Tagli alle spese militari, è solo fumo negli occhi

Dopo gli orrori del secondo conflitto mondiale, l’Italia faceva a se stessa una promessa: "Valga solo la forza della ragione. Si smetta con le ragioni della forza, sostenute con le armi". che contro il ricorso alla guerra come strumento per risolvere i contrasti tra le nazioni hanno scritto pagine esemplari. Dalla di Giovanni XXIII alla di Paolo VI, fino al monito di Giovanni Paolo II: "Mai più la guerra!".

Oggi, l’Italia ha una grande opportunità : discutere in Parlamento sul modello di Difesa. E su un poderoso taglio alle spese militari. A maggior ragione, in tempi di grave crisi economica. Non ne compreremo più centotrentuno, ma soltanto novanta. Una partita di giro, per acquistare nuovi sistemi d’arma. E poi, nelle stesse ore in cui il ministro Di Paola rendeva nota la riduzione degli F35, la Lockheed Martin che li costruisce s’affrettava a precisare che il costo astronomico di 180 milioni di dollari per ogni cacciabombardiere era destinato a impennarsi ulteriormente.

Si fa fatica a intaccare questa montagna di soldi. Ai cittadini e alle famiglie, invece, si chiedono ulteriori sacrifici e tagli sui loro miseri bilanci. Forse, perché non hanno "santi in paradiso"o "stellette" sulle divise. Un dato colpisce, tra i tanti, oltre al massacro del Terzo settore e al seppellimento del principio di sussidiarietà : mentre si riempiono gli arsenali, si affossa l’esperienza del servizio civile. Per l’anno in corso, sono stati stanziati appena 68 milioni. Per il prossimo si vedrà ! In Parlamento, i pochi che lavorano per coniugare "buona politica" e "buoni princìpi" (tra questi ) agiscono in un assordante silenzio. Sono giorni decisivi per decidere di tagliare drasticamente le spese militari e rivedere il nostro modello di difesa. Speriamo che Pasqua, ormai prossima, sia all’insegna della pace. E che, ancora una volta, non la spuntino i "trucchi" del Palazzo.

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