Il Ministro delle Pari Opportunità risponde sul temporaneo blocco delle adozioni in Bielorussia

PRESIDENTE. L’onorevole Ruzzante ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01547 ().

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, per inquadrare il tema contenuto in quest’interpellanza, e prima di introdurre gli interrogativi che porrò al Governo, attraverso il ministro Prestigiacomo, vorrei fare una breve premessa. Vi è una grande amicizia che lega il popolo italiano a quello bielorusso. Tale amicizia nasce principalmente in seguito alla tragedia di Chernobyl del 1986. Tra l’altro, da pochi giorni è trascorso il diciannovesimo anniversario di tale tragedia. Il radioattivo investì il 70 per cento del territorio della Bielorussia, che fu il paese più colpito, nonostante la centrale nucleare di Chernobyl si trovasse nella Repubblica dell’Ucraina. Il 23 per cento del territorio bielorusso rimase fortemente contaminato: sono stati provocati ingentissimi danni alla salute della popolazione bielorussa; due milioni e mezzo di cittadini sono stati colpiti dalle radiazioni e, tra di essi, vi sono 500 mila bambini, con una incidenza fino a cento volte superiore per il cancro tiroideo rispetto al periodo precedente l’esplosione della centrale di Chernobyl.
Ovviamente, è stata fortemente colpita anche l’economia nazionale di tale paese: ancora oggi più del 10 per cento della spesa pubblica della Bielorussia è impegnata per fronteggiare le conseguenze della tragedia Chernobyl. A tale tragedia seguì una grande gara di solidarietà da parte di tutto il mondo, in particolar modo dell’Europa. L’Italia è stata ai primi posti in questa gara di solidarietà, attraverso forme di aiuti economici, collaborazioni di strutture ospedaliere nei confronti degli istituti per i minori, in particolare da parte di molti enti locali. Agli aiuti economici è successivamente seguita un’altra gara di solidarietà, avente ad oggetto l’ospitalità dei bambini bielorussi in Italia per periodi di uno, due o tre mesi. Obiettivo di questa ospitalità era ridurre l’esposizione alle radiazioni nucleari per i bambini bielorussi, che erano i più esposti ed i più a rischio, a causa della presenza di tali forme di radioattività particolarmente elevate. Anche quest’anno 35 mila bambini bielorussi saranno ospitati dalle famiglie italiane per il risanamento.
Le analisi epidemiologiche hanno, infatti, dimostrato l’utilità e l’importanza della presenza dei bambini, anche per alcuni mesi, in territori non contaminati dalle radiazioni.
Negli ultimi 13 anni, l’Italia ha ospitato più di trecentomila bambini provenienti dalle zone di Chernobyl: in maggioranza, si tratta di bimbi di famiglie bielorusse, ma una notevole percentuale di essi sono bambini che risiedono negli internati, negli istituti per gli orfani o per i bambini abbandonati o sottratti alle famiglie, a causa dei maltrattamenti ricevuti.
Questa gara di solidarietà ha coinvolto diversi soggetti: enti locali, comuni, regioni, associazioni di volontariato, organizzazioni economiche ed aziende ospedaliere. Si calcola siano circa tra 2 e 3 milioni i cittadini, residenti in tutte le aree geografiche del nostro paese, che sono stati, in qualche modo, coinvolti o compartecipi in questa gara di solidarietà. Nessun altro paese europeo ha avuto un livello di coinvolgimento analogo a quello dell’Italia.
Basti pensare che dal 1991 sono state circa 2.285 le adozioni di bambini bielorussi in paesi esteri e più della metà di queste hanno riguardato famiglie italiane. Questa è la dimostrazione del livello dei rapporti fra Italia e Bielorussia nel corso di questi anni.
Questi sono, in sintesi, i motivi che legano in maniera del tutto particolare il popolo italiano a quello bielorusso. Quando si ospita una bimba o un bimbo bielorusso – lo affermo anche per esperienza diretta – si crea un legame affettivo con l’intero popolo bielorusso. Credo che anche la presenza in quest’aula dell’ambasciatore e del console della Bielorussia (li ringrazio per essere qui) dimostri il particolare legame affettivo tra i nostri paesi.
Fatta questa doverosa premessa, vengo ad esporre i motivi dell’interpellanza in esame, sottoscritta non solo da deputati dell’opposizione, ma anche da alcuni colleghi della maggioranza.
Dal 6 ottobre 2004 (ossia, da circa sette mesi), si è creata una situazione di stallo e di rallentamento relativamente alle adozioni internazionali con la Bielorussia. Oltre 400 domande sono depositate e molte altre domande nominative sono in fase di definizione. Tengo a sottolineare al ministro Prestigiacomo, che conosce bene la materia delle adozioni, che la gran parte di queste domande di adozione riguarda bambini già grandi, di età compresa fra gli 8 e i 14 anni, che da anni risiedono negli orfanotrofi e che, in alcuni casi, presentano anche problemi di salute. Sono bambini che hanno già costruito, nella stragrande maggioranza, un rapporto solido con le famiglie italiane.
Vengo ora alle domande che rivolgo al ministro Prestigiacomo. Innanzitutto, chiedo quali siano le iniziative che il Governo italiano ha adottato per riaprire i percorsi adottivi con la Bielorussia.
In secondo luogo, chiediamo – vista la particolarità dei rapporti, che ho cercato di descrivere in premessa, di oltre 35 mila famiglie italiane e relativi comuni e associazioni con bambini, istituti e famiglie bielorusse – se il Governo non ritenga opportuno avviare rapporti bilaterali con la Bielorussia, tesi, da un lato, a garantire rapporti di più forte collaborazione e di sostegno alle famiglie ed alle autorità bielorusse, per ridurre od evitare l’abbandono dei minori, e, dall’altro, ad accelerare le adozioni con il nostro paese.
Si chiede, poi, se il Governo non ritenga, dopo la visita, effettuata il 16 e 17 dicembre 2004, della presidente della commissione adozioni internazionali, dottoressa Cavallo (visita che aveva riaperto le speranze, anche se, a distanza di quattro mesi, nulla purtroppo è successo nella direzione del rapporto per le adozioni), di dovere organizzare una visita ufficiale in Bielorussia, per discutere con le autorità locali la situazione e stabilire assieme un percorso di riapertura dei rapporti in materia di sostegno ai minori e di adozioni.
Infine, si chiede quali iniziative e rapporti bilaterali il Governo italiano stia realizzando per garantire sulle adozioni internazionali con la Bielorussia non solo un percorso di continuità, ma anche tempi più rapidi, a partire dai bambini più grandi in termini di età, già legati affettivamente alle famiglie italiane, viste anche le particolari condizioni di salute e i rischi connessi all’esposizione alle radiazioni, che aumentano sensibilmente nei bambini.
Vorrei, infine, rassicurare che su questo tema, visto che sono in gioco i legami e gli affetti dei bambini, vi è una piena e totale disponibilità da parte dell’opposizione a collaborare. Credo che l’interpellanza in esame, sottoscritta da parlamentari di entrambi gli schieramenti, ne sia la concreta dimostrazione. Ritengo che trovare una positiva e rapida soluzione sia, innanzitutto, interesse dei bambini e risponda ai criteri sanciti da questo Parlamento nelle proprie leggi e nelle proprie risoluzioni, che hanno sempre posto il tema dei bambini al centro della nostra azione politica.

PRESIDENTE. Il ministro per le pari opportunità, onorevole Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, . In ordine all’interpellanza presentata dall’onorevole Ruzzante e sottoscritta da altri parlamentari, si rappresenta che l’Italia, così come confermava lo stesso onorevole Ruzzante nella sua illustrazione, ha sempre avuto un rapporto privilegiato con la Bielorussia. A differenza degli altri Stati europei, che subito dopo il disastro di Chernobyl si aprirono all’accoglienza e poi, con il passare degli anni, hanno notevolmente diminuito il flusso di minori accolti (come, ad esempio, la Spagna e la Germania), il nostro paese ha mantenuto fermo il flusso originario, tant’è vero che negli ultimi anni si rileva una media costante di 28 mila ingressi.
In ordine a tali flussi, la competenza è del Ministero del welfare. Questo ministro ha la delega politica per le adozioni internazionali e, pertanto, ha seguito in modo ravvicinato l’andamento delle procedure presentate dalle nostre coppie e sollecitato l’intervento della Commissione per le adozioni internazionali, al fine della loro ripresa quando se ne è registrato, nel novembre 2004, il forte rallentamento, fino al blocco definitivo del dicembre 2004.
È opportuno premettere che la maggior parte dei bambini bielorussi adottati sono bambini precedentemente accolti nell’ambito dei percorsi di risanamento e poi richiesti in adozione dalle coppie affidatarie. Dalla data di inizio del funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali, il 16 dicembre 2000, a tutt’oggi, le adozioni dalla Bielorussia sono state 821 (9 nel 2000, 147 nel 2001, 185 nel 2002, 254 nel 2003 e 226 del 2004). Nel 2005 non è stato autorizzato alcun ingresso. Tutti questi bambini hanno manifestato problemi di salute più o meno seri.
La ragione del blocco risiede nella nuova politica della Bielorussia in ordine alle adozioni internazionali. La svolta è stata segnata dalla presa di posizione del presidente Lukashenko, il quale, in data 6 ottobre 2004, ha tenuto un discorso molto chiaro riferendosi ai percorsi di risanamento e a tutti i paesi di accoglienza. Si tratta, dunque, di una decisione presa al più alto livello politico e molto forte, che riguarda tutti gli Stati con i quali, sino a quella data, la Bielorussia aveva mantenuto rapporti in materia di adozione o accoglienza umanitaria.
Tale discorso è stato tenuto durante la cerimonia per la firma della deliberazione sul referendum repubblicano su «La protezione dei diritti dei bambini e dei giovani». Il presidente Lukashenko ha dichiarato che «sarebbero state introdotte norme tese, da una parte, a responsabilizzare maggiormente i genitori nella gestione della potestà parentale e, dall’altra, a creare una rete di sostegno intorno ai bambini e ai giovani fino al raggiungimento della maggiore età, perché siano loro assicurati percorsi di vita sani ed operosi per una sistemazione lavorativa in patria, evitando così l’inquinante contatto con l’estero».
Cito letteralmente le parole del presidente, il quale ha altresì dichiarato che il fenomeno dei soggiorni per risanamento avrebbe dovuto azzerarsi e che ogni provvedimento autorizzatorio, sia per l’adozione sia per l’espatrio temporaneo, avrebbe dovuto recare la firma del ministro della pubblica istruzione, perché i paesi stranieri hanno reso i bambini in Bielorussia che hanno sperimentato percorsi di risanamento «dei consumatori elevati al quadrato». Egli, rivolgendosi ai politici stranieri, ha chiesto che, ove davvero vogliano sostenere bambini Bielorussia, portino direttamente in Bielorussia il loro aiuto.
La missione a Minsk, effettuata il 16 dicembre 2004 dalla presidente della Commissione, consigliere Carmela Cavallo, e dal consigliere diplomatico Ombretta Pacilio, è stata finalizzata ad accertare, da una parte, quale futuro sarebbe stato riservato alle procedure di adozione in corso e, dall’altra, a rappresentare la particolare disponibilità, nel corso di quasi vent’anni, dell’Italia in relazione all’accoglienza; tale posizione avrebbe potuto giustificare un diverso orientamento nei confronti del nostro paese.
La viceministro della giustizia, onorevole Kovalova, nell’incontro con la delegazione italiana ha reso noto che erano allo studio dell’ufficio legislativo del Ministero della pubblica istruzione modifiche alla normativa sull’adozione e, marginalmente, anche alla legge sul diritto di famiglia.
Si è appreso così che le procedure di adozione instaurate dalle coppie straniere – quale che sia il paese di provenienza – erano state «differite», ovvero bloccate, dal 6 ottobre scorso. Esse sarebbero riprese soltanto dopo l’introduzione delle modifiche richieste dal presidente Lukashenko.
Quanto rappresentato dalla viceministro ha trovato pieno riscontro negli ingressi autorizzati dalla Commissione per le adozioni internazionali negli ultimi sei mesi dell’anno 2004 (41 a luglio, 11 ad agosto, 16 a settembre, 33 ad ottobre, 10 a novembre, 0 dicembre). Nei primi quattro mesi del 2005 la Commissione non ha autorizzato alcun ingresso. Si prevedeva all’epoca come inizio del nuovo corso il mese di febbraio 2005, ma nulla si è mosso. è stato comunque assicurato che la documentazione già presentata dagli aspiranti genitori sarebbe stata fatta salva e che quindi non andava ripetuta, ma avrebbe dovuto seguire il diverso percorso procedurale previsto dalla nuova normativa.
La viceministro ha ulteriormente chiarito che sarebbero stati proposti due percorsi procedurali, a seconda che si tratti di adozioni nominative (cioè relative al bambino accolto e già noto) o, invece, non nominative o generiche. La viceministro ha sottolineato che sarebbero state verificate le attuali condizioni di vita di tutti i minori bielorussi adottati all’estero a far data dal 1991 (si tratta di 2285 bambini). Sulla situazione di tali minori avrebbe dovuto essere presentata un’apposita relazione al Consiglio dei ministri bielorusso. La viceministro ha precisato inoltre che il ministero della pubblica istruzione avrebbe controllato ogni procedura di adozione ed avrebbe dato un parere vincolante ed ancora che la permanenza nella banca dati richiesta per un minore, affinché possa essere dichiarato adottabile, sarebbe stata non più di sei mesi, ma di un anno.
In riferimento ai report post-adottivi, la viceministro ha dichiarato che essi sarebbero stati richiesti per cinque anni, ma con cadenza annuale e non più semestrale. è stato altresì ulteriormente precisato che, ove si fosse trattato di adozioni nominative, la famiglia avrebbe potuto fare una domanda iniziale al ministero della pubblica istruzione, non corredata da alcun documento, esclusivamente per conoscere se il minore si trovi in situazione di adottabilità e solo nel caso si tratti di minore abbandonato, e quindi adottabile, si sarebbe potuta inoltrare la documentazione prevista.
La nuova normativa bielorussa in materia di adozioni internazionali è entrata in vigore il 14 gennaio scorso. Essa è ispirata a criteri restrittivi per quanto riguarda l’adozione internazionale, che assume un più deciso carattere di sussidiarietà, rispetto a quella nazionale, ed è limitata ai soli casi di minori affetti da patologie non curabili in patria. Ad oggi, tuttavia, pur non essendo più le procedure ufficialmente sospese, permane una situazione non chiara, mentre non vengono ancora accettate nuove domande di adozione; anche le pratiche avviate prima dell’entrata in vigore della predetta legislazione sono rimaste bloccate.
In particolare, in risposta a quesiti posti dall’interpellante, sintetizzo quanto segue. In primo luogo, circa le iniziative che il Governo italiano ha adottato per riaprire i percorsi adottivi con la Bielorussia, si evidenzia che tali iniziative sono consistite nella richiamata missione a Minsk svoltasi il 16 dicembre 2004, che ha avuto una ricaduta positiva in quanto comunque sono stati chiariti i termini della questione ed illustrate le nuove procedure. Va segnalato inoltre che la nostra ambasciata a Minsk ha compiuto negli ultimi mesi numerosi passi per sensibilizzare il Governo bielorusso sulla situazione di paralisi che si è venuta a creare e per gli orientamenti di maggior chiusura che paiono profilarsi anche in tema di soggiorni di risanamento.
Sono stati inoltre intensificati i rapporti con l’ambasciata di Bielorussia in Italia. Approfitto per salutare il console e l’ambasciatore bielorussi, che oggi assistono dalle tribune ai nostri lavori. Tutto ciò al fine di ottenere la definizione a breve dei percorsi procedurali già iniziati. I rapporti con le autorità bielorusse sono sempre stati ottimi e si mantengono tali, ma è di tutta evidenza che non possono superare una siffatta decisione politica. Essi assicurano però un’informazione in tempo reale degli eventi ed una considerazione delle istanze espresse dal nostro paese. è stata a più riprese e a vari livelli manifestata la viva attesa italiana che le procedure di adozione pendenti possano essere rapidamente portate a conclusione, sulla base di convergenti considerazioni di giustizia ed umanitarie – in particolar modo l’interesse dei bambini e le aspettative delle famiglie italiane -, con un’adeguata valutazione di ordine politico da parte bielorussa, nel quadro più generale delle relazioni tra i due paesi. Si è chiesto pertanto all’ambasciatore bielorusso in Italia di sottolineare alle autorità competenti la straordinaria valenza che i rapporti umani hanno nel contesto delle relazioni bilaterali, e quindi l’importanza di adoperarsi per preservarli.
In secondo luogo, quanto ai rapporti bilaterali di collaborazione e di assistenza in loco con la Bielorussia, si fa presente che la Commissione per le adozioni internazionali ha sottoscritto con il centro adozione di Minsk ben tre protocolli per regolamentare le procedure di adozione anche in relazione a quelle dei bambini accolti; ha congruamente finanziato il progetto Zubrenok, finalizzato a riorganizzare una parte degli edifici della vecchia colonia sovietica ed a realizzare una casa famiglia adeguatamente attrezzata ad ospitare 20 bambini, così da sottrarli ad un’istituzionalizzazione protratta ed offrire loro una migliore qualità di vita.
Tale progetto prevede anche programmi di formazione professionale per ragazzi e giovani madri, sostegno alle istituzioni locali per programmi di affido familiare e finanziamento di progetti madre-bambino che consentano di sviluppare e sostenere la responsabilità delle giovani madri.
In terzo luogo, per quanto attiene al quesito posto dall’interpellante in merito ad una possibile visita ufficiale in Bielorussia, tenuto conto del notevole numero delle procedure in corso con tale paese (458, di cui 205 nominative e 253 generiche) e nell’interesse superiore dei bambini accolti, è intenzione di questo ministero mantenere costante il dialogo con l’autorità politica bielorussa, anche attraverso una nuova missione, a contenuti non solo tecnici ma politici, ed ottenere quel riconoscimento che la generosità manifestata in questi 20 anni dai cittadini italiani, da sempre attestata a tutti livelli, meriterebbe rispetto agli altri paesi.
In quarto luogo, quanto ai tempi più rapidi sollecitati dall’interpellante per le procedure dei preadolescenti e degli adolescenti, si sottolinea come l’Italia può soltanto limitarsi a rappresentare alle competenti autorità bielorusse i lunghi tempi di attesa, in quanto solo a queste ultime spetta la valutazione di ogni singolo caso di adozione.
Infine, sembra a questo ministro doveroso concludere ricordando all’onorevole Ruzzante il principio fondamentale che già certamente conosce della Convenzione de L’Aja, quello di sussidiarietà, in base al quale l’adozione nei confronti di cittadini stranieri è l’ultima risposta all’abbandono del bambino; il paese di origine deve trovare all’interno del suo territorio le risorse adeguate per offrire a tutti i suoi bambini una famiglia sostitutiva , ove la famiglia naturale non possa essere sostenuta, così da superare le problematiche da cui è attraversata.
Non può non essere, pertanto, condiviso in linea di principio il progetto di vita che il presidente Lukashenko disegna per i bambini bielorussi. è però necessario richiamare l’attenzione da parte della Bielorussia a tenere in considerazione le esigenze psicofisiche di quei bambini e di quegli adolescenti che già identificano nelle rispettive famiglie italiane i loro riferimenti affettivi e, altresì, a considerare che le modifiche legislative hanno bisogno di tempo, ma che tale tempo non può pregiudicare la vita dei bambini. Sarà per questi bambini e per le famiglie che manifestano disponibilità all’accoglienza che noi ci batteremo, affinché ogni progetto familiare, in Bielorussia come in qualsiasi altro paese, si possa realizzare in tempi ragionevoli.
Si rende noto, inoltre, all’onorevole Ruzzante che la Commissione per le adozioni internazionali ha svolto una proficua attività di ricerca sulle tematiche adottive ed è in corso la pubblicazione di un testo dal titolo: «Da accolto a figlio» che tratta specificamente, per la prima volta in Italia, la materia dell’adozione dei bambini accolti nell’ambito dei percorsi di risanamento, presentando il fenomeno dai vari punti di vista.
Si sottolinea, in conclusione, che l’Italia in questi ultimi anni ha notevolmente ampliato il numero di nuovi paesi da cui provengono bambini e che il numero dei bambini adottati nell’anno 2004 ha segnato un aumento di circa il 30 per cento rispetto all’anno 2003 ed, ancora, che non soltanto è stato realizzato un maggior numero di adozioni, ma che la loro qualità, in termini di correttezza e trasparenza, ha raggiunto livelli davvero soddisfacenti, come testimoniato dalle autorità dei paesi di origine alla Commissione per le adozioni internazionali.
Desidero, infine, ringraziare l’onorevole Ruzzante per il suo sincero interesse nei confronti della materia delle adozioni internazionali e mi auguro davvero che questo approccio, che non divide l’opposizione dalla maggioranza su temi di questo tipo, possa continuare ad essere così positivo anche durante l’esame del disegno di legge che interviene proprio su tale materia, al fine di rendere ancora più fluida la procedura delle adozioni internazionali e di dare una risposta, così come afferma la Convenzione de L’Aja, la migliore possibile ad ogni bambino del mondo.

PRESIDENTE. L’onorevole Ruzzante ha facoltà di replicare.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare il ministro Prestigiacomo per la risposta non formale e per l’attenzione dimostrata rispetto all’interpellanza; in particolar modo, mi riferisco al tema dei rapporti con la Bielorussia, ma più complessivamente anche al tema delle adozioni internazionali.
La piena disponibilità a ragionare e collaborare da parte dell’opposizione non è dimostrata soltanto da questa interpellanza urgente; ad esempio, sono notevoli i rapporti di interazione tra maggioranza e opposizione all’interno della stessa Commissione per l’infanzia, dove questi temi sono stati più volte affrontati, spesso con giudizi e percorsi unanimi. Credo che vi siano molti motivi di scontro in quest’aula e, se possiamo fare qualcosa di positivo su un tema che riguarda i minori, in qualsiasi parte del mondo essi si trovino, ciò va assolutamente fatto.
Inoltre, la ringrazio anche per l’attenzione al tema delicato dei rapporti tra Italia e Bielorussia, ricordando però come nei fatti si sia stabilito un legame particolare: ogni anno, in media, 28 mila bambini sono ospitati dalle famiglie italiane. Tale ospitalità coinvolge migliaia di cittadini italiani e numerose comunità locali, da nord a sud, e rappresenta l’ennesima dimostrazione della generosità che il nostro paese da sempre ha sui temi sociali.
Riguardo ai quesiti posti, mi dichiaro parzialmente soddisfatto. Non mi riferisco tanto alla sua risposta, perché credo che potrò dichiarare di essere definitivamente soddisfatto solo quando, dopo lo «zero» dei primi quattro mesi, torneremo effettivamente a vedere i segnali di una qualche apertura. Naturalmente, questa passa anche attraverso i rapporti bilaterali, e ringrazio per aver espresso disponibilità rispetto ad un percorso che deve coinvolgere le parti tecniche (quindi la Commissione per le adozioni internazionali), ma anche il rapporto politico. Infatti, credo che alcuni problemi possano essere risolti proprio a questo livello.
Anch’io ringrazio la nostra ambasciata a Minsk e l’ambasciata bielorussa a Roma, perché rappresentano il tentativo di lasciare aperto un canale di dialogo, di rapporto e di confronto su queste tematiche. Credo che entrambe le ambasciate capiscano perfettamente quanto sia stabile ed importante il rapporto tra i due paesi, soprattutto tra le loro popolazioni.
È sicuramente importante il percorso di sussidiarietà da lei richiamato; non lo contesto, perché per principio non contesto le leggi degli altri paesi. Anzi, giudico un percorso positivo quello che porta un maggior numero di bambini bielorussi a trovare una risposta nell’ambito delle famiglie di quel paese.
Vorrei ricordare che nei percorsi di accoglienza in Italia e di rapporto con la comunità bielorussa non solo vengono ospitati minori, ma molte comunità locali hanno istituito una vera e propria «adozione di istituti», realizzando palestre e dando vita ad iniziative che hanno migliorato la qualità di vita nel paese di origine di questi bambini. Credo che anche questo aspetto vada sottolineato.
Infatti, nella mia interpellanza ho rimarcato quanto sarebbe importante – e d’altra parte lei ha ripreso questo punto nella sua risposta – che l’Italia aiutasse un paese che ha vissuto determinati problemi e difficoltà, generate principalmente dall’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl, con percorsi di aiuto e sostegno, affinché si trovino soluzioni in merito al problema dell’abbandono dei minori. Infatti, non dimentichiamo che il principio fondamentale della nostra azione deve essere quello della salvaguardia dei minori.
Ma, proprio perché vogliamo salvaguardare quei minori, e soprattutto i loro legami e i loro affetti che si sono creati in anni di ospitalità da parte delle famiglie italiane, riteniamo debba essere trovata una soluzione rispetto ai percorsi adottivi già avviati e a quelli in fase di realizzazione.
Concludo, a nome delle numerose famiglie che leggeranno il resoconto di questo dibattito nel sito della Camera, riportando il punto di vista di una coppia fra le tante, che mi ha scritto in questi giorni la seguente : «In questa sede» – scrive tale coppia – «non vogliamo giudicare la correttezza delle decisioni del Governo bielorusso e delle sue ragioni, né l’efficacia dell’operato delle istituzioni italiane.
Noi vogliamo solo far presente con forza che si sono create molte situazioni nelle quali vi sono bambini che vogliono essere adottati e famiglie che li vogliono adottare; che vi sono legami di affetto fortissimi tra questi bambini e le rispettive famiglie; che davanti a questo problema non si possono chiudere gli occhi e che alla situazione che si è creata si deve dare una risposta di umanità, nell’interesse, in primo luogo, dei bambini. Non possiamo credere che vi sia qualcuno, in Italia, in Bielorussia e in qualsiasi parte del mondo, che non capisca che le domande di adozione di questi bambini, che ci amano e che amiamo, non sono pratiche burocratiche, da gestire secondo vincoli o convenienze politiche. Dietro queste pratiche ci sono sentimenti, amore, lacrime, dolore, in qualche caso disperazione; ci sono cuori che si spezzano; per noi ogni partenza di bambini non è la fine di una vacanza, è la separazione dai nostri figli, e per loro è la separazione dai propri genitori».

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