In una notte stellata
la pianta del fico,
invece di dormire,
pensò:
“Io dono
i miei frutti
per preannunciare
il termine
del calore estivo.”
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alla nonna Angela
Nonnina!
Ho miliardi di ricordi tuoi,
ma quello più caro
è il libro,
donatoti un tempo lontano
dalla zia Teresa.
Ricordi?
Ricordi,
è il libro sulla vita
dei Santi!
Quel libro ha, sulla prima pagina,
il mio nome
scritto di mio pugno ignaro
ed infantile,
guidato dalla tua saggia mano
colma d’amore.
Il ricordo prezioso
è la tua saggia mano!
È il tuo incondizionato amore!
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alla nonna Angela
Ricordi, nonna?
Da neonata,
a notte fonda
strillavo nella culla.
E, tu, nonna,
mi pigliavi
in grembo,
cullandomi piamente
e dolcemente intonavi
la canzone dello spazzacamino:
"Spazzacamino, spazzacamino!
Ho freddo, fame, sono poverino:
in riva al lago, ove son nato,
la mia mamma ho abbandonato.
Come l’augello che lascia il nido,
per guadagnarmi qualche quattrin.
E tutto il giorno vò attorno e grido:
Spazzacamino, spazzacamin……"
Per un attimo
tacevi, mi osservavi
e notavi
le mie piccole
palpebre abbassate.
Allora,
saltando qualche strofa
proseguivi sommessa:
"…..Ho gli occhi foschi,
la faccia scura,
ai fanciulletti metto paura….."
Terminavi qui
di cantare.
Io mi ero quietata
e ninnavo beata.
Sì, nonna;
ma ti ingannavi.
Io dormivo apparentemente.
Non era quella canzone
che mi aveva quietata.
Ciò che aveva calmato
il mio pianto notturno
era il calore del tuo amore.
……Infatti mentre,
tu, adagio adagio,
per non svegliarmi,
mi riponevi nella culla,
il mio terribile strillo
si ravvivava.
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Sull’alto
della croce
Egli alzò
La Sua mano morente,
benedì tutto il mondo.
Dal Cielo
discese il perdono
e la terra
assaporò
il Suo immenso
e purissimo amore.
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Se, nella vita,
fossimo tutti sereni
il sole interiore
splenderebbe
anche
nell’oscurità,
anche
nell’aridità.
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Acqua,
tu, sei
la domatrice
del fuoco,
perché
con le tue forze
riesci a placarlo.
Fuoco,
tu, non sei
il fenomeno
più potente
della terra,
poiché
dall’acqua
ti lasci
domare.
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Questa notte
di fine estate
ho udito,
nel sogno,
una foglia
ragionare
con l’albero:
"Presto mi distaccherò
da te, fratello.
Sul suolo cascherò,
e pochi giorni dopo
in cenere e polvere
il fuoco
mi ridurrà…..
…..Ma tra
le ceneri e polveri
io resusciterò
e riavrò vita
in un’altra vita!"
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Poesia,
o breve,
o lunga,
sei
il canto
prediletto
del mio intelletto.
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La vera luce
non danneggia
le mie iride.
La vera luce
non inganna
il mio cuore.
La vera luce
è la poesia
che splende in me.
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Alla nonna Angela
Edificherei
il mio nido
tra i rami
d’un cipresso
e canterei
alla mia adorata nonnina
i più cordiali sonetti
d’amore.
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Letteralmente
la terra si raffredda
e geme
nella triste aria autunnale.
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Verde oasi
è il richiamo solare
del mio intelletto poetico.
Verde oasi
è il ritmo del battito
del mio cuore rinato.
Verde oasi
è anche la speranza
che nutro in me.
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Anche
il più piccolo
ed il più umile
fiore di prato
ha, per la natura,
lo stesso valore
d’una immensa stella
che risplende nel cielo.
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Sulle punte dei miei piedi
vorrei danzare
e con la mia innata fantasia
desidererei sfiorare,
ad occhi chiusi,
le auree stelle.
Sfuggire
da questa logorante realtà
non mi rincrescerebbe!
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Ricordo un tempo felice
che impugnavo la penna
e, velocemente,
componevo sonetti.
Oggi, le poesie,
le scrivo con l’ausilio
del mio amico Computer,
ma ugualmente ispirata.
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Disse un giorno,
gemendo la sorella estate:
"I giorni si stanno accorciando,
le notti si stanno allungando
e ben presto me ne andrò
con le rondinelle
al di là
dei tropici!"
Rispose,
sorridendo il fratello autunno:
"Io tra poche settimane
ritornerò.
Offrirò dalla natura
i frutti vermigli e dorati.
Alla contadina
donerò quiete e riposo!"
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Questa sera,
al lume lunare,
starò
il cielo
ad ammirare!
Resterò,
per ore,
incantata
ad immaginare
col mento
all’insù
ciò che sta sopra di me!
Scorderò
ogni mia pena!
Penserò
al presente
soltanto!
Sognerò
di errare spensierata
al di là
d’ogni confine del mondo
sulla agile velocità
d’una soffice nuvola blu!
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È vera la fiaba:
non sempre
il leone è più potente
del topo!
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Non concorderò
mai con nessuno,
neppure con il mio medico.
Ascolto, soltanto,
la voce del mio cuore
che mi sussurra
la verità
dentro ogni battito.
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Nel sogno
mi alzo
ed in piedi,
come una snella danzatrice,
volo lontano.
Più potente del mio destino
desidererei essere
e domarlo vorrei
con il vizio di vivere!
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Lobbi!
Lobbi,
paesino di campagna
disperso tra due fiumi:
il Tanaro e la Bormida,
paesino natale
della mia intramontabile nonnina.
Lobbi,
resterai sempre
il paese dei miei sogni
più cari,
della mia lontana infanzia,
della mia spensierata adolescenza,
della mia malinconica giovinezza,
dei miei più teneri affetti,
della mia massima libertà,
oramai perduta,
della mia più solare fantasia;
il piccolo paese
dei miei più grandi giochi.
Lobbi,
ti rivedo, ti riconosco,
ti risogno con gli occhi miei d’allora,
anche se ora, lo so,
non sei più
il Lobbi di allora.
Lobbi!
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I doni di Dio:
mille e mille
minuscoli semi preziosi
da coltivare,
con fatica,
nel terreno
più profondo
del nostro cuore.
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Cancro, ascoltami,
ti voglio parlare!
Macigno,
tu, ancora,
non mi conosci,
bensì, sono io
che già ti conosco
nell’umano patire,
nel lentissimo gemere.
Orribile bestiaccia
che drasticamente rodi il corpo
d’ogni creatura vivente,
senza guardare
sui suoi occhi innocenti,
concedendogli,
privo di pietà,
di osservare il mondo,
magari,
per brevi giorni.
Forse,
un giorno,
anche il mio esile fisico
afferrerai e tenterai
di sradicarmi
dai miei affetti più cari.
Ma io ti sorprenderò.
Non ti temerò!
Pure,
se tu busserai ai miei seni
lotterò un’ennesima volta
e saprò soffrire,
non invano,
come ho sempre fatto
nella vita,
spero!
Con la mia mente
vorrei dominarti,
con la mia temperanza
ti vincerò,
e, con l’arma
della mia ferrea volontà
potenzierò
ogni ricerca scientifica.
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Silenzio,
è il dieci di agosto!
Tutti, stando col naso all’insù,
esprimono un desiderio.
Mentre io immagino
di compiere un lungo viaggio
tra miliardi di stelle cadenti,
a bordo d’una navicella
spaziale ed invisibile.
Immagino,
non di andare
sulla luna,
ma di palpare
con l’Indice
del dito
l’intero Universo,
ogni astro,
ogni costellazione,
ogni cosa celeste.
Immagino
che sia una passeggiata
nella volta oscura,
ma irraggiata
da una pioggia
di corpi celesti,
che dura anni luce.
Alla fine
l’immaginazione
si conclude
con il mio approdo
sulla terra:
assetata ed invogliata
di nuove fantasie,
di stilare
mille nuovi poemetti.
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Talvolta,
mentre compongo poesie
e penso a me stessa,
descrivo
la mia autobiografia.
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Il mio interiore pianto
nessuno lo percepisce.
Tutti credono,
che con la poesia,
io sia felice,
nonostante
la mia infermità.
Pochi sanno
che ho molti altri pensieri.
Il vero mio pianto interiore
è nascosto
nel più profondo di me
e niuno mai l’udrà!