Non impauriamo
il nostro cuore,
né i nostri occhi,
né il nostro intelletto;
non vi sarà mai
lo sfacelo del mondo.
Al termine d’ogni guerra
giungerà,
anche a stento,
la pace.
Dopo ogni procella
s’intravede,
al di là dell’orizzonte,
uno spiraglio di luce
e sbucherà dal terreno più arido,
pigramente e piamente,
il più candito fiore:
segno che la vita
dell’umanità procederà
col suo passo rituale.
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Faccio silenzio
attorno a me!
Osservo stupita
ciò che mi circonda.
La natura è di vario aspetto
in questo secondo mese
della terza stagione.
È ottobre:
semioscuro ed umido
è il mattino.
Nell’aria avverto
olezzo di funghi.
Di gocce sono colme
le spumose corolle
delle mie sfumate zinie.
Laggiù,
oltre lo spinoso cespuglio,
scorgo
l’arbusto del pungitopo
che lentamente
si rinverdisce
e minuscole gemme
ricoprono
i suoi esili rami.
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Quand’ero bambina,
mia nonna Angelina,
mi diceva
un motto tutto suo
in poesia ed in rima.
Così dialogava:
"Stà attenta, mia Silvanina,
anche d’adulta.
Quando vuoi uscire
e sei incerta
sul far del meteo,
volgi lo sguardo
verso Montecastello.
Se Montecastello
non ha il cappello,
è segno del tempo bello!"
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alla nonna Angela
Ricordi, nonna?
Da neonata,
a notte fonda,
strillavo nella culla.
E, tu, nonna,
mi pigliavi
in grembo,
cullandomi piamente
e dolcemente intonavi
la canzone dello spazzacamino:
"Spazzacamino, spazzacamino!
Ho freddo, fame, son poverino:
in riva al lago, ove son nato,
la mia mamma ho abbandonato.
Come l’augello che lascia il nido,
per guadagnarmi qualche quattrin.
E tutto il giorno vo attorno e grido:
Spazzacamino, spazzacamin……"
Per un attimo
tacevi, mi osservavi
e notavi
le mie piccole
palpebre abbassate.
Allora,
saltando qualche strofa
proseguivi sommessa:
" …..Ho gli occhi foschi,
la faccia scura,
ai fanciulletti metto paura….."
Terminavi qui
di cantare.
Io mi ero quietata
e ninnavo beata.
Sì, nonna;
ma ti ingannavi.
Io dormivo apparentemente.
Non era quella canzone
che mi aveva quietata.
Ciò che aveva calmato
il mio vagito notturno
era il calore del tuo amore.
……Infatti mentre,
tu, adagio adagio,
per non svegliarmi,
mi riponevi nella culla,
il mio terribile pianto
si ravvivava.
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Cantano
le mie mobili iridi
con una melodia
consciamente nobile d’accento,
ma muta ed invariata!
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Nelle tiepide notti autunnali,
allorquando,
il mio cuore riposa sereno,
sotto le coltri verdi
delle lenzuola,
il mio intelletto, continuamente, lavora.
Sogna tranquillamente
che al di là,
nelle sponde,
di questo mondo
non ci siano nient’altro
che rime nuove.
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La porta del cuore
deve essere spalancata
sia di giorno, sia di notte.
Affermò questa frase,
pure,
Papa Giovanni Paolo II:
"Giovani, aprite
ogni porta
del vostro cuore!"
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Luce autunnale:
dolce spiraglio
di tenue calore!
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C’è un antico detto
che dice:
"Ragno di sera
fortuna si spera!"
ed io aggiungo:
"La fortuna
viene poetando.
La fortuna
viene pitturando.
È la fortuna artistica!"
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Ogni canto poetico
ha un verso,
con rime
e noti musicali,
tutto articolato,
tutto suo;
così
pure il mio!
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Erubescente diventa,
in silenzio,
il sole, la sera.
S’infiamma, infiammando
anche tutto il cielo
e muore!
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Karol: Papa e Papà….
……io non sono
altro che
un piccolo granello
di rosario
tra le Tue mani.
Ti prego,
accogli, sempre,
nel tuo cuore
ogni pensiero
del mio cuore.
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Desidererei realizzare
un semplicissimo sogno,
ma quasi
del tutto irrealizzabile:
camminare
coi miei piedi nudi
su un morbido tappeto
di arniche
color del sole che sorge.
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