LE NOSTRE RECENSIONE CINEMATOGRAFICHE – 3 -Consigli, impressioni e dissuasioni dai filmda vedere e da non vedereattualmente al cinema

(Roma – Cinema Labirinto – Ore 20.30 – 08 Giugno 2007)

La lezione comincia ad essere piuttosto antica oramai ma evidentemente ancora attuale: si puo’ fare grande cinema, per quanto ne possa dire Tarantino, anche attraverso temi apparentemente “soltanto” intimisti, riuscendo anzi con essi a descrivere “universi” interi. Ce lo ricordano di continuo tutti i cineasti dell’area orientale del pianeta, ce lo hanno insegnato in epoche diverse anche molti autori di “casa nostra”.
“Daratt” di Mahamat Saleh-Haroun è un prolungato “duello/incontro” al rallentatore tra Nassara e Atim, due africani del Ciad, e durante questo prolungato contatto si “rivelano” e si dipanano asti, rancori, contraddizioni, diversità, ma anche umanità, pregi, sentimenti, similitudini, speranza di un futuro migliore e di fratellanza.
Atim parte con il solo scopo di uccidere Nassara, per vendetta personale; i loro punti di contrasto sono identificabili con quelli di tutto il continente Africano (del mondo…….); Atim (per raggiungere il suo scopo?…) si trasferisce in casa del nemico, un panettiere dai modi rudi ma dall’animo buono e di grande carisma. L’intuizione dello script (Laura Bardos) di rendere quasi “muti” i due personaggi, l’uno per motivi caratteriali l’altro per un incidente subito in passato, rende ancora più intenso ogni sguardo, ogni attrito, ogni situazione che vede coinvolti i due protagonisti. I ruoli non si ribaltano ma trasmutano, si fondono in un “unico” irrazionale, quasi “divino” , dove l’uno ha bisogno dell’altro e viceversa; la moglie del “silenzioso” Nassara” è una sorta di ago della bilancia, di “equilibratore”; il “pane quotidiano”, che questo film ci ricorda essere un alimento intriso del sudore dell’uomo, “riconquista” e riassume tutte le simbologie del passato e del presente: il pane che sfama, il pane antica insegna del lavoro, il pane spezzato in segno di amicizia, il pane dalla “forma insidiosa” che ricorda in modo strisciante gli invasori Ex Colonialisti.
La violenza trova poco spazio lungo la pellicola, divampa in un lampo e non dove ce la aspetteremmo, fredda, metodica, atavica, necessaria ma altrettanto velocemente rientra lasciando il campo all’umano, al cambiamento, alle pulsioni del cuore.
Finale salvifico in una resa dei conti a tre nell’arido deserto africano.

Pochissimi mezzi per un grande risultato………….

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