un bene di lusso nel loro paese", spiega Davide Pierangelini. E l’esperienza si ripete quest’anno grazie all’ospitalità della parrocchia di Cinecittà Est.
Per questi ragazzi, però, spiegano a "Il Cavallo Bianco" (sito www.ilcavallobianco.it), il problema da risolvere è quello del futuro. Per loro infatti, al compimento dei 18 anni, lo Stato non prevede altro che un ricovero a vita in un ospedale psichiatrico. Fermare questo processo di istituzionalizzazione totale è la battaglia intrapresa dall’associazione. L’idea, spiega la presidente Gaia Carletti, è "costruire una casa famiglia, magari con due gruppi di ragazzi da avviare verso l’autonomia". Un progetto che richiede circa 15 mila euro solo per le strutture di partenza. I primi passi sono avviati. "Quello che manca sono i finanziamenti", che da settembre saranno raccolti anche attraverso spettacoli teatrali di beneficenza.