LE NOSTRE RECENSIONI CINEMATOGRAFICHEConsigli e dissuasioni psicologichesui film da vedere e da non vedereal cinema – 44 –

Affonda le sue radici nella “realtà più vera” la “fiction” de “La Classe”, ennesima conferma del talento di Laurent Cantet.
La semplicità dell’intuizione, ovvero quella di narrare “le vicende in aula ed i caratteri” dei ragazzi di una classe della scuola media della Parigi di periferia, dall’inizio alla fine dell’anno scolastico, potrebbe sembrare sproporzionatamente minuscola di fronte alla che pare raggiungere, che è quello di affacciarsi ben oltre le storie individuali andando a scavare nel tessuto sociale di una nazione, nelle aspre difficoltà del “sistema educativo” come nelle sue fascinose gratificazioni e sconfinate possibilità e implicazioni..…
…..e invece è di fatto un piccolo “viaggio tra quattro mura” , recitato da “attori ma non troppo” e che (fermo restando che volti, fatti e parole sono una inevitabile “soggettività” di regia e sceneggiatura…), senza schierarsi dalla parte di una “ragione assoluta”, ma fornendo invece gli elementi per potersi costruire una idea delle , e della ovvia fallibilità che “minaccia” ogni personaggio coinvolto.

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Il professore di lingua Francese Marin (ma chi ama poi davvero la “sua” lingua e il suo paese?…) scende nell’arena, “affronta e si confronta” con i suoi studenti, sperimenta, tesse la tela del dialogo ma usa anche polso e fermezza, è giudice ma anche giudicato, è costretto a sperimentare anche sulla propria pelle azione e reazione conseguenti ai “quasi” obbligati provvedimenti da adottare ed i sempre “quasi” inevitabili e controproducenti effetti collaterali che partoriscono….
La classe, intesa come insieme “fisico, adolescente e vitale” risponde disordinata, ingenua, talvolta insolentemente, con cattiveria inconsapevole ma anche con altrettanta incosciente gratitudine:.

Cantet “condisce il piatto” con “dettagli di notevole interesse, alcuni “fuggevoli e poco ingombranti” (…cappelli intesi come segno di rispetto, penne tra i denti, ….) altri magari “leggermente più incisivi” (tatuaggi “Coranici” che richiamano a consapevoli silenzi, permessi di soggiorno revocati e rischi annessi per i minori, le “manchevolezze e le inconsistenze” di schemi strutturati in “regole e punteggi” di fronte alle peculiarità dei casi da affrontare quando questi sono “carne e ossa” e non “merce o denaro”…) e tra “toccanti autoritratti”, poco avvincenti dibattiti sui centesimi di aumento del caffè, annichiliti professori “novizi” e “profondità nascoste o negate” che emergono grazie ad Anna Frank, l’unica cosa davvero sicura che sembra non esser opinabile e neanche da sottoporre ad un qualsiasi vaglio è , ed oggi forse “con sbadata colpevolezza” troppo sottovalutati.
Sul filo di lana di questo coinvolgente ritratto “a tratti tenero ma talvolta anche impietoso” : se solo ogni Nazione fosse in grado di comprenderne “misura e direzione” probabilmente costruire “futuro e fortuna” non sarebbe più un compito faticoso e difficile oltre che sempre più lontano dal bersaglio, ma finalmente il naturale “crescere assieme” che dovrebbe esser, a rigor di logica, l’unico possibile e produttivo “scambio” in grado di elevare mente e corpo verso vette dimenticate…

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