LA METAMORFOSI di Kafkanell’allestimento del gruppo catalano

La Fura dels Baus – Auditorium Via della conciliazione – 08 marzo 2006

Togliete la maschera a Gregor Samsa, eliminatene l’aspetto esteticamente mostruoso, la corazza di insetto, ma perpetuatene il disagio, lo smarrimento, la remissività, la “diversità”, e sarete già dalle parti della proposta e rappresentata dalla . L’architrave semplice e perforante del racconto è in tutto e per tutto quella di , immutata ed efficace oggi come allora, ma rigenerata, trasposta ai giorni nostri, vivificata in un contesto nuovo, più moderno ma immutato nelle sue coordinate principali. Che sia vittima della follia, dell’alienazione o di un senso di inadeguatezza, mancanza di rapporto con la realtà o rifiuto della stessa, il soggetto “anomalo” viene inglobato, metabolizzato, perduto per sempre nel mare sconfinato e raccapricciante della frenesia, dell’egoismo, dell’individualismo. Certo la società costruita dall’uomo del XXI secolo ben si presta a fagocitare qualunque elemento concreto ed astratto, l’irragionevole smania convulsa del mondo globale inghiotte con facilità “l’uomo-Samsa”, relitto abbandonato; il suo corpo non è in fondo neanche ingombrante, a tratti è quasi invisibile. Dalla sua stanza, in un disperato tentativo di fuga, apre porta su porta, trovando ancora altre porte che aprono su altre porte ancora. Nessuna via d’uscita, nessun gancio al quale appendersi. Circondato dal disinteresse, in una apatia generale ma non genetica, un televisore sempre a disposizione, Gregor Samsa trova ancora una volta il suo capolinea: un fumante colpo di pistola alla tempia, una scarpa che lo schiaccia come uno scarafaggio.
si avvale di coreografie scarne ed essenziali, intercambiabili e disseminate attorno ad un evocativo cubo di vetro (la stanza), di grande suggestione, claustrofobico, prigione del fisico e della mente; grande approccio corporeo ed inserti filmici per spiegare e destabilizzare. La vittima sacrificale scompare anche stavolta “come da copione” per lasciare il posto ad un futuro che sembra apparire radioso, illuminato, ricco di prospettive, libero dal torbido che lo attanagliava fino a un minuto prima. E liberi lo siamo anche noi…. Da sempre, per sempre.

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