LE NOSTRE RECENSIONI CINEMATOGRAFICHEConsigli e dissuasioni psicologichesui film da vedere e da non vedereal cinema – 50

Rachel sta per sposarsi…
…Ed i preparativi delle sue nozze sono una lunga attesa che stenta a “fare giorno” (o meglio mattina…sole radioso, per intenderci…) ma che lungo il corso del tempo che scorre, veloce ma anche con lentezza, tanto lascia riaffiorare dal passato e “quasi tutto” concilia nel presente.

Kim (Anne Hathaway) ha appena abbandonato il centro di recupero per tossicodipendenti, giustappunto per partecipare al matrimonio della sorella Rachel (Rosemarie DeWitte). Ad accoglierla, al suo “ritorno a casa”, il padre (Bill Irwin), che vorrebbe esser enormemente accudente ma che pure vacilla disorientato.

Durante il procedere della festa riemergono e si sovrappongono i sensi di colpa e .
Confessioni e rimorsi, salutari cazzotti e temporanei rigetti che discendono da rapporti interpersonali mai discussi appieno e mai risolti e da un incidente senza possibilità di perdono, colpa inestirpabile con la quale i conti non possono certo chiudersi facilmente.

Nonostante l’intima voglia di cambiare e riavvicinarsi, le due sorelle finiscono quasi per fagocitarsi inconsapevolmente l’una con l’altra e nel contempo cercano di risucchiare nei loro rispettivi piccoli campi di luce briciole di attenzione e di affetto. Il padre è un arbitro di questa partita, sofferente e forse poco preparato, il polso debole per tener fronte.

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, che dalla bellezza e la perfezione quasi algida de “Il Silenzio degli innocenti” ha navigato fin qui passando anche per alcune ottime esperienze “semi-documentaristiche”, trattenendo di queste ultime (forse) uno stile realista ed incerto, vivificato da una instabile camera a mano.

In mezzo ad , ma sempre con le mani che affondano ben bene giù nel fango e senza neanche sfiorare immagini “finte o stereotipate”.

Molto realismo ma soprattutto “molta realtà”; isterismi e nevrosi a fior di pelle assieme ad altri più nascosti e sotterranei, “sfide alla lavastoviglie” fino all’ultimo piatto, che reca però inciso sul bordo un nome che riapre vecchie ferite… l’annuncio di una gravidanza è una bomba tirata giù nel mezzo di una discussione e che ” di parole…

Terapia, … crisi, sofferenza, perbenismo e borghesia ipocrita… “bisogni”, gelosie, invidie…debolezze…
Tanta carne al fuoco ma la fiamma cuoce a puntino e non brucia nulla…anzi…
Prove d’attore invidiabili ed asciutte, (scrive Jenny Lumet, la figlia del grande Sidney…) che con semplicità sa sconfinare dalla tristezza verso la speranza con una naturalezza che rapisce ed una capacità non da tutti…

…forte…
Tira via una riga ed è già pronto ad andare avanti…
e non indugia in “luoghi trappola virtuali” oppure in estetica e raffinatezze ridondanti… Se qualcuno non riesce a cogliere questo come un complimento assoluto potrebbe esser forse perché, guarda il caso, ha magari proprio bisogno di riconciliare se stesso con la “ealtà”… Niente di meglio allora, per farlo, che “l’incontro” con film veri ed intensi come questo….

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