LA NOSTRA RELAZIONEper la Conferenza Internazionale Minsk, 28-29 Novembre 2007

INTEGRAZIONE SOCIALE, CULTURALE E LAVORATIVA DELLE PERSONE CON DISABILITÁ MENTALE, PSICHICA E PSICHIATRICA: PERCORSI ANTROPOLOGICI DI DEISTITUZIONALIZZAZIONE

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– Operatore socio-culturale- Psicomotricista- Giurista- Presidente Associazione Volontari "Il Cavallo Bianco"- Presidente Cooperativa Sociale Integrata "Matrioska"

– Antropologo- Psicomotricista- Regista Teatrale- Direttore SuperAbile INAIL

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Prima di affrontare la tematica relativa alla disabilità mentale e psichica e al disagio psichiatrico, appare opportuno effettuare una breve premessa storico-legale legata al percorso che l’ ha avuto in Italia dalla istituzione dei Manicomi ad oggi.La
().Scopo primario del legislatore, per una migliore tutela della Società, era certo quello di contenere la pericolosità della persona alienata, ponendo in secondo piano l’esigenza primaria di tali soggetti di essere seguiti e curati in modo adeguato.L’ prevedeva che .È facile desumere che l’internamento poteva essere richiesto da chiunque. Di fatto era autorizzato, in via provvisoria, dal pretore sulla base di un semplice certificato medico. Successivamente, trascorso un periodo di osservazione di circa un mese, il Tribunale in base alla relazione del direttore dell’Ospedale Psichiatrico, sanciva il ricovero definitivo. A questo punto, l’internato diventava per la società un “interdetto” e, in quanto tale, privato dei diritti civili e il provvedimento di interdizione era considerato allo stesso modo di una condanna per reati penali.Anche nell’ipotesi di avvenuta guarigione dell’interdetto, la procedura di dismissione era molto complessa, tanto più che della dismissione stessa rispondeva, anche penalmente, lo stesso direttore dell’Ospedale Psichiatrico.L’ammissione in Manicomio e, quindi, il ricovero negli Ospedali Psichiatrici era estremamente facile per tutti coloro che in qualche modo risultavano “sgraditi” alla società, mentre la dismissione era praticamente impossibile.Non è un caso che nei Manicomi italiani fossero ricoverati molto spesso, oltre ai malati psichici, anche barboni, alcolisti, minori con disagio mentale, orfani e bambini abbandonati dalle famiglie, e tutti coloro che in qualche modo risultavano “scomodi” a parenti e conoscenti, con la conseguenza che le persone che non avevano patologie mentali, per adeguarsi all’ambiente, finivano col “funzionare” come pazienti psichiatrici. Tale fenomeno è noto come quello dei . è doloro constatare che, ancora oggi in molte Nazioni esistono strutture di questo tipo. La vera rivoluzione nel campo della legislazione psichiatrica in Italia si ebbe con la (detta anche ), che ha introdotto, oltre alla chiusura degli Ospedali Psichiatrici, un profondo cambiamento culturale volto al , a partire dalla qualità della vita. Si tratta, in particolare, di una legge speciale, frutto del lavoro tenace di Franco Basaglia, direttore prima dell’ e poi dell’.All’indomani della emanazione della , si sviluppò in Italia un grande dibattito intorno alla chiusura non immediata dei Manicomi ed alla futura nascita di Servizi psichiatrici territoriali volti a curare e non più a segregare. Le critiche principali mosse alla erano legate soprattutto al fenomeno , che immediatamente è stato percepito, con l’uscita nel territorio di una moltitudine di persone, un tempo ricoverate e, quindi, .Le famiglie degli stessi malati psichici, poste per la prima volta di fronte alla necessità di gestire il , spesso aggressivo nei loro confronti, hanno avvertito una sensazione di grave disagio e, in assenza di una valida alternativa, si sono riunite in Associazioni, per fare fronte comune e porre rimedio alla situazione di emergenza che si era venuta a creare.La è una “legge quadro”, che indica dei principi di base, che si rifanno al .Infatti, oggi, in Italia l’organizzazione dei è rimessa prevalentemente alle Regioni. Ogni Regione, quindi, ha autonomamente emanato proprie leggi per determinare le linee- guida e l’organizzazione dei .

In Italia, è stato avviato da circa trenta anni un processo di integrazione culturale di persone disabilità mentale, psichica e disagio psichiatrico. Le realtà associative territoriali operano in ambiti diversi e complementari, ma con la comune attenzione alla dignità della persona.
Affinché anche il lavoro svolto in Italia non rischi di confinarsi in un’autoghettizzazione, si ritiene opportuno ed indispensabile far "esplodere" le situazioni emarginate ed emarginanti a livello europeo. Per tutta l’Europa, è fondamentale ripensare i rivolti alla persona con disabilità in modo nuovo e diverso. Non solo le realtà specificatamente assistenziali (pubbliche e private) devono essere aperte alla disabilità, ma anche le Associazioni culturali ed ambientaliste, nonché la gente comune.L’attenzione alla della persona disabilità psichica ovvero disagio psichiatrico vuole essere uno spunto per una riflessione più globale sulla e sulla peculiarità di ogni persona umana.

Nel percorso legislativo italiano, fondamentale è stata la , che ufficialmente riconosce l’esistenza delle , cioè quelle formate da almeno il 30% di lavoratori disabilità. In effetti, le prime sono nate in Italia all’inizio degli anni 70, molte proprio riutilizzando i locali dei Manicomi che venivano chiusi.Oggi, in Italia, esistono oltre 2400 , che occupano più di 60.000 lavoratori, con un giro d’affari di circa 1,5 miliardi di Euro.Il è stato riconosciuto recentemente dall’ come un efficace modello per favorire l’integrazione sociale e lavorativa di persone con gravi disabilità. Infatti, una sancisce la possibilità per le Pubbliche Amministrazioni di effettuare , che prevedano una : in questo modo, si permette alle di competere sul con le grandi Aziende, orientate troppo spesso alla ricerca del guadagno e raramente alla creazione di occupazione, favorendo l’inserimento lavorativo delle persone disabilità.La persona disabilità nelle trova risposte ad altri “bisogni”, che un ordinario posto di lavoro non è in grado di garantire soprattutto nelle situazioni più gravi. Allo stesso tempo, la può costituire una mediazione vera e concreta tra e , unendo i vantaggi di efficienza ed economicità tipici di una impresa privata nel quadro di un equilibrio sociale e solidale, che nessun’altra forma di impresa è in grado di assicurare.

La legislazione italiana degli ultimi anni, soprattutto in tema di disabilità, è stata influenzata dalle novità concettuali diffuse a livello mondiale, in particolare fondamentale è la nuova definizione della disabilità.La () è una revisione della Classificazione realizzata per la prima volta nel 1980 ed è stata ufficialmente pubblicata dal come () il 15 novembre 2001, dopo 7 anni di sforzi e di impegno, con la attiva partecipazione di esperti di 65 paesi.L’ è stata accettata da 191 paesi, quale internazionale per classificare il funzionamento, la salute e la disabilità delle persone in tutto il mondo e rappresenta una sfida alle idee correnti su come viene percepita la salute e la disabilità.Mentre gli indicatori tradizionali si basano sui tassi di mortalità della popolazione, l’ è focalizzato sulla “vita”: come le persone vivono le proprie condizioni di salute e in che misura queste possono essere migliorate, per raggiungere una vita produttiva e piena di soddisfazioni. Ha, quindi, delle implicazioni sia per quanto riguarda la pratica medica sia per la legislazione e le politiche sociali, che dovranno mirare a migliorare l’accesso e la cura, sia infine per la protezione dei diritti dei singoli individui.
modifica il modo in cui va interpretata la disabilità, che non viene presentata come il problema di un gruppo minoritario, non come riferita alle sole persone la cui disabilità è “visibile”, ma come la non possibilità di alcuni a partecipare attivamente alla società. Nell’ si prendono in considerazione le implicazioni sociali della disabilità e si definisce un meccanismo per documentare l’impatto dell’ambiente fisico e sociale sulla capacità di “funzionamento” della persona. Fornisce una classificazione per lo studio e la comprensione degli stati funzionali associati alle condizioni di salute (ad esempio, malattie, disturbi, lesioni, traumi o altri stati correlati alla salute), servendo da modello di riferimento per l’organizzazione delle informazioni con lo scopo di fornire un linguaggio e unificato.Questo sistema di classificazione copre tre dimensioni: – Funzioni e Struttura del corpo- Attività e Partecipazione- Componente ambientale
È opportuno considerare un glossario di alcuni termini, che possono migliorare la comprensione degli ambiti di cui si parla.

È un’alterazione o un attributo dello stato di salute di un individuo, che può portare a stress, interferire con le attività quotidiane; può trattarsi di una malattia (acuta o cronica), di un disturbo, di una lesione o di un trauma, oppure riflettere altri stati correlati alla salute come la gravidanza, l’invecchiamento, lo , un’anomalia congenita o una predisposizione genetica.

Il termine indica una perdita o una anormalità di una parte del corpo, di una struttura, o di una funzione corporea, cioè di una funzione fisiologica. Qui il termine “anormalità” viene usato solo ed esclusivamente per indicare uno scostamento significativo rispetto a norme statistiche stabilite.

Viene introdotta la dimensione delle attività al posto del termine (il quale continua ad essere usato, radicato in ambito legale, in politica sociale ed in altre importanti aree del mondo), per approfondire e ribadire il concetto di condizione attiva e non di privazione e di mancanza. Le attività comprendono funzioni fisiche semplici ed elementari, funzioni mentali elementari e complesse, attività fisiche e mentali a vari livelli di complessità.

Questo termine si riferisce alla difficoltà che riguarda l’esecuzione, la realizzazione o il compito di un’attività a livello dell’individuo.

“Handicap” è stato riformulato come “Partecipazione”, introducendo una connotazione e una concezione positiva della dimensione. La dimensione della partecipazione classifica le aree della vita in cui un individuo è coinvolto, ha accesso, ha opportunità sociali o incontra barriere.

È uno svantaggio riguardante un individuo con una menomazione o una limitazione dell’attività, che viene creato o aggravato da alcuni aspetti dei fattori contestuali, cioè dei fattori ambientali o personali.

Questi fattori hanno un impatto su tutte le dimensioni e sono organizzati secondo un ordine che va dall’ambiente più vicino alla persona a quello più generale e comprendono il mondo fisico e le sue caratteristiche, il mondo fisico creato dall’uomo, le altre persone in rapporti e ruoli diversi, atteggiamenti e valori, sistemi sociali e servizi, politiche, regole e leggi.

La persona disabilità mentale e psichica, questa oscura , dalla personalità indefinita, dal comportamento imprevedibile e talvolta temibile, determina nelle persone che la incontrano atteggiamenti irrazionali indotti da stereotipi e pregiudizi assimilati nel contesto sociale. A tal proposito, è documentato come, nel corso della storia, la malattia mentale fu oggetto di varie e talvolta fantasiose interpretazioni, alimentate da leggende, superstizioni e credenze popolari, che ne hanno condizionato il giudizio ed i comportamenti verso qualunque devianza dalla .È inquietante come, nella chiassosa e narcisistica società del progresso e dell’informatizzazione, dove, per fare un esempio, Internet può favorire lo scambio di conoscenze, permettere relazioni virtuali e frequenti contatti, azzerando quasi i limiti di spazio e di tempo ed abbattendo i costi, alcune persone vivano ancora ai margini della partecipazione e del coinvolgimento pubblico poiché, ritenute inabili, non sono fornite di strumenti e metodologie per una piena e partecipata presenza nel contesto sociale. È sconcertante appurare come, dal Medioevo ad oggi, la percezione della figura del non sia mutata: oggi come allora, è una , messa al bando rispetto alle ragioni sociali.L’approccio , che caratterizza ciascuna società o gruppo, interpreta ogni mancata adesione alle latenti regole dell’appartenenza come una manifestazione della . L’adesione ai valori ed alle concezioni, in accordo alla cultura d’appartenenza, è un processo di razionalizzazione conveniente, che determina la tranquillità di agire in modo corretto. Affidarsi ad essa, infatti, permettendole di guidare l’azione, esime dall’ansia delle scelte, permette di risparmiare l’energia da investire nello studio e nell’interpretazione della realtà, semplifica le visioni del mondo, riducendole ad un dualismo consueto fra ciò che è , , , contrapposto a , , , generando automaticamente la contrapposizione fra e gli , e . La persona che diverge dai rientra, quindi, automaticamente negli del citato dualismo, gli .Il reale problema del singolo soggetto è la paura di interfacciarsi con la persona con disabilità mentale e psichica, poiché ha il timore di scatenare, involontariamente, reazioni negative o di non essere in grado di sostenere un confronto, interpretando come chiusura, distacco, alienazione un atteggiamento che può essere determinato dall’inibizione e trascurando che, in una relazione, in un contatto, anche il silenzio può essere denso di significati. Si possono, infatti, scegliere altri linguaggi per comunicare, che non siano quelli più solitamente usati: verbale, non verbale e paraverbale. La maggior parte delle comunicazioni avviene attraverso canali consueti e fra soggetti, che rispondono reciprocamente alle aspettative di ruolo e alle attese. Il rapporto e persone potrebbe avvenire al di fuori di questi schemi.

Ci si è mai chiesti come una persona con disabilità mentale trascorra le proprie giornate? Cosa ama fare, cosa pensa? Se ama qualcuno ed ha dei progetti? Se ha ambizioni da perseguire?Ai più tutto ciò è sconosciuto, o, ancora più tristemente, non interessa. Molti preferiscono pensare che la disabilità sia l’elemento dominante e, pertanto, sufficiente a caratterizzare una persona, con la rapida conclusione che è inadatta a vivere le attività che i svolgono durante la propria esistenza. La persona viene identificata soltanto con i suoi problemi, dimenticando che ogni persona umana è fatta di sogni, desideri, aspettative e progetti di vita.L’elemento fondamentale, che può abbattere il muro dell’incomprensione, che può contribuire a sfatare il mito del , è il contatto, la conoscenza reciproca, la contaminazione.L’incontro con l’ richiede coraggio, intelligenza, capacità di mettersi in discussione, comprensione e dialogo.L’incontro con l’ non solo permette di entrare in contatto con un essere , ma rimanda anche a se stessi, stimolando la riflessione sul proprio modo di agire, sulle proprie abitudini, su ciò che si dà per scontato e che invece scontato non è.Ci sono molti modi per , diverse sfaccettature nell’osservare, numerosi punti di vista da valutare e, spesso, ciò che sembra univoco si rivela essere meno valido di un approccio ritenuto inizialmente inconsueto, anomalo, folle.Non c’è un’interpretazione della realtà più vera di un’altra, ci sono interpretazioni, letture, esternazioni, che hanno senso e valore per una persona in un contesto ed in un tempo. La valorizzazione del concetto di relativismo passa attraverso la .La sperimentazione dello strumento dell’arte quale terapia di “relazione” può essere uno spunto per una riflessione più globale sulla e sulla peculiarità di ogni persona. In questo contesto, il concetto di riguarda tutti: ogni individuo è portatore di un’esperienza assolutamente unica ed irripetibile e per questo preziosa risorsa per l’. La , quindi, è intesa non più come elemento di connotazione negativo, quanto come una diversa modalità di esperire la realtà e di interpretarla.Ogni persona è portatrice di cultura e di arricchimento. Sebbene la persona disabilità sia resa svantaggiata dalla Società in alcune particolari situazioni, il disagio determina contemporaneamente un affinamento di altre qualità fisiche, intellettive o spirituali, strumenti di decodifica della realtà diversi da quelli solitamente usati dalle persone . Ogni persona, sia essa o , va considerata singolarmente, nella sua unicità, che non è data in modo definitivo, ma resa da un processo più vasto, in continuo ed incessante divenire, soggetta a trasformazione per le interazioni con il mondo circostante, la convivenza con i propri simili, e, soprattutto, il confronto con i propri dissimili.

Le persone con insufficienze mentali sono ritenute, anche in studi recenti, capaci solo di manifestazioni di pensiero pre-logico, dal punto di vista cognitivo; egocentrici e dipendenti dal punto di vista sociale. Si tratta di valutazioni spesso esatte, che tuttavia sottintendono a volte un giudizio di valore negativo rispetto alla persona adulta ritenuta normale: si constatano manifestazioni proprie del carattere infantile e, quindi, se non proprie di un essere inferiore, quantomeno non sviluppato né capace di compiuto sviluppo. Ne deriva che la persona che non è in grado di raggiungere una sufficiente autonomia, con l’uso di capacità logico-astratte e di scelte libere e responsabili, è da considerarsi persona non completa e, quindi, non compiutamente educabile. L’isolamento sociale, in Istituti e anche spesso nelle famiglie, rafforza l’opinione che si tratti di e favorisce comportamenti di scarso interessamento e attenzione per loro.L’approccio tra persona e persona è quasi tutto fondato sulla comunicazione verbale ed è, pertanto, difficilmente fruibile da chi non ha categorie logiche sviluppate. Il francese afferma che .Per e la sua èquipe dell’ e per il neurologo , il cervello umano è il prodotto di una evoluzione. è come se nel nostro cervello fosse scritta senza errori ortografici tutta la storia biologica dell’uomo, ma sepolta dentro ciascuno di noi. Fummo pesci e poi rettili e infine mammiferi. Nuotammo, strisciammo e, quindi, camminammo a quattro zampe, senza parlare e scrivere, prima di alzarci in piedi, marcare la scrittura, trasformare due zampe in gambe e due in braccia, assegnare ad ogni braccio, ad ogni mano una funzione diversa, permettere alla mano di uccidere e di scolpire la roccia, di scrivere e di ricordare ciò che è scritto. Ogni nuova fase di questa evoluzione è restata scolpita nel cervello a una profondità gelosa e segreta, così che l’Uomo porta con sé tutto il passato della specie, in attesa che qualcuno la sveli. Si può dire che ogni movimento del corpo, delle membra, dei sensi è un processo di apprendimento.Il bambino, muovendosi nella culla, camminando successivamente carponi, progressivamente impara a distinguere lo spazio dal tempo, a misurare l’uno e l’altro. Acquista, per così dire, una tecnica dell’apprendimento sempre più complessa, mano mano che cresce. Ma queste azioni che egli compie strutturano anche il cervello, ne condizionano la sua maturazione.L’antropologo , nel libro , descrivendo l’evoluzione umana dal pesce dell’Era primaria all’uomo dell’Era quaternaria, parla di una serie di liberazioni successive: quella dell’intero corpo rispetto all’elemento liquido; quella della testa rispetto al suolo; quella della mano rispetto alla locomozione; quella del cervello rispetto alla maschera facciale.
afferma che il mondo vivente matura da un’età all’altra, operando una scelta di forme pertinenti: una lunga strada in regolare ascesa, in cui ogni segna un’accelerazione sempre più notevole. In questa concatenazione, le forme pertinenti sono quelle che, in ogni momento dello svolgimento, presentano l’equilibrio migliore, sotto il triplice aspetto della nutrizione, della locomozione e degli organi di relazione, nella mobilità e nella vivacità, caratteristiche fondamentali delle specie scelte per dimostrare la progressione ascensionale del mondo vivente.L’, caratteristica dominante dell’Uomo, è impronta di tutte le testimonianze scelte per illustrare la sua ascesa. La mobilità potrebbe essere considerata l’elemento importante della evoluzione verso l’uomo. I paleontologi non lo hanno tralasciato. Era tuttavia più naturale prendere come caratteristica dell’Uomo l’intelligenza che non la mobilità, per cui le teorie si sono basate in primo luogo sulla preminenza del cervello, il che, soprattutto dai Primati in poi, ha spesso falsato l’interpretazione dei fossili. La conquista dell’aria libera, l’affrancamento dalla reptazione, l’accesso alla bipedia costituiscono altrettanti temi assai bene studiati da quasi un secolo; ma è comunque significativo il fatto che, appena trenta anni fa, si sarebbe accettato quasi più facilmente un quadrupede con cervello già umano, che un bipede cerebralmente in ritardo come l’Australopiteco. Questo punto di vista “cerebrale” dell’evoluzione oggi appare inesatto: esiste una documentazione sufficiente a dimostrare che il cervello si è avvantaggiato dei progressi dell’adattamento locomotore, anziché provocarli.
Nasce la necessità di riappropriarsi della propria Storia come Uomo e come Collettività, nella riscoperta e nel recupero di quei linguaggi non verbali sepolti, nella educazione dell’.Lo spazio non viene inteso più soltanto come , ma anche come .È uno spazio di movimento, di colori, di suoni, di odori e di sapori, di buio e di luce, interno ed esterno, di tono muscolare e di .Ogni persona è portatrice di una sua , che bisogna imparare a leggere, per continuare a scrivere insieme, nella sua lingua, in quella lingua sepolta nella memoria del corpo di ognuno.L’obiettivo pedagogico è, quindi, lo sviluppo della personalità nella rivalutazione dell’entità corpo-sensoriale come elemento diverso e comune (la come norma) e, quindi, come presupposto alla socializzazione e non alla massificazione. Ad ogni cosa del mondo fisico corrisponde un suono, che è quello dell’energia che lo anima. Il movimento è espressione vitale e, quindi, traccia (sonora, cromatica, plastica) in evoluzione nello spazio, che crea intorno a sé per irradiazione. Vivere è tracciare nel vuoto, sonoramente, graficamente, con la propria forma, destinata alla comunicazione già nell’esplicitazione delle sue caratteristiche fisiche: .È bene precisare che non va preso come sinonimo di globalità dei linguaggi non verbali, con esclusione della parola dalle attività, ridotte a giochi ripetitivi e senza senso, mentre la parola rimane esclusivo appannaggio di altri momenti.Altresì, non vanno nemmeno demonizzati ovvero esaltati linguaggi artificiali quali quello delle videoimmagini e quello dei computers. Essi vanno ridimensionati e posti al servizio della persona, nel tentativo di integrare e dare corpo alle del profondo di ognuno. Far riaffiorare il sommerso della persona significa aiutarla a prendere coscienza dei propri limiti e delle proprie potenzialità, magari continuando ad usare i propri schermi, ma con la coscienza dei filtri personali in gioco.

L’esperienza laboratoriale è proposta come un cammino di , dell’essenza Uomo. Dal confronto con dinamiche primigenie dell’Universo quali il buio e la luce, parte un’attività di drammatizzazione, intesa nel senso più ampio del termine: contatto con la realtà esterna, interiorizzazione, dialettica interno-esterno, esteriorizzazione tramite il segno cromatico, il corpo, il gesto, la parola; tastando e misurando il tempo e lo spazio, con il fine dell’appropriazione di essi la più completa possibile.
Nell’ambito del , tutti i partecipanti sono stimolati nel riconoscere gli come portatori di ricchezze intellettuali e spirituali, che non si posseggono singolarmente; più strumenti diversi portano a cogliere sfaccettature e sfumature della stessa realtà altrimenti in ombra; è a questo punto che si attua la sinergia, ad uno stimolo comune ognuno reagisce diversamente, e, , lo interiorizza per poi esteriorizzarlo nel disegno, nella pittura, nella scrittura, nella musica, nella fotografia e nel teatro, che si fa contenitore di tutte queste esperienze.L’Arte possiede il potere trasformativo dell’atto creativo e genera una . L’obiettivo finale è quello di riuscire ad armonizzare la propria peculiare diversità con se stessi e con , nell’interscambio reciproco e solidale.

L’esperienza specifica sviluppata tra Italia e Bielorussia, un percorso di condivisione e scambio tra l’ e l’, è stata incentrata intorno alle dinamiche primigenie dell’Universo, in una ricerca multidisciplinare sul tema della nascita. Tale tema, strutturato intorno alla , ha posto al centro le mille ed una nascite e rinascite del burattino di legno, fino alla conclusiva nascita, che coincide con la fuoriuscita da un ventre materno, quello della grande balena, la mamma del mare.
è il diverso per antonomasia fin dalla sua nascita. è una nascita mai avvenuta e codificata, che cerca in vari eventi di , di . La difficoltà della riuscita è da riscontrarsi in un mondo esterno prevenuto rispetto al diverso. Ma lo stesso “emarginato” Pinocchio emargina, ad esempio, il Grillo Parlante, proponendo una interessante antilettura dell’eroe positivo, che, trovandosi, per una volta, in una situazione di predominio rispetto all’, diventa anche egli un personaggio che discrimina ed emargina. Tale riflessione è stata importante da rivolgere a se stessi, anche da parte delle persone coinvolte nel Laboratorio, che, oltre a proporre le proprie esperienze di emarginati, hanno provato a raccontare anche come un emarginato può emarginare gli altri.Il confronto tra la favola italiana e la favola bielorussa ha costituito l’occasione per un viaggio culturale, psicoanalitico ed antropologico nei miti di fondazione dei popoli italiano e bielorusso, nella riscoperta e nello scambio di rinnovate costruzioni fantasmatiche e di riti antichi.Entrare in contatto con l’altro, l’ incomprensibile, libera dalla paura generata dalla non conoscenza. Se si riesce a penetrare nella dimensione del , ad esperire la realtà attraverso i suoi sensi, anche la follia sarà riconosciuta, sarà più vicina e comprensibile ed entrerà a far parte della .Il non vuole essere un’isola felice, una fuga dalla realtà. Pur dando ampio spazio alla ricerca interiore e alle dinamiche di gruppo, il cerca di insinuarsi sul Territorio e nella Comunità locale, come problema e come proposta.Si ritiene che, nell’epoca dell’, sia venuta meno l’attenzione a ciò che c’è dietro l’oggetto, soprattutto persone con una propria dignità umana. Ecco allora l’importanza di presentare il , per ridare pregnanze significanti alle cose e alle persone che quelle cose hanno prodotto.È importante arrivare alla fine di ogni tappa del percorso laboratoriale alla organizzazione di una grande (l’ teatrale e culturale), così come è accaduto con , proposto alla gente comune per otto volte nel corso di cinque anni.L’idea dell’ teatrale e culturale proviene dalla convinzione che, prioritariamente rispetto ai dibattiti e alle grandi riflessioni comuni, sia necessario proporre alla gente comune occasioni di incontro: attraverso l’aggregazione nella , in giornate aperte anche agli , si può cominciare ad , che poggia le sue basi nella non-conoscenza dei problemi sociali.Ciò significa lanciare la gente comune, per lasciarsi più spesso e più facilmente coinvolgere dalla . La è un incontro tra persone che hanno voglia di gridare, di giocare, di stare insieme e di conoscersi. Persone che non hanno mai avuto il coraggio di dire tutto quello che hanno dentro e persone emarginate da sempre perché diverse.Il concetto di teatrale è alla base degli studi antropologici e della maggior parte delle avanguardie teatrali (in , in e nel ). Ciò, chiaramente non può restare peculiarità del teatro in quanto tale, o mero esercizio intellettuale in una zona di , ma deve espandersi alla quotidianità di ognuno. è necessario, quindi, un capovolgimento profondo, che prima di tutto faccia giustizia del preconcetto di considerare persona solo chi è razionale e capace sempre di scelte responsabili e libere.

La proposta laboratoriale costituisce una metodologia di approccio alla ed un concreto percorso per una effettiva integrazione sociale, culturale e lavorativa delle persone disabilità.
è concetto diverso da , perché, mentre l’ (al lavoro, alla società, alla cultura) è semplicemente tolleranza ed accesso a diritti e doveri comuni a tutta una Società, l’ presuppone l’esistenza di una che si riconosca composta di tante singole e specifiche , che hanno necessità dell’incontro e dello scambio, nella reciprocità e nella condivisione della ricerca del modello di inclusione di tutti i componenti della , comprese le persone disabilità.Alla base del processo di integrazione è necessaria la metodologia di intervento sociale, che viene definito .Il ha un legame diretto con termini quali , ma ne riafferma anche altri come . è il frutto di una costruzione delicata di equilibri e chiama a protagonisti i cittadini resi corresponsabili della loro locale. Fare di una l’attore del proprio sviluppo è un processo dinamico, che sollecita un’, volta a recuperare disagio e sviluppare senso di identificazione e una , che concorre a definire le visioni, le strategie e le politiche del cambiamento.

L’ è un’Organizzazione di volontariato costituita esclusivamente da volontari con e senza disabilità. Non persegue scopo di lucro, come si evince anche dall’Atto Costitutivo e dallo Statuto redatti e registrati ai sensi della .L’ è nata dall’incontro tra giovani disabilità mentali e/o disagio psichiatrico, come ipotesi di .Le fisiche, psichiche, psichiatriche, sensoriali, culturali, filosofiche, politiche, religiose, etniche ed economiche non sono considerate come motivo di discriminazione ed emarginazione, ma divengono occasione di scambio reciproco e crescita comune, nell’ascolto dell’.I giovani disabilità dell’ sono persone che cercano di vivere quotidianamente una cittadinanza partecipata, individuando i problemi del territorio e proponendo concretamente delle soluzioni di convivenza pacifica ed interculturale.L’ opera per un graduale passaggio da una mentalità diffusa che vede la persona disabilità come oggetto di assistenza ad una cultura nuova, che riconosca il valore di ogni , valorizzando la persona disabilità come soggetto di cittadinanza attiva.
, l’ accoglie anche periodicamente in Italia i bambini bielorussi provenienti dall’.I legami instaurati dalle famiglie e dai volontari italiani con i bambini dell’, soprattutto in considerazione della particolarità dei minori bielorussi ospitati (bambini con disabilità psichiche e mentali), hanno coinvolto gradualmente l’ in azioni umanitarie sul territorio bielorusso.In particolare, l’ ha rilevato nel tempo che molti bambini di , anche prima della maggiore età, vengono trasferiti in Istituti Psichiatrici a lunga degenza, dove trascorreranno gran parte della propria vita. Avendo visitato tali luoghi e conoscendo personalmente alcuni dei bambini ivi internati, l’ ha deciso di avviare un primo esperimento di .Attraverso attività creative ed artistiche, nonché attraverso proposte di sviluppo dell’autonomia e di recupero delle residue potenzialità di ciascun individuo, si intendono fornire valide alternative:- all’internamento in Istituti Psichiatrici dei bambini e dei ragazzi con maggiori difficoltà- alla difficoltà di inserimento nella Società di coloro che pur hanno avuto l’opportunità di frequentare per un anno la Scuola Professionale- alla microcriminalità giovanile, in cui possono essere coinvolti quei ragazzi con scarsi strumenti culturali e debolezza di carattere e volontà

A tal fine, è stato predisposto un , che è stata approvato e firmato da Istituzioni pubbliche e private bielorusse e italiane. In tal senso, soprattutto le Amministrazioni Pubbliche coinvolte, si impegnano a valutare gli obiettivi raggiunti e ad assimilarne i risultati in riferimento ad una graduale deistituzionalizzazione dei minori con disabilità. Il progetto prevede la sperimentazione di modelli di intervento sociale innovativi, il trasferimento di buone prassi e metodologie da assimilare nella legislazione bielorussa, al fine del raggiungimento dell’obiettivo principale: il superamento della istituzionalizzazione psichiatrica di bambini e ragazzi con problemi psichici o con disagio sociale.Il è stato approvato e firmato da:1) Presidente Provincia – Bielorussia2) Sindaco di – Bielorussia3) Direttore – Bielorussia4) (Ufficio Consigliere Delegato dal Sindaco per Handicap)5) Presidente
6) Dirigente – Roma7) Parroco – Roma8) – Roma

Il è stato approvato e firmato nel mese di Luglio 2004 ed è stato successivamente trasmesso al (Minsk), che ha concesso al l’opportunità di poter usufruire delle agevolazioni fiscali previste dalla legislazione bielorussa per gli aiuti umanitari.Il è stato anche trasmesso all’ (Minsk) e all’ (Roma), a cui è stato presentato ufficialmente in apposite riunioni.Nel mese di Luglio 2004, inoltre, è stato aperto un apposito conto bancario in Bielorussia dedicato al progetto e dove è stata depositata immediatamente l’intera somma necessaria per l’acquisto della struttura da adibire a .Nel mese di Settembre 2004, è stata acquistata una bellissima casa di circa 160 mq. presso il villaggio di .Il 30 Ottobre 2004, è stata ufficialmente inaugurata a Begoml la .Il 2 Dicembre 2004 è stata organizzata una presentazione pubblica del progetto a Roma, in Campidoglio, a cui partecipato anche i partner bielorussi ed italiani firmatari del , nonché l’, rappresentanti del e del .
Il è finanziato da molte famiglie italiane, che versano mensilmente un proprio contributo a titolo di adozione a distanza.
Il pone quali premesse alla sua attuazione:- il rispetto degli intenti esposti nella
– il rispetto delle norme generali che regolano i rapporti di cooperazione internazionale- il rispetto del principio di non discriminazione sancito dal , che valorizza nel concreto la persona con disabilità come individuo, parte sociale attiva, detentore di diritti e di doveri umani, morali, sociali, economici, culturali- l’attuazione delle espresse dalla Commissione Europea in occasione dell’
– la conformità a quanto indicato in tema di sviluppo sociale nella , in spirito di cooperazione e solidarietà fra le Comunità locali italiane e bielorusse e di amicizia tra i cittadini italiani e bielorussi

Il continua ed approfondisce le attività avviate fin dal 1995 tra l’ e l’ (Bielorussia), che, partendo dall’accoglienza dei bambini bielorussi nelle famiglie italiane, hanno avuto il duplice scopo dell’integrazione sociale e culturale di persone con disabilità e della promozione di modalità culturali e di comunicazione sociale, che coniugassero insieme tradizione letteraria e teatrale, innovazione tecnologica ed impegno civile e sociale.Il prevede l’implementazione di un Sistema che, a partire dall’Internato di Begoml, sviluppi un luogo che sia contemporaneamente un e .Attraverso le attività proposte, si vuole proporre alla Bielorussia ed all’Europa il problema della deistituzionalizzazione dei bambini bielorussi ospiti degli Internati e dell’inserimento lavorativo e sociale/culturale degli stessi.Per favorire la loro professionalizzazione e la loro autonomia personale, si utilizza l’arte-terapia, affiancando alle tradizionali attività di recitazione, musica e danza quelle artigianali di falegnameria, scenografia e sartoria teatrale. Una delle attività sviluppate è legata a percorsi di dei bambini disabilità attraverso l’utilizzazione delle nuove applicazioni informatiche e tecnologiche.Il pone la quale strumento di integrazione sociale. Pertanto, i risultati attesi sono quelli relativi al miglioramento della condizione sociale e lavorativa dei bambini con disabilità bielorussi dell’ e di un rallentamento dell’istituzionalizzazione e della medicalizzazione dei bambini con handicap mentali gravi.Il percorso progettuale prevede come attività un lavoro di per favorire anche l’inserimento in fabbriche statali, la formazione di operatori sociali di sostegno ai bambini con disabilità e la creazione di nuove attività lavorative.In tal senso, l’ è anche nell’utilizzare un laboratorio teatrale, per perseguire uno degli obiettivi fondamentali della : quello di attivare, recuperare e valorizzare le risorse presenti in un determinato territorio o, più in generale, nella Società civile, ampliando la partecipazione e l’integrazione sociale nel processo di risoluzione di specifici problemi o bisogni. La non è soltanto uno strumento di valorizzazione delle potenzialità e delle risorse presenti, ma è un mezzo di ricostruzione del tessuto relazionale.Il piano di sviluppo ulteriore del in Bielorussia prevede azioni di consolidamento della presenza di un gruppo di persone disabilità nel villaggio di (dove è stata avviata la Casa-famiglia), che necessariamente passa attraverso l’“accettazione” da parte degli abitanti del villaggio e il riconoscimento delle potenzialità dei ragazzi e dei servizi di utilità pubblica, che rendono e/o possono potenzialmente rendere. Tale attestazione passerà attraverso azioni di diffusione del modello, incontri con altri per bambini disabilità, laboratori ludico-artistici con Scuole per giovani disabilità, scambi con Amministrazioni Pubbliche comunali, provinciali, regionali e nazionali.Diverse richieste sono giunte anche da famiglie italiane, in apprensione riguardo al futuro di ragazzi da esse accolti per tanti anni in Italia, che, in questi mesi, concluderanno il percorso formativo della Scuola Professionale, a cui sono stati inviati dopo la conclusione dell’esperienza presso l’Internato di . Tali famiglie sono disponibili ad acquistare delle case ai suddetti ragazzi e a seguirli a distanza, nel loro difficile percorso di integrazione sociale e lavorativa.Il avviato in Bielorussia può certamente mettere a disposizione operatori ed attività specifiche, per favorire l’autonomia personale e la responsabilità individuale, ma è necessario approntare anche particolari azioni di sensibilizzazione degli abitanti del villaggio, affinché la presenza di un elevato numero di giovani con difficoltà non diventi occasione di contrapposizione e di discriminazione. In tal senso, vista anche la legislazione bielorussa, che prevede che, a fronte di una residenza in uno specifico luogo, corrisponda un’attività lavorativa, occorre avviare nuove attività, anche lavorative, che valorizzino il territorio comunale e che offrano concrete opportunità lavorative ai ragazzi inseriti nel progetto.Il passaggio dall’attività di arte-terapia (utilizzata fin qui per favorire l’autonomia personale e la socializzazione dei giovani della Casa-famiglia) ad attività di , di costruzione della , di e di può costituire una prima tappa per l’integrazione sociale e culturale dei suddetti giovani nel villaggio di .Nel contempo, la presenza di parecchi giovani con difficoltà nel villaggio di non sarà più elemento di disturbo per gli abitanti, ma assumerà una valenza positiva, in quanto attraverso di essi può passare una valorizzazione ed un rilancio economico dell’intero territorio comunale: indirettamente, ciò sarà veicolo per nuove e concrete opportunità di integrazione sociale e culturale.

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