La storia di Jamal Malick (Dev Pathel), di suo fratello Salim e della dolce e predestinata innamorata Latika.
Jamal è ragazzo indiano, uno che (forse inconsapevolmente) non si arrende mai, che desidera fortemente ma talvolta “pare quasi” senza intenzione, e che partendo dal basso, dalla povertà più misera, riuscirà a realizzare tutti i suoi sogni, persino l’impossibile… contro ogni logica, contro ogni ragionevole condizione favorente: , perché ogni stilla di sofferenza, quando arriva, è anche accompagnata da qualcosa della quale magari neanche ci accorgiamo ma che poi, nel procedere del cammino, risulterà esserci necessaria se non addirittura indispensabile……
Danny Boyle, capace (e furbo) regista noto soprattutto per il suo “Trainspotting”, con punta dritto su questo “clima da favola” dove il bene ed il male sono predestinati e ed inarrestabili, dove , e molto poi “rifinisce” puntando sul contrasto abissale di immagini tra le baraccopoli di Bombay e gli studi sgargianti del “Chi vuol essere milionario” Indiano.
Tutta la vita di Jamal, da piccolo bambino che vive di espedienti fino al lavoro adulto, è “esposta” come fosse un lunghissimo cammino preparatorio allo show finale, all’ultima spasmodica mano di poker dove si prende (o si perde…) tutto in un istante: amore, soldi, successo….
E e conservarne un “necessario ricordo” in qualche recondito angolo della memoria, anzi, si è preoccupata di “marchiare a fuoco” Jamal con alcuni avvenimenti durante il suo pericoloso e scompaginato cammino, imprimendo nel suo cervello ricordi inalienabili.
E la risultante?………. che garantisce al film sicura capacità di attrazione come fascino e perfetta funzionalità al ritmo.
E infatti sotto questo profilo , al punto da sembrare un “prodotto confetto”, troppo vellutato, smussato, pulito, senza nessuno “scossone” vero che possa davvero approcciarci alla realtà di patimenti e privazioni che precede l’avverarsi dei desideri, perché , e non bastano un paio di scariche elettriche in un sordido ufficio di polizia o un accenno fugace al contrabbando di organi ed allo sfruttamento minorile per rimediare alla mancanza.
“The Millionaire” è tratto da un libro di Wikas Swarup e sceneggiato da Simon Beaufoy, così che , lasciando respiro ai magari con modi un tantino ruffiani, semplicistici, forse troppo “veloci” o spettacolari, plausibili “solo” per benevolenza (anche se “in questo contesto” quest’ultimo sarebbe solo un peccato veniale….) …. E inesorabilmente “la rete le sue maglie” a poco a poco, impigliando lo spettatore.
Dalle latrine alla felicità, fuggendo sui tetti dei treni e rischiando di finire cieco a chieder l’elemosina in strada…. l’amore che appare in una fredda notte umida e piovosa per mai più scomparire davvero, fino a riemergere definitivamente dalla cornetta di un telefono, la voce che “affoga” prima di poter fornire l’aiuto richiesto, ma che è un canto celestiale per le orecchie di Jamal.
Con tanto di balletto finale in “Stile Bollywood” scorrono i titoli di coda di un film il cui punto d’arrivo appare forse un pochino troppo scontato fin da subito, e che a voler strizzare l’occhio a luci, lustrini e ottimismo come a vita immonda e miseria nera