Alla fine del cammino, ecco la strada… (Pinocchio nell’ ISOLA delle meraviglie – The bridge beetween)

Da almeno un decennio, l’ mette in scena una rappresentazione con al centro la figura di Pinocchio messo in relazione al disagio mentale; cogliendo l’opportunità offerta dal monello per eccellenza visto come diverso (quale pure è…) lo “spettacolo” indaga, fin dalle “sue origini” (e trattasi, per chiarezza, di una specie di “flusso teatrale continuo” nel tempo e probabilmente senza fine), anche con l’ausilio di inserti visivi, musicali e testuali di vario genere, nel nostro comune inconscio, connettendolo con disparate “situazioni mentali” e rigettando il tutto in un sempre più , cresciuto notevolmente nel corso del tempo e con l’evolversi e “l’affastellarsi” l’una sull’altra delle varie “Edizioni”. Il tutto nacque svariati anni or sono grazie al caso (…?…) che mise in contatto “Il Cavallo Bianco” alle vicissitudini degli Internat Bielorussi ed in particolare di uno di questi nel paese di “Begoml”, dove risiedono tutt’ora ragazzi oligofrenici e con disabilità varie; e così, partendo (che per chi non lo sapesse esiste, in una forma differente ma sostanzialmente simile, anche in Bielorussia) si è potuta sfruttare la “forma-teatro” anche per cementare, “mischiare”, fondere, “partecipare” e rinnovare culture, idee e “direzioni” differenti, uguali e contrarie”.

Ma quanto è andato in scena il 14 settembre scorso ha probabilmente coinciso con una simbolica fine del cammino……. che pure lascia intatta .In qualche maniera “qualche cosa” si è “compiuta”!!… Questa rappresentazione ha senza dubbio , ed anche se mille e mille altre volte dovesse esser riproposta, variata o vestita di nuovo, l’ happening dell’Isola del Liri resterà per sempre in cima ai ricordi di chiunque ne abbia condiviso l’esperienza.

Immaginate di avere un intero paese a disposizione (è così è stato, in realtà…), con luci e casse-audio sparsi in ogni vicolo del centro storico, ed immaginate anche un allestimento fatto di materiali di recupero (vestiti, scarpe, plastiche, teli, lenzuola, disegni, oggetti vari….) decisamente bello, quanto semplice e folgorante…Provate ad immaginare poi non un palco itinerante ma inteso come “scena totale”, e del quale, non potendo averne la totalità racchiusa in un singolo sguardo (cosa questa che pure non esiste, ovviamente, in assoluto, in quanto nessuna “percezione” è simile ad un’altra ed in grado di coglierne i medesimi “spazi e particolari”) ognuno poteva prendere parcelle della visione a suo piacimento, scegliendo in questo caso nell’ambito di misure molto vaste, e tenendo presente che .Un “luogo ma anche un non luogo”, dove sostando anche casualmente in un angolo del paese, magari con nessun attore presente fisicamente, ed in un punto quindi dove la recita non poteva esser fruita in maniera “diretta”, visivamente intendo, comunque arrivavano echi di musica, parole, rumori, , ….presagi…””.
è stata la chiave di volta e la .Le famiglie, gli anziani e i piccoli che passeggiavano, magari anche estranei al tutto, non potevano evitare di essere inglobati dalla festante, “dominante situazione”…

Quanto ancora segue sono alcuni altri “dettagli” che mi sono ritrovato ad osservare (): che guardavano rapiti, alcuni che guardavano distrattamente oppure divertiti, altri che guardavano senza convinzione, magari con aria di scherno, altri che guardavano solamente perché sarebbe sembrato anomalo o addirittura scortese non gettare neanche lo sguardo… eppure Non vuole dire certo che ognuno abbia gradito, non significa neanche che si sia “colto nel segno” o che gli “intenti” all’origine del tutto (…..quali?…) siano andati a buon fine… ma e non mi è sembrato affatto un dato di poco conto…
, al solito, che impediscono ad altri (gli adulti?…) di “godere o di capire”, inconsapevolmente con il genio che deriva dal loro giovane candore e si fondono alla scena, con naturalezza e ne riempiono eventuali angoli morti….. Risultato: Una “deflagrazione morbida” di

La rappresentazione di “questo” Pinocchio proposta (per quel che concerne la struttura portante e la rifinitura, ma che, sia dato per scontato, senza il magnifico apporto “corale” nulla varrebbe…) da Giovanni Sansone a sei mani con Dario D’ambrosi ed i toccanti scritti di Roberto Giacchini (che sono essenza del nostro animo umano raschiate del superfluo e ricondotte in superficie allo stato “puro”) oramai, dopo un percorso di prove e di rodaggio che parte dagli anni ’90, dispone di tre o quattro “blocchi” che funzionano in maniera egregia e che , ed è questo un “ponte per l’approccio e per l’assalto” al tempo stesso decisivo quanto, oramai, “qualitativo”.La , bellissima, dei (che hanno anche riarrangiato le musiche del celeberrimo Pinocchio televisivo di Luigi Comencini, composte da un Fiorenzo Carpi mai acclamato a sufficienza) regalano la giusta atmosfera al tutto e circondano il paese di un’aura magica.Diverse volte ho avuto occasione di osservare questa in varie forme e l’avevo pur trovata sempre bella e interessante…. Stavolta però mi è sembrato in tutta sincerità di avere assistito a qualche cosa di … peccato davvero per chi ne ha perduto la visione…anzi…ne ha “disertato” la partecipazione….Certo i “miracoli” non si replicano…. Ma ….Sperare e lecito…anzi…d’obbligo!…

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