Mercoledì cinque gennaio u. s. si e tenuto vicino via della Lungara in una sala parrocchiale un incontro di alcune persone disabili per parlare del principio di autonomia. All’assemblea erano presenti molti non vedenti, persone in carrozzina e genitori di ragazzi con disabilità mentale ed inoltre erano stati invitati psicologi ed educatori per lavorare insieme sulla prospettiva soggettiva d’indipendenza per i portatori di handicap. L’argomento per quanto filosofeggiante mi ha incuriosito molto e viste le pressioni di alcuni amici sono andata a sentire. "Autonomia è la possibilità che io giri da solo per la città sosteneva un non vedente, un altro in carrozzina aggiungeva "che qualcuno mi alzi dal letto la mattina e mi permetta di uscire", la mamma di Franco un ragazzo gravemente autistico timidamente diceva "la possibilità che il mio ragazzo possa essere assistito ed integrato nella scuola e nel tempo libero" e così ognuno poneva la sua senza tenere un filo conduttore fin quando un operatore sociale ha chiesto la sua "autonomia" per dire anche lui cosa pensava. Daniele sono quindici anni che fa l’assistente ai ragazzi con handicap, ha trentacinque anni, ed ha un fratello con un grave ritardo psichico, "la mia vita non è autonoma perché voi disabili mi responsabilizzate della vostra non autonomia, sono stanco di tollerare lamentele e astio verso chi non ha un handicap, non è colpa dei normodotati così come non è colpa vostra di essere o non essere sani, non volete pietà ne carità però quando vi si tratta alla pari vi rifugiate nell’alibi dell’handicap. L’autonomia cari miei è accettare i propri limiti prima di tutto e cercare pari opportunità per coesistere con chi vive nella nostra comunità sociale" asseriva l’uomo con grande determinazione e con il volto teso dalla fatica di quanto gli era costato farsi carico di quelle parole.
Il silenzio per qualche minuto scese nella sala, poi un uomo anziano che aveva superato i settanta da un po’ con una folta chioma di capelli bianchi agitò la mano e urlò "ah bello! Se sei stanco degli handicappati non li frequentare, tu puoi scegliere la tua autonomia, questa è la differenza, mio figlio non può decidere neanche di andare al bagno quando ne ha bisogno se non arriva qualcuno ad aiutarlo, tu parli bene, hai ragione probabilmente la disabilità ci offusca la verità nel quotidiano ma nessuno ti prega, stai con i giovani forti come te e vedrai che nessuno ti darà più fastidio". "Troppo facile" risponde Daniele "io sono il tuo mondo e come tanti altri ci devi fare i conti con quello che penso, perché il problema che tuo figlio non può andare al bagno deve essere anche il mio perché io non posso sottrarmi dal vivere insieme agli altri il mio limite è il rispetto". Daniele aveva raccolto consenso, infatti un applauso caloroso e lunghissimo lo sostenne e chi batteva le mani erano proprio i disabili. "Bisogna giocare a carte scoperte per raggiungere l’autonomia" questo lo penso io e asserisco inoltre che le Amministrazioni Pubbliche devono garantire servizi ma i disabili e le loro famiglie devono aprirsi alla comunità con disponibilità e mentalmente con onestà , i deficit personali non sono responsabilità del mondo esterno, la mal curanza degli altri e l’inciviltà deve essere educata ma per me autonomia è che ognuno possa essere se stesso dritto o storto che sia.